Giorno: 19 Febbraio 2013

Una coppia che si scopre non fertile arriva a contattare i centri specializzati nella procreazione medicalmente assistita (PMA) in tempi più rapidi se ha una buona conoscenza delle cause di infertilità e se la loro domanda passa attraverso il settore pubblico. (1)
Questo è quanto dimostrerebbe uno studio italiano, guidato dal Dott. Massimo Costa, direttore del Centro Medicina della Riproduzione presso l’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova. Lo studio è in collaborazione con l’Ospedale Policlinico di Milano e l’Ospedale Moscati di Avellino ed è finanziato dall’azienda farmaceutica Ferring, da sempre molto attiva nel campo della ricerca in questo settore.

Il LAVORO, pubblicato sulla rivista internazionale European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology, ha ripercorso la storia e le tappe mediche di coppie che si sono affidate a undici centri nazionali di secondo livello per la cura dell’infertilità. Lo studio è stato condotto sotto la supervisione dell’Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), società scientifica italiana che rappresenta più di 5.000 ginecologi.(1)

Infertilità e PMA

Secondo l’O.M.S.(Organizzazione Mondiale della Sanità) l’infertilità in Italia colpisce il 15/20% delle coppie. Dopo 1-2 anni di tentativi nella ricerca naturale di un figlio, la coppia si rivolge al proprio medico o al ginecologo per un primo consulto, per poi essere indirizzata verso centri specializzati nella fecondazione assistita.

Questi centri PMA, pubblici o privati, si differenziano in primo, secondo o terzo livello a seconda di quanto siano sofisticate le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) che vengono utilizzate.
Il fattore tempo influisce molto sulle probabilità di concepimento, soprattutto se è riferito all’età della donna che si sottopone ad una procedura di PMA.
In Italia si effettuano circa 48 mila cicli di Procreazione Medicalmente Assistita ogni anno, e di questi il 70% è effettuato su donne di 35 o più anni di età, mentre la frequenza all’interno della stessa fascia di età scende al 50% nel resto d’Europa.

Per questo risulta determinante il tempo trascorso tra la realizzazione da parte della coppia di avere un problema di infertilità e il momento in cui si sottopone ad una Procreazione Medicalmente Assistita. Ci sono dei fattori che influenzano la scelta della coppia di affidarsi ad un centro di secondo livello per la fertilità?

L’indagine clinica

Il Dott. Costa e colleghi hanno provato a dare una loro risposta ripercorrendo l’iter di 406 coppie dalla scoperta della possibile infertilità, alla prima consultazione del medico fino al ricovero presso 11 centri italiani di secondo livello per l’infertilità considerati nello studio che è durato 15 mesi.

Ciascuna coppia ha compilato un questionario con l’aiuto di un medico, per raccogliere informazioni generali (età, occupazione, educazione), la storia ginecologica e le sospette cause di infertilità (femminile, maschile, di coppia o sconosciuta).

Nello studio sono stati presi in considerazione anche la data di inizio della ricerca di una gravidanza e del primo incontro con il medico per sospetta infertilità, informazioni sul titolo professionale del medico consultato, la tipologia dei test diagnostici prescritti, la frequenza dei rapporti intimi e i possibili metodi adottati dalla coppia per aumentare la probabilità di concepimento, nonché i possibili ricorsi preesistenti ad uno dei trattamenti per l’infertilità.(1)

Il livello culturale e il tempo di richiesta d’aiuto

Le coppie hanno atteso una media di 13 mesi di rapporti non protetti prima di pensare ad un problema di infertilità e richiedere un consulto medico, oscillando tra un massimo di 30 mesi per le coppie con un basso profilo scolastico e 21 mesi per le coppie con un livello culturale elevato. Gli esami prescritti hanno coperto tutte le possibili cause di infertilità femminile.

Tuttavia, più del 50% dei partner maschili non è stato sottoposto ad un esame spermatico accurato. Questo suggerisce che quando un medico sospetta che l’infertilità di coppia abbia una base prevalentemente femminile, non tiene conto del possibile coesistenza di un fattore maschile.

Da qui, il contatto successivo in un centro di secondo livello si è verificato in media dopo 9,5 mesi. I tempi risultavano più rapidi per le coppie con un livello culturale elevato, o che avessero già subito un aborto indotto, e seguite da ginecologi impiegati in centri pubblici di primo livello per la fertilità.(1)

Sembra, quindi, che conoscere le cause di infertilità ed essere seguiti da una figura medica pubblica siano due fattori predittivi sul tempo che una coppia attende prima di affidarsi a un centro di secondo livello per la Procreazione Medicalmente Assistita. Questi due aspetti potrebbero essere i punti su cui agire per rendere più efficiente l’aspetto diagnostico e terapeutico.

“Dobbiamo sottolineare e diffondere le informazioni che un anno è sufficiente a definire il rischio di un problema di infertilità e per iniziare un iter diagnostico, per avvisare le coppie meno informate”, dichiara il Dottor Costa, il quale sottolinea l’importanza di una buona conoscenza dei problemi legati all’età della donna che dovrebbero spingere sia i medici che le coppie assistite verso una maggiore rapidità con cui vengono completati gli esami a scopo diagnostico.

“Bisogna chiarire che l’infertilità è un sintomo di molti e diversi disturbi maschili e femminili: questo è particolarmente importante per i pazienti che hanno un basso livello culturale, che possono avere un atteggiamento fatalista nei confronti del problema”, conclude l’autore dello studio.(1)

Referenza:
1. Costa M, et al. Timing, characteristics and determinants of infertility diagnostic work up before admission to eleven second-level assisted reproductive techniques (ART) centres in Italy. Eur J Obstet Gynecol (2012), Resolve a DOI 10.1016/j.ejogrb.2012.10.022