Mese: Settembre 2014

Da oggi accedere ai trattamenti di fecondazione assistita costerà all’incirca 500 euro in tutte le regioni italiane.

La “tariffa unica” è stata finalmente concordata ieri durante la riunione degli assessori regionali presieduta dal coordinatore Luca Coletto e mette fine alla disparità di trattamento economico e di concreta usufruibilità dell’esercizio del diritto procreativo. Le variazioni tariffarie tra le regioni saranno contenute, minime ed irrisorie, dipendenti da leggere variazioni correlate al ticket.
Unica eccezione: la regione Lombardia. Fintantoché la fecondazione assistita non sarà inserita dal Governo nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), le coppie infertili in Lombardia dovranno pagarsi l’accesso alle cure e ai trattamenti di primo e secondo livello, il cui prezzo varierà tra i 1500 e i 4000 euro. Questa somma dovrà essere sborsata anche se le coppie decideranno di rivolgersi a centri di procreazione medicalmente assistita di altre regioni.

Il DPCM sui livelli essenziali di assistenza dovrebbe essere rivisto prima della fine dell’anno come indicato dal Patto per la Salute 2014-2016; solo allora anche le coppie in Lombardia potranno accedere alla fecondazione pagando lo stesso ticket previsto nel resto d’Italia. L’assessore all’economia della regione Lombardia Massimo Garavaglia auspica che il Governo intervenga sulla materia urgentemente al fine di evitare il proseguo delle disparità.

Di seguito riportiamo il testo ufficiale adottato alla conferenza delle regioni e delle province autonome il 25 settembre.

Da 8 anni la sanità nella regione Lazio è stata commissariata. Nonostante queste gravi difficoltà, la giunta Zingaretti ha approvato il 17 settembre le linee guida per la fecondazione eterologa che saranno operative sia nel settore pubblico che in quello privato. Le coppie desiderose di compiere la fecondazione eterologa potranno recarsi presso le strutture accreditate, circa 21 (per ora sono il Sant’Anna e a breve lo saranno anche il Pertini e il San Filippo Neri, il San Camillo, Santa Maria Goretti di Latina e Policlinico Umberto I).

Il Policlinico Gemelli, legato all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha dichiarato di voler praticare solo la fecondazione omologa intrauterina. Le motivazioni si possono individuare nella dichiarazione del direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica, Antonio Spagnolo “La fecondazione eterologa a causa dell’anonimato va contro il diritto del nascituro a conoscere i propri genitori biologici. E dalla prospettiva della coppia la genitorialità risulta frammentata perché il bambino non nasce come frutto dell’amore tra due persone ma perché un gruppo di medici riceve dei gameti e li mette insieme”.

Il commissario per i centri PMA, Corrado Melega, nominato dopo lo scandalo dello scambio di embrioni all’ospedale Sandro Pertini di Roma, ha dichiarato che entro la fine del 2014 le strutture autorizzate a procedere con la fecondazione eterologa saranno 21.

Il costo del servizio si aggirerà intorno ai 1800 euro per la fecondazione omologa mentre probabilmente questo sarà solo il prezzo di partenza per compiere la fecondazione eterologa.

Sorprende la differenza di usufruibilità nelle prestazioni e nei servizi e il conseguente caos tariffario: in Emilia Romagna la fecondazione intrauterina è gratuita, in Veneto intorno ai 200 euro, in Toscana il ticket si aggira intono ai 600 euro, in Lombardia ai 3000 euro e nel Lazio il costo sarà comunque superiore ai 1800 euro.

Desidero tanto diventare madre ma ho un grande problema: sono portatrice di una malattia genetica, la fibrosi cistica, che potrei trasmettere a mio figlio. Certe volte penso a “lui” nelle mie condizioni e mi chiedo se mai sarebbe felice di condurre un’esistenza come la mia.

Dovrebbe imparare a convivere con la mia malattia, accettarne le limitazioni e sottoporsi a cure e trattamenti per tutta la durata della sua vita, che non sarebbe poi così lunga. Sarebbe costellata di medicine e persone in camice bianco, che consiglierebbero, che raccomanderebbero, che indirizzerebbero. Dovrebbe poi abituarsi a cercare tra gli innumerevoli sguardi di falso pietismo e misto compatimento, quelli rari ma lucenti della vera amicizia.

