La ricerca mostra l’efficacia dell’inositolo nel ripristinare la corretta ovulazione e nel modulare gli effetti secondari della sindrome dell’ovaio policistico
Fino al momento in cui non cercano una gravidanza molte donne non sanno di essere affette dalla sindrome dell’ovaio policistico, che è la più comune causa d‘infertilità femminile correlata all’assenza di ovulazione. La sindrome dell’ovaio policistico si diagnostica quando si verifica un’assenza cronica di ovulazione associata a irregolarità del ciclo mestruale, elevato numero di ormoniandrogeni, cisti in una o in entrambe le ovaie. Le cause che la determinano non sono ancora ben definite, c’è sicuramente da valutare una componente genetica come favorente lo sviluppo della PCOS.
Oggi ci si concentra molto sull’approccio terapeutico mirato al raggiungimento di una gravidanza e, tra le varie indicazioni, si suggerisce sempre più spesso l’integrazione nella dieta dell’inositolo (inositolo e fertilità) che pare essere una sostanza particolarmente promettente ner favorire la fertilità e priva di effetti collaterali. L’inositolo ripristina, infatti, l’ovulazione spontanea con conseguente aumento del tasso di gravidanza.
L’inositolo funziona nei disturbi correlati alla sindrome dell’ovaio policistico
In particolare, i molti studi effettuati, hanno dimostrato l’efficacia dell’inositolo nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico soprattutto per quanto riguarda i disturbi associati. Nello specifico, l’inositolo mostra benefici per la sindrome metabolica se abbinato a un corretto programma alimentare suggerito da un esperto, oltre ad avere effetti positivi nella riduzione dell’insulino-resistenza, spesso presente in pazienti con sindrome dell’ovaio policistico.
L’infertilità di coppia è inspiegabile. Per questo chiamiamo infertilità inspiegata il problema di fecondità legato alla coppia
Ripetuti tentativi di rimanere incinta falliti. Si procede allora con tutta una serie di esami per verificare se si sia in presenza di una condizione d’infertilità che possa riguardare lei o lui. Si rimane poi stupiti: nessuno dei partner pare avere un problema d’infertilità, il sistema riproduttivo, almeno in linea teorica, funziona. Che fare allora? Dove cercare una spiegazione?
Forse non tutte le coppie sanno che tra le infertilità esiste un buon 10-15% di quella che viene chiamata infertilità di coppia inspiegata. Che cos’è l‘infertilità di coppia? Con infertilità di coppia si vuole definire tutto quell’insieme di casi in cui le coppie non siano in grado di concepire, nonostante abbiano seguito le indicazioni mediche e si siano sottoposti a tutti gli esami di controllo necessari per verificare la propria capacità fecondativa. Quest’ultima, peraltro, è risultata essere nei limiti di norma in ogni parametro esaminato.
Una dura prova per la coppia
L’infertilità di coppia (o idiopatica) non riguarda nessuno dei partner ma l’unione dei due. Accettare questa condizione è in generale molto difficile per la coppia, che può essere assalita da un fortissimo senso di frustrazione e stress. È davvero dura “digerire” il fatto che non si possano mettere al mondo dei figli con metodo naturale da due genitori apparentemente sani e con “tutte le carte in regola”.
Partendo quindi da quanto detto riguardo l’età della paziente ed i markers biochimici ed ecografici di riserva ovarica è possibile riconoscere tre categorie di pazienti:
normo responders include le cosiddette pazienti standard con una risposta ovarica ed un recupero ovocitario nella media a dosi standard
hyper responders sono le pazienti che rispondono eccessivamente ad una stimolazione ormonale
poor responders invece, sono donne che hanno scarsa o nulla risposta ovarica a dosi standand di stimolazione gonadotropinica.
La condizione di paziente POR ( “poor responder”) indica generalmente, come detto, una riduzione del numero di follicoli sviluppati in condizione di stimolazione ormonale standard e di un numero ridotto di ovociti recuperati. Si è stabilito che per definire una paziente POR devono essere presenti almeno due dei seguenti fattori cioè: età materna avanzata o altri fattori di rischio anamnestici come precedenti interventi chirurgici sulle ovaie , una precedente risposta ovarica ridotta,ove si intende un recupero minore o uguale a 3 ovociti in condizione di stimolazione standard ,un test di riserva ovarica alterato.
In ogni caso due precedenti episodi di recupero ovocitario con meno di 3 ovociti sono già diagnostici per una paziente POR.
I tests maggiormente affidabili nella valutazione della riserva ovarica, per quanto riguarda la paziente POR, sono sicuramente l’ormone antimulleriano ( AMH ) e la conta dei follicoli antrali ( AFC ). Questi stessi markers sono ovviamente coinvolti nella valutazione della paziente con eccessiva risposta ovarica. Valori di AMH superiori a 3,4-4 ng/ml e conta di fillicoli antrali superiori a 16-20 possono essere di grande aiuto nel predire una iperrisposta, alla stimolazione farmacologica.
Dott. Maurizio Cignitti
Sono molti i fattori responsabili dell’infertilità. Scopriamo quali
Se dopo circa due anni di tentativi mirati la gravidanza non si avvia si può parlare, a ragione, d’infertilità. Oggi il numero di donne che faticano ad avere un figlio è in crescita. Molte le motivazioni: in primis l’età sempre più “avanzata”; gli stili di vita malsani, come l’abitudine al fumo di sigaretta, l’alcol e l’uso di droghe. Ma anche un lavoro usurante sia a livello fisico sia psicologico e fattori ambientali negativi come l’inquinamento sono tra le possibili cause d’infertilità.
Vanno poi considerate tutte le condizioni fisiologiche e/o patologiche che possono interessare sia la donna sia l’uomo e che determinano una condizione di difficile concepimento o d’infertilità.
Dal registro nazionale della PMA arriva una stima affidabile basata sui dati delle coppie che si rivolgono ai centri per la Procreazione medicalmente assistita: l’infertilitàdi coppia si aggira intorno al 15%. Più nello specifico, in base a vari studi, l’infertilità maschile si attesta al 35-40%, mentre l’infertilità femminile intorno al 35,5-45%. A questi due dati si somma un 13-15% di casi d’infertilità inspiegata.
Ecco, in sintesi, le principali cause d’infertilità:
– il fattore età;
– lo stress;
– gli sbalzi ormonali e la premenopausa;
– la sindrome dell’ovaio policistico.
Le alterazioni femminili all’origine dell’infertilità
C’è poi tutta una serie di anomalie dell’apparato riproduttivo femminile che possono alterare la fertilità:
1. malformazioni congenite dell’utero;
2. fibromi, tumori benigni;
3. occlusione di una o di entrambe le tube di Falloppio.
Se l’infertilità è dell’uomo
Anche l’uomo può essere responsabile dell’infertilità. Di norma quello che accade è l’incapacità degli spermatozoi di fecondare l’ovocita. Le cause risiedono principalmente nelle caratteristiche stesse degli spermatozoi, che possono essere poco mobili, in scarsa quantità o malformati. Oppure possono esserci infezioni all’apparato genitale, come la Chlamydia, la prima responsabile dell’infertilitàmaschile.