Mese: Settembre 2015

Il Centro PMA di Cortona (Toscana) si propone come modello nazionale di PMA pubblica ed efficiente, con una Banca del seme e degli ovociti e un servizio di diagnosi preimpianto

La Toscana rispetta i tempi e procede spedita per affermarsi come Regione modello per una PMA pubblica ed efficiente in Italia. Portabandiera regionale resta quello proposto nel giugno scorso, vale a dire il Centro PMA di Cortona. È a Cortona che, a dicembre, si terrà un grande Convegno nazionale sulla PMA, che approfondirà i nuovi scenari determinati in Italia dalle più recenti modifiche della Legge 40/2004 portati dalle molte sentenze della Consulta e dalla pubblicazione delle linee-guida pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 15 luglio scorso.

Com’è noto, in Italia la PMA, nonostante gli adeguamenti legislativi e le rinnovate normative, non è ancora decollata pienamente nel settore pubblico mentre, nel privato, gli adeguamenti sono più rapidi, anche se i costi per gli utenti sono decisamente gravosi. Così come gravosi, quindi riservati a chi ha maggiori risorse, sono i costi dei “viaggi della speranza”, per affrontare un percorso di PMA all’estero.

Tutti ostacoli che la Toscana si propone di superare proprio nel Centro PMA di Cortona, prima di tutto con il passaggio del Centro PMA dal regime di “privato convenzionato” a quello di Centro PMA pubblico. Inoltre, il Centro PMA di Cortona sta allestendo una Banca del seme e degli ovociti, sollecitando le coppie che si rivolgono al Centro di Cortona per seguire un percorso di PMA a donare seme e ovociti in eccesso (sperm-sharing ed egg-sharing): grazie all’egg-sharing, infatti, molti altri Centri PMA, come quello di Pescara, stanno già aiutando diverse coppie, la cui unica speranza di avere un figlio è affidata alla fecondazione eterologa.

Ultimo, ma non per importanza, il Centro PMA di Cortona si propone di diventare presto il primo polo pubblico in grado di offrire la diagnosi preimpianto (PDG) che, insieme all’accesso alla fecondazione eterologa, è ormai garantita anche alle coppie portatrici sane di malattie genetiche.

Qual è la procedura? Quali sono le diverse fasi della tecnica?

Ricordo che la terapia di stimolazione ormonale e il recupero degli ovociti sono passaggi comuni alle due tecniche FIVET e ICSI. Ciò che le distingue è la fase conclusiva, cioè la procedura di inseminazione.

Nella FIVET classica i complessi “cumulo – ovocita” (ovocita circondato da cellule follicolari), recuperati con il pick-up, vengono messi in coltura con gli spermatozoi del partner, opportunamente selezionati.
A circa 18 ore dall’inseminazione (in entrambe le tecniche) è compito del biologo verificare al microscopio quanti ovociti si siano regolarmente fertilizzati. La coltura cellulare, e quindi lo sviluppo in vitro degli embrioni verranno monitorati in momenti ben precisi, fino al momento del loro trasferimento in utero.
In genere il transfer viene eseguito dopo 72h di coltura cellulare allo stadio di 6/8 cellule oppure allo stadio di blastocisti, che si raggiunge dopo circa 120h di coltura.

Dott.ssa Marilena Vento 

Gli italiani sono ancora poco informati sulle tecniche di Pma. Intanto si attende la decisione della Corte Costituzionale rispetto al divieto di donazione alla ricerca degli embrioni congelati e non utilizzati, che frena gli studi su malattie come Parkinson e Alzheimer

La rilevazione più recente è del 2013: i nuovi nati di quell’anno sono 514.308. Tra loro, il 2,4% è venuto al mondo grazie alle tecniche di Pma: significa oltre 12mila neonati. Nonostante i numeri, gli italiani non risultano così ben informati rispetto alle tecniche di Pma. Una recente indagine Swg ha infatti evidenziato che, di mille persone intervistate, ben il 72% dichiara di aver sentito parlare delle tecniche di Pma, ma di non avere cercato alcuna informazione più specifica o approfondita.

Altri dati dell’indagine Swg sulle tecniche di Pma

C’è molta disomogeneità anche nelle risposte date all’indagine Swg rispetto a valutazioni etiche o di opportunità. Le tecniche di Pma sono riconosciute come un oggettivo progresso della scienza e un’opportunità da più di 8 intervistati su 10, ma è molto forte la quota di italiani che ritiene ancora difficile nel nostro Paese, da parte di una coppia con problemi di fertilità, decidere di seguire un percorso di Pma. I dubbi di tipo sociale (famiglia, ambiente) ed etico sono espressi soprattutto dagli intervistati delle Regioni del Sud, seguiti da quelli del Nord. Le Regioni dove si esprimono meno perplessità, sociali ed etiche, nei confronti delle tecniche di Pma, sono quelle del Centro.

La Corte Costituzionale e la donazione alla ricerca degli embrioni

Intanto, si attende che la Corte Costituzionale si pronunci definitivamente sulla controversa questione della possibilità di condurre ricerche su embrioni congelati e non utilizzati. La decisione della Corte Costituzionale dovrà ratificare, o meno, la decisione della Corte Europea dei Diritti Umani, che ha negato ad Adelina Parrillo, vedova di un caduto di Nassirya, la possibilità di donare alla ricerca gli embrioni congelati prima della scomparsa del compagno, di fatto confermando il divieto ancora presente nella Legge 40/2004.

Il dibattito è molto acceso. Il Ministro Lorenzin si rimette al giudizio prossimo venturo della Corte Costituzionale. Dal canto loro, ricercatori di livello mondiale, tra cui il genetista Edoardo Boncinelli, sottolineano come il rallentamento che questo divieto impone non solo alla ricerca condotta in Italia, ma anche alla ricerca condotta in collaborazione europea e internazionale, su malattie importanti per le quali non ci sono terapie risolutive, prime tra