Potrebbe essere felice, però, come lo sono stata io fino ad ora. Ed anche fortunato, se incontrasse un tesoro di persona con cui vivere la propria vita, come è successo a me, quando ho conosciuto mio marito.

Ma io, senza tutto l’aiuto che ricevo ogni giorno, potrei mai crescere un figlio? E un figlio con i miei stessi problemi? Vorrei tanto avere un figlio sano, e per me crescerlo, credo, sarebbe già un’impresa titanica, una sfida.

Quando ne parlo con mio marito, lui si fa pensieroso e mi dice che non desidera altro nella vita se non diventare padre e potersi dedicare alla crescita di un figlio. Mi ha detto però che non si sente di correre ed accettare il rischio di procreare un figlio che potrebbe essere non sano, come del resto credo si augurino tutte le coppie del mondo. Mio marito sostiene che, laddove noi tentassimo la sorte, e poi scoprissimo, dopo aver eseguito esami come la villocentesi o l’amniocentesi, la presenza di malattie genetiche nel feto, dovremmo interrompere la gravidanza al più tardi entro la 16° settimana commettendo il cosiddetto aborto terapeutico.

Dopo lunghe riflessioni, attualmente mio marito ed io stiamo pensando di procreare tramite la fecondazione assistita e fare una diagnosi  preimpianto dell’embrione generato in vitro per identificare la presenza di malattie genetiche e di alterazioni cromosomiche. Questo ci consentirebbe di evitare di compiere un dolorosissimo aborto al terzo mese di gravidanza e di vivere con ansia e terrore i primi mesi in attesa di un verdetto fatidico.

Sappiamo quanto l’endometriosi sia tra le principali malattie femminili che causano infertilità. Circa il 30-40% delle donne affette da questa patologia è sterile e spesso arriva alla diagnosi definitiva quando cerca di rimanere incinta. Per dare alcuni dati sulla situazione italiana e le prospettive di cura, il numero di diagnosi supera i 3 milioni e l’intervallo di tempo medio che intercorre dalla prima comparsa dei sintomi all’attestazione clinica della malattia, supera i 10 anni.

Altamente sottovalutato dal pubblico femminile, il problema di salute ha un grado di diffusione sempre maggiore per via di un atteggiamento che deriva dalla sottovalutazione, da parte delle donne, del danno che deriva dall’avere uno stile di vita altamente stressante o dall’essere esposte a numerosi inquinanti (forte è la correlazione con il Bisfenolo A, presente in molte materie plastiche), al fumo e alle radiazioni.

I controlli preventivi per la salute di una donna sono portati avanti, in media, dopo i 40 anni e comprendono lo screening al collo dell’utero, la mammografia per il tumore al seno, il pap test. Tenendo presente l’età d’incidenza più bassa del disturbo in questione i suddetti screening dovrebbero essere anticipati nelle donne di età inferiore poiché hanno un carico ormonale maggiore rispetto a quelle adulte, condizione che le pone più a rischio di essere colpite dalla malattia.

Partendo dalle considerazioni fatte sta prendendo corpo una forte esigenza d’informazione volta a farne conoscere cause e risvolti al pubblico, ma anche a livello della comunità medica affinché il confronto sulle terapie e gli approcci chirurgici rimanga alto. A questo proposito ci teniamo a segnalare due esempi, uno per categoria, che riteniamo importanti.

