Mese: Febbraio 2015

La diagnosi pre-impianto è una procedura che permette di identificare la presenza di malattie ereditarie in fasi molto precoci dello sviluppo, 5 o 6 giorni dopo la fecondazione.

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Quali sono i fattori di insuccesso della PMA?

 

tra i fattori di insuccesso della PMA troviamo:

  • l’abuso di sostanze stupefacenti e/o di alcol
  • il tabagismo
  • l’inquinamento
  • l’eccesso ponderale (BMI)
  • la presenza di patologie preesisistenti
  • la presenza di malattie genetiche

Tutti questi fattori determinano non poco la probabilità di un insuccesso della PMA e vanno ben valutati. Vediamoli uno per uno.

Età della paziente: fino ai 35 anni, la possibilità di gravidanza è del 30 % circa; scende al 15-20 % tra i 35 e i 39 anni mentre, a 40 anni, si abbassa bruscamente al 5-7% e diminuisce gradualmente nelle età successive.

Tabagismo: il tasso di infertilità delle fumatrici è maggiore, la fecondità è ridotta i tempi di concepimento più lunghi. Il fumo danneggia le ovaie in modo direttamente proporzionale al numero di sigarette fumate e alla durata della dipendenza: gli effetti negativi sulla fertilità si manifestano a iniziare da 10 sigarette al giorno. Anche la qualità del liquido spermatico risente del fumo di sigaretta sia in termini di quantità di spermatozoi sia se ci riferiamo alla morfologia e alla motilità degli stessi.

Eccesso ponderale: nelle donne obese la frequenza di amenorrea e di infertilità è più elevata rispetto alle normopeso. Nel Nurses’ Health Study (storica ricerca prospettica condotta negli Stati Uniti su oltre 80 mila infermiere seguite per vent’anni) le donne con BMI >30 (Body Mass Index, si ottiene dividendo il peso in kg per l’altezza, espressa in metri al quadrato) mostravano un rischio 2,7 volte superiore di infertilità, rispetto alle normopeso (normopeso = BMI 18,5-24,9). Inoltre, nelle donne obese, il trattamento dell’infertilità ha minor successo, con tassi di gravidanza inferiori e maggior rischio di patologia abortiva. Ma anche negli uomini obesi il tasso di infertilità cresce: vi sono, infatti, numerosi studi che avvalorano la correlazione tra l’obesità e l’infertilità maschile, specie se l’obesità è associata alla presenza di patologie quali il diabete, l’ipertensione e la dislipidemia.

Abuso di alcol: anche questo fattore pregiudica la fertilità in entrambi i sessi, in quanto compromette la funzionalità delle ghiandole che regolano la produzione di ormoni sessuali, causando l’inevitabile contrazione della fertilità di coppia.

Inquinamento: abbiamo dovuto riscontrare che la qualità media del liquido seminale è peggiorata di decennio in decennio. Sicuramente il fattore inquinamento ambientale ne è la causa principale. Infatti, quotidianamente entriamo in contatto con numerose sostanze chimiche presenti nell’aria, nell’ambiente di vita e di lavoro, che costituiscono un rischio per la nostra salute, esercitando un effetto dannoso su vari organi ed apparati compreso ovviamente quello riproduttivo.

Dott. Maurizio Cignitti

Iniezione intracitoplasmatica: quali sono i fattori che più influiscono sulla probabilità di successo e perché?

La ICSI, microiniezione o iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, consiste nell’inserimento di un singolo spermatozoo direttamente nel citoplasma dell’ovocita. L’Iniezione intracitoplasmatica è la tecnica di scelta in alcune specifiche condizioni di sterilità maschile, per le quali è richiesto l’impiego di spermatozoi eiaculati, epididimari, testicolari, proprio perché consente di ottenere un embrione anche da un solo spermatozoo vitale. L’applicazione della ICSI è stata comunque ampliata anche alle pazienti che sono state già sottoposte ad altri cicli di FIVET (Fecondazione In Vitro – Embryo Transfer), con fecondazione scarsa o assente, con ridotto numero di ovociti disponibili; inoltre l’iniezione intracitoplasmatica è di scelta quando si utilizzano ovociti o liquido seminale crioconservati. Due fattori soprattutto condizionano le probabilità di successo della ICSI: la causa dell’infertilità e l’età dell’aspirante madre. Più il problema che sottende all’infertilità è complesso e più l’età della donna è avanzata, meno probabilità di successo può avere il trattamento. Nel caso degli uomini l’età invece non è così decisiva, anche se le probabilità di successo sono superiori negli uomini più giovani. Altro elemento centrale è la qualità dell’embrione: a sua volta, questo dipende dalla qualità dell’ovocita e, in misura inferiore, da quello dello spermatozoo. Ricordo infine che la qualità ovocitaria è strettamente dipendente sia dall’appropriatezza del protocollo di stimolazione follicolare multipla sia dall’età della paziente.

Dott. Maurizio Cignitti

 

 

Esistono differenze in termini di outcome tra cicli a fresco e cicli da scongelamento (ovociti/embrioni) ?

Valutando i dati della letteratura, non emergono differenze significative tra cicli a fresco e cicli da scongelamento di ovociti/embrioni nei tassi di gravidanza.

I vantaggi del congelamento embrionario sono però più di uno:

  1. aumenta il tasso di gravidanza senza dover ripetere successive stimolazioni ovariche (tasso cumulativo di gravidanza)
  2. diminuisce il rischio di gravidanza plurima, consentendo di trasferire non più di due embrioni
  3. riduce il rischio di iperstimolazione ovarica.

Crioconservando tutti gli embrioni, nei casi di ovaie iperstimolate, è dunque possibile procedere al transfer embrionario nei cicli successivi, senza ridurre la probabilità in termini di gravidanza. In Italia, con l’avvento della legge 40/2004 e quindi con il divieto di crioconservazione embrionaria, i centri italiani più qualificati sono stati “costretti” a mettere a punto metodiche di crioconservazione ovocitaria, che potessero garantire soddisfacenti tassi di gravidanza.

Questo massiccio lavoro di adeguamento ha posto il nostro Paese all’avanguardia nella crioconservazione ovocitaria, con tassi di gravidanza sempre migliori, ma che non raggiungono comunque quelli ottenibili con la crioconservazione embrionaria né, ovviamente, quelli a fresco. Dal 2009 però, con la modifica della Legge 40 da parte della Corte Costituzionale, la crioconservazione embrionaria è stata riammessa e si sta tornando gradualmente a crioconservare embrioni rispetto agli ovociti: i dati emergono dal Registro Nazionale della PMA, dell’Istituto Superiore di Sanità.

Dott. Maurizio Cignitti