Iniezione intracitoplasmatica: i fattori che influiscono sulla probabilità di successo

Iniezione intracitoplasmatica: quali sono i fattori che più influiscono sulla probabilità di successo e perché?

La ICSI, microiniezione o iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, consiste nell’inserimento di un singolo spermatozoo direttamente nel citoplasma dell’ovocita. L’Iniezione intracitoplasmatica è la tecnica di scelta in alcune specifiche condizioni di sterilità maschile, per le quali è richiesto l’impiego di spermatozoi eiaculati, epididimari, testicolari, proprio perché consente di ottenere un embrione anche da un solo spermatozoo vitale. L’applicazione della ICSI è stata comunque ampliata anche alle pazienti che sono state già sottoposte ad altri cicli di FIVET (Fecondazione In Vitro – Embryo Transfer), con fecondazione scarsa o assente, con ridotto numero di ovociti disponibili; inoltre l’iniezione intracitoplasmatica è di scelta quando si utilizzano ovociti o liquido seminale crioconservati. Due fattori soprattutto condizionano le probabilità di successo della ICSI: la causa dell’infertilità e l’età dell’aspirante madre. Più il problema che sottende all’infertilità è complesso e più l’età della donna è avanzata, meno probabilità di successo può avere il trattamento. Nel caso degli uomini l’età invece non è così decisiva, anche se le probabilità di successo sono superiori negli uomini più giovani. Altro elemento centrale è la qualità dell’embrione: a sua volta, questo dipende dalla qualità dell’ovocita e, in misura inferiore, da quello dello spermatozoo. Ricordo infine che la qualità ovocitaria è strettamente dipendente sia dall’appropriatezza del protocollo di stimolazione follicolare multipla sia dall’età della paziente.

Dott. Maurizio Cignitti

 

 

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