Il primo è la riprogrammazione in televisione di uno spot sull’endometriosi che vede come testimonial Nancy Brilli. Realizzato nel 2011 per volontà della Fondazione Italiana Endometriosi (FIE), dimostra il notevole impegno dell’associazione facendo parte di un percorso di sensibilizzazione presente sul sito web del Ministero della Salute.
La campagna citata si inserisce in un impegno da parte della FIE molto più ampio che va dal sostegno alla ricerca scientifica verso nuovi percorsi di prevenzione, diagnosi e cura della patologia. Insieme all’ ONLUS a essa assimilata, l’Associazione Italiana Endometriosi (AIE), ha dato vita a due importanti realtà:

il Centro Italiano di Endometriosi dove si procede alla diagnosi approfondita delle patologie ginecologiche, al trattamento del dolore pelvico e alla ricerca traslazionale che riguarda l’endometriosi (da applicarsi a livello del Centro di Fecondazione),

il Centro di Fecondazione che si occupa in modo specifico di ripristinare la fertilità e di elaborare nuovi protocolli di fecondazione assistita dedicati alle pazienti con endometriosi (Procreazione Naturalmente Assistita o PNA).

Il secondo, invece, è un esempio di evento (nella cui promozione e realizzazione è presente ancora una volta l’AIE) che ha visto la partecipazione delle migliori professionalità mediche del settore. Intitolato “Nuove proposte terapeutiche mediche e chirurgiche sul dolore nella donna”, è stato caratterizzato dalla presa di conoscenza di quanto sia cruciale approcciare la patologia come una malattia cronica e di complessa gestione. L’endometriosi è una malattia che, spesso, necessita di una attenzione bilanciata verso il versante fisico così come verso quello emotivo e psicologico.

All’incontro hanno partecipato specialisti, biologi, psicologi, paramedici e volontari dell’associazione ribadendo l’esigenza di predisporre un’equipe multidisciplinare di specialisti, capaci di individuare il distinguo tra l’aspetto biologico e quello psico-sociale della patologia. La parte di sofferenza nascosta che trova origine nella grande capacità di sopportazione della donna, risulta, però, sconosciuta ai più.

Non esistendo una vera e propria cura, è prioritario dare sollievo alle donne la cui realtà quotidiana è fatta di dolori spesso così forti da impedirle di svolgere le normali attività di studio, lavoro e relazioni sociali. Occasioni d’incontro e sostegno reciproco tra donne affette da endometriosi o eventi come quelli organizzati dall’AIE, risultano preziosi per la raccolta e diffusione di informazioni e la creazione di una comunità di persone in grado di diffonderle all’esterno.

Uno dei cambiamenti di prospettiva più positivi nell’approccio clinico è la volontà della medicina di orientarsi verso l’uso di meno chirurgia e l’impiego farmacologico d’integratori che arrivi a una cura sempre più personalizzata.

I principali accorgimenti in questo senso sono:

  • limitare l’uso di pillole anticoncezionali che rilasciano degli ormoni che spesso favoriscono patologie come l’endometriosi;
  • seguire una dieta specifica che aiuti la digestione e il buon funzionamento dell’intestino (l’aumento di fibre nella dieta determina una riduzione degli estrogeni circolanti nel sangue, con un minore impatto sui tessuti estrogeno dipendenti). Scegliere quindi tra le varianti come frumento o riso integrale, frutta e vegetali e legumi;
  • assumere alimenti ricchi in Omega 3 (tonno, pesce azzurro, olio di oliva, oli vegetali e noci) utili a ridurre il livello d’infiammazione addominale determinato dall’endometriosi;
  • ridurre l’apporto di latte e derivati che alimentano i processi infiammativi delle muscose gastro-intestinali, di caffeina e cioccolato, nonché di tutti i prodotti di soia (poiché contengono fito-estrogeni).

Fecondazione Eterologa: ieri gli assessori alla salute delle regioni italiane si sono incontrati  per discutere di fecondazione eterologa e pattuire delle linee guida per l’introduzione di tale tecnica di procreazione medicalmente assistita.

Gli assessori hanno concordato un documento che è stato oggi  approvato all’unanimità dalla Conferenza dei governatori delle regioni.

I contenuti dell’accordo sostanzialmente riguardano:

Gratuità e omogeneità di costo del servizio. La fecondazione eterologa sarà coperta dal Servizio Sanitario Nazionale e quindi gratuita e prevista nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) , salvo il pagamento del ticket . Il servizio avrà lo stesso costo in tutti i centri pubblici di procreazione medicalmente assistita, ed ogni coppia potrà liberamente scegliere dove eseguire il trattamento senza subire costi extra pur se proviene da un’altra regione.

