Giorno: 9 Settembre 2014

Sappiamo quanto l’endometriosi sia tra le principali malattie femminili che causano infertilità. Circa il 30-40% delle donne affette da questa patologia è sterile e spesso arriva alla diagnosi definitiva quando cerca di rimanere incinta. Per dare alcuni dati sulla situazione italiana e le prospettive di cura, il numero di diagnosi supera i 3 milioni e l’intervallo di tempo medio che intercorre dalla prima comparsa dei sintomi all’attestazione clinica della malattia, supera i 10 anni.

Altamente sottovalutato dal pubblico femminile, il problema di salute ha un grado di diffusione sempre maggiore per via di un atteggiamento che deriva dalla sottovalutazione, da parte delle donne, del danno che deriva dall’avere uno stile di vita altamente stressante o dall’essere esposte a numerosi inquinanti (forte è la correlazione con il Bisfenolo A, presente in molte materie plastiche), al fumo e alle radiazioni.

I controlli preventivi per la salute di una donna sono portati avanti, in media, dopo i 40 anni e comprendono lo screening al collo dell’utero, la mammografia per il tumore al seno, il pap test. Tenendo presente l’età d’incidenza più bassa del disturbo in questione i suddetti screening dovrebbero essere anticipati nelle donne di età inferiore poiché hanno un carico ormonale maggiore rispetto a quelle adulte, condizione che le pone più a rischio di essere colpite dalla malattia.

Partendo dalle considerazioni fatte sta prendendo corpo una forte esigenza d’informazione volta a farne conoscere cause e risvolti al pubblico, ma anche a livello della comunità medica affinché il confronto sulle terapie e gli approcci chirurgici rimanga alto. A questo proposito ci teniamo a segnalare due esempi, uno per categoria, che riteniamo importanti.

Il primo è la riprogrammazione in televisione di uno spot sull’endometriosi che vede come testimonial Nancy Brilli. Realizzato nel 2011 per volontà della Fondazione Italiana Endometriosi (FIE), dimostra il notevole impegno dell’associazione facendo parte di un percorso di sensibilizzazione presente sul sito web del Ministero della Salute.
La campagna citata si inserisce in un impegno da parte della FIE molto più ampio che va dal sostegno alla ricerca scientifica verso nuovi percorsi di prevenzione, diagnosi e cura della patologia. Insieme all’ ONLUS a essa assimilata, l’Associazione Italiana Endometriosi (AIE), ha dato vita a due importanti realtà:

il Centro Italiano di Endometriosi dove si procede alla diagnosi approfondita delle patologie ginecologiche, al trattamento del dolore pelvico e alla ricerca traslazionale che riguarda l’endometriosi (da applicarsi a livello del Centro di Fecondazione),

il Centro di Fecondazione che si occupa in modo specifico di ripristinare la fertilità e di elaborare nuovi protocolli di fecondazione assistita dedicati alle pazienti con endometriosi (Procreazione Naturalmente Assistita o PNA).

Il secondo, invece, è un esempio di evento (nella cui promozione e realizzazione è presente ancora una volta l’AIE) che ha visto la partecipazione delle migliori professionalità mediche del settore. Intitolato “Nuove proposte terapeutiche mediche e chirurgiche sul dolore nella donna”, è stato caratterizzato dalla presa di conoscenza di quanto sia cruciale approcciare la patologia come una malattia cronica e di complessa gestione. L’endometriosi è una malattia che, spesso, necessita di una attenzione bilanciata verso il versante fisico così come verso quello emotivo e psicologico.

All’incontro hanno partecipato specialisti, biologi, psicologi, paramedici e volontari dell’associazione ribadendo l’esigenza di predisporre un’equipe multidisciplinare di specialisti, capaci di individuare il distinguo tra l’aspetto biologico e quello psico-sociale della patologia. La parte di sofferenza nascosta che trova origine nella grande capacità di sopportazione della donna, risulta, però, sconosciuta ai più.

Non esistendo una vera e propria cura, è prioritario dare sollievo alle donne la cui realtà quotidiana è fatta di dolori spesso così forti da impedirle di svolgere le normali attività di studio, lavoro e relazioni sociali. Occasioni d’incontro e sostegno reciproco tra donne affette da endometriosi o eventi come quelli organizzati dall’AIE, risultano preziosi per la raccolta e diffusione di informazioni e la creazione di una comunità di persone in grado di diffonderle all’esterno.

Uno dei cambiamenti di prospettiva più positivi nell’approccio clinico è la volontà della medicina di orientarsi verso l’uso di meno chirurgia e l’impiego farmacologico d’integratori che arrivi a una cura sempre più personalizzata.

I principali accorgimenti in questo senso sono:

  • limitare l’uso di pillole anticoncezionali che rilasciano degli ormoni che spesso favoriscono patologie come l’endometriosi;
  • seguire una dieta specifica che aiuti la digestione e il buon funzionamento dell’intestino (l’aumento di fibre nella dieta determina una riduzione degli estrogeni circolanti nel sangue, con un minore impatto sui tessuti estrogeno dipendenti). Scegliere quindi tra le varianti come frumento o riso integrale, frutta e vegetali e legumi;
  • assumere alimenti ricchi in Omega 3 (tonno, pesce azzurro, olio di oliva, oli vegetali e noci) utili a ridurre il livello d’infiammazione addominale determinato dall’endometriosi;
  • ridurre l’apporto di latte e derivati che alimentano i processi infiammativi delle muscose gastro-intestinali, di caffeina e cioccolato, nonché di tutti i prodotti di soia (poiché contengono fito-estrogeni).