Si riscontra una diminuizione della fertilità maschile. Da che cosa dipende e le conseguenze psicologiche
Il fattore età nella ricerca di un figlio oltre a influenzare la fertilità femminile gioca un ruolo determinante anche sulla fertilità maschile. Negli ultimi anni, infatti, si sta assistendo a una diminuizione della fertilità maschile dovuta, appunto, a un’innalzamento dell’età media anche per i maschi del tentativo di procreare.
Se gli ovociti invecchiano, si sta osservando che la stessa cosa avviene anche per gli spermatozoi.
Per l’uomo è difficile affrontare un iter terapeutico
Una volta posta una dichiarazione d’infertilità per la coppia, molti iniziano un percorso di procreazione medicalmente assistita che, sebbene per l’uomo risulti essere meno invasiva, può rappresentare comunque, a livello psicologico, una vera e propria sfida con se stesso. Questo aspetto, spesso sottovalutato, è stato affrontato da alcuni psicoterapeuti che hanno descritto come gli uomini abbiano maggiori difficoltà nell’adesione a un iter terapeutico, mentre le donne sono abituate a sottoporsi a controlli ginecologici sin da ragazze. L’uomo questo tipo di rapporto con il medico non ce l’ha e la difficoltà e l’imbarazzo crescono se le visite che deve effettuare riguardano l’apparato genitale.
La diminuizione della fertilità maschile si scontra con il desiderio dell’uomo, poco fondato nella realtà, che il concepimento possa avvenire naturalmente senza dover ricorrere a trattamenti di PMA e dunque doversi esporre in prima persona.
L’eterologa può creare difficoltà psicologiche ancora maggiori
I problemi maggiori a livello di gestione psicologica nascono, poi, se anche la strada della fecondazione assistita non porta frutti e la coppia decide di optare per la fecondazione eterologa. Fino a poco tempo fa molti uomini “prendevano tempo” visto il divieto italiano allo svolgimento di questa pratica, ma ora le cose, dopo la sentenza favorevole della Consulta del 9 aprile 2014, sono cambiate. L’eterologa, però, può creare molti più problemi a livello psicologico per l’uomo che può far fatica a sentirsi padre a tutti gli effetti e a dover custodire il “segreto” dell’ovodonazione.
Molte coppie che ricorrono all’eterologa, infatti, scelgono di non dire al proprio figlio la sua origine perché temono che non possa essere accettato. In questo modo, però, si ingigantisce lo stato di ansia e di pressione psicologica per l’uomo.
La diminuzione della fertilità maschile può quindi innescare tutta una serie di meccanismi nell’uomo che lo mettono a durissima prova. Occorrerà la complicità della donna perché si possano fare scelte azzeccate e affinché la gestione psicologica di una procreazione medicalmente assistita non risulti essere troppo gravosa.