Età massima della donna che si sottopone alla fecondazione eterologa. La fecondazione eterologa sarà gratuita per la donna in età fertile.

Compatibilità tra donatori e coppia ricevente. Il centro dovrà garantire la compatibilità tra le caratteristiche fenotipiche del donatore con quelle della coppia ricevente e questa “scelta” sarà determinata dai medici del centro (colore della pelle, colore degli occhi e dei capelli, gruppo sanguigno)

Gratuità della donazione e limite massimo di donazioni. La donazione dei gameti operata dai donatori sarà gratuita e non possono essere previsti emolumenti economici se non i normali rimborsi di spese già previsti per i donatori di sangue o di midollo osseo. I donatori di gameti potranno al massimo compiere 10 donazioni.

Test infettivologici al donatore. Il donatore di gameti che sceglie di donare, sia uomo che donna, per motivi di sicurezza sanitaria, dovrà sottoporsi a dei test infettivologici e genetici.

Età minima e massima del donatore. Il donatore di gameti, se uomo dovrà avere un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, se donna tra i 20 e i 35 anni.

Anonimato del donatore. I dati relativi al donatore sono anonimi e possono essere rilevati solo per questioni di salute e sicurezza.

Diritto del figlio a conoscere il donatore. I figli nati grazie all’eterologa, potranno conoscere l’identità dei loro padri o madri biologici quando compiranno i 25 anni di età e solo se i donatori avranno dato il consenso a tal fine. Su questo punto gli assessori hanno voluto ispirarsi alla legge 2001 che regola le adozioni.

Istituzione di registri regionali. In attesa dell’emanazione di una legge nazionale che contempli l’istituzione di un registro delle donazioni a livello nazionale, le regioni hanno deciso di istituire dei registri regionali.

Critiche all’accordo
Da più fronti arrivano critiche verso l’accordo appena raggiunto: la Chiesa, rappresentata dal Monsignore Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, afferma che la fecondazione eterologa comporti una selezione dei gameti e che quindi apra le porte verso l’eugenetica, escludendo figli con portatori di possibili malattie. Galantino ritiene che le motivazioni che portino una coppia ad optare per la fecondazione eterologa siano le stesse di quelle della coppia che adotta, mentre da più parti della società civile, è stato dichiarato negli ultimi giorni che la fecondazione eterologa sia un progetto riproduttivo di genitorialità, mentre l’adozione sarebbe un progetto di genitorialità a finalità assistenziali e solidarisitche.
Galantino afferma che ridurre l’adozione ad un puro “atto di solidarietà verso un bimbo abbandonato” non sia corretto e soprattutto non rifletta le intenzioni e le aspirazioni delle coppie adottive.

Il ministro Lorenzin, sostenuta da altri parlamentari, richiede la discussione del tema in parlamento, convinta della necessità di una legge nazionale sulla fecondazione eterologa che preveda e regoli anche l’istituzione del registro nazionale.

La fecondazione eterologa è possibile in 6 regioni italiane. Dopo che il governo ha deciso di rinviare il dibattito sulla fecondazione eterologa in parlamento, arenatosi immediatamente sul divieto di scegliere le caratteristiche fenotipiche dei donatori, la Toscana, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Liguria, l’Umbria e Veneto hanno deciso di renderla praticabile per le coppie che da anni desiderano coronare il sogno di avere un figlio.

Le regioni, allarmate dal fatto che il dibattito in parlamento potrebbe dilungarsi per mesi, se non per anni, hanno deciso di emanare provvedimenti e misure al fine di rendere praticabile e possibile da subito la fecondazione eterologa, seguendo il comportamento messo in essere dalla regione Toscana con la delibera del 28 agosto.

Tuttavia, le regioni, consapevoli della necessità e dell’urgenza di misure e provvedimenti di carattere nazionale che regolino la materia, hanno promosso per il 3 settembre la riunione degli assessori regionali alla sanità per cercare di elaborare un testo comune di linee guida sugli aspetti etici della fecondazione eterologa, mentre il 4 settembre si terrà la riunione della conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome che mira ad adottare misure e linee guida comuni.