Mese: Luglio 2016

Il Consiglio di Stato boccia la decisione della Regione Lombardia di porre a carico delle coppie i costi della fecondazione eterologa.

No alla disparità di trattamento per le coppie che ricorrono alla fecondazione eterologa rispetto all’omologa. Questa la decisione del Consiglio di Stato, in seguito all’appello presentato dalla giunta Maroni dopo la sentenza del Tar che aveva dato loro torto. Come si legge nella sentenza, la decisione della Regione Lombardia “realizza una disparità di trattamento lesivo del diritto alla salute delle coppie affette da sterilità o da infertilità assolute”.

In Italia, la fecondazione eterologa è possibile solo dal 2014, anno in cui la regione Lombardia ha preso la decisione di addebitarne interamente i costi alle coppie lombarde.  L’amara scelta della Regione è stata subito contesta da un’associazione “sos infertilità onlus” che, dopo aver presentato ricorso al Tar, ha ottenuto ragione. La disposizione è stata ritenuta discriminatoria per le coppe lombarde, costrette a dover sostenere i costi della fecondazione eterologa che oscillano tra i 1.500 e i 4.000 euro a differenza delle coppie che ricorrono all’omologa, i cui costi sono interamente sostenuti dalla Regione.
Ma quali sono i motivi che hanno portato la giunta Maroni a prendere una decisione tanto contestata? Il Pirellone aveva dichiarato che, per mancanza di finanziamenti da parte del governo, la Regione non poteva permettersi di sostenere i costi della fecondazione eterologa che non è inserita nei Lea (i Livelli essenziali di assistenza, l’elenco di prestazioni sanitarie a carico del pubblico) nazionali. Pur avendo considerato le ristrettezze economiche della Regione, i giudici si sono espressi in maniera chiara: “l’amministrazione non può ignorare una domanda di prestazione sanitaria che si faccia portatrice di interessi sostanziali parimenti bisognosi di risposta, perchè verrebbe meno, altrimenti, al fondamentale compito che compete in uno stato sociale di diritto, quello di garantire i livelli essenziali di assistenza o, comunque, l’effettività di un diritto complesso – e così essenzialmente interrelato all’organizzazione sanitaria – come quello alla salute nel suo nucleo irriducibile, pur in un quadro di risorse finanziarie limitate”.

La decisione del Consiglio di Stato riporta finalmente una situazione di parità per le coppie lombarde che, in questi anni, erano state costrette a rivolgersi a centri esteri senza ottenere alcun rimborso dalla sanità pubblica. L’entusiasmo dell’opposizione lombarda sul tema non tarda a farsi sentire. Già a suo tempo, M5s e Pd avevano fatto richiesta dell’introduzione di un ticket identico per omologa ed eterologa, istanza ovviamente bocciata dalla Regione. Ad oggi, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, viene ristabilita una situazione di equità e giustizia anche per la Regione Lombardia.

Fonte: milano.repubblica.it 22 luglio 2016

 

La preservazione della fertilità in soggetti colpiti da tumori in età precoce è possibile, ma meno del 10% vi accede. Cosa c’è da sapere

Ogni anno le diagnosi di tumore under 40 sono 8mila (in media 5mila donne e 3mila uomini), in un’età in cui il desiderio di maternità e la sua realizzazione è ancora possibile. Eppure solo il 10% delle donne che riceve una diagnosi di tumore in questa fascia di età sceglie di accedere a una delle tecniche di preservazione della fertilità. Il dato fra gli uomini è leggermente maggiore, ma sempre basso.

Linee guida per colmare il vuoto di disinformazione in tema di preservazione della fertilità

Sicuramente uno dei motivi per cui uomini e donne con neoplasie non accedano per tempo ai centri dove si praticano tecniche di preservazione della fertilità è la disinformazione. Ecco perché l’Associazione di oncologia medica (AIOM), la Società italiana di endocrinologia (Sie) e la Società italiana di ginecologia e ostetricia (SIGO) si sono accordate per stilare le Raccomandazioni sull’oncofertilità, sostanzialmente delle linee guida per informare che nel nostro Paese sono presenti 319 oncologie e 178 centri di procreazione medicalmente assistita (PMA) che, oltre a praticare la fecondazione in vitro, si occupano di crioconservare i gameti. Secondo gli esperti occorre che ci sia maggior comunicazione fra le due realtà e promozione della rete nazionale dei centri di oncofertilità, in modo che i pazienti possano in tranquillità rivolgersi alle strutture pubbliche specializzate per far fronte a tutte le loro esigenze.

Ogni Regione dovrebbe possedere un centro di riferimento dove operi un’équipe multidisciplinare composta da ginecologi, senologi, andrologi, biologi e psicologi collegati in rete con centri oncologici ed ematologici con esperienza nella gestione di questi tipi di pazienti in età fertile.

Costituire questa rete consentirà all’oncologo, nel momento in cui al paziente viene diagnosticata una neoplasia, di mettersi subito in contatto con il centro di riferimento per procedere alla crioconservazione dei gameti prima che si inizino le terapie. Questo servizio, volto alla preservazione della fertilità, sarà strutturato in modo da evitare tutte le normali liste d’attesa e garantirà una consulenza specialistica entro e non oltre le 48 ore.

Garantire la progettualità famigliare perché la preservazione della fertilità è possibile

Gli esperti sottolineano poi l’importanza d’informare correttamente tutte le persone con diagnosi di tumore in età riproduttiva da un lato della riduzione della fecondità se si praticano cure antitumorali, e, dall’altro, delle tecniche in essere per la preservazione della fertilità in grado di contenere questo rischio. Perché occorrono tutti gli sforzi possibili dei clinici volti non solo alla guarigione dei malati, ma anche al mantenimento della progettualità famigliare. Occorre dunque gridare a gran voce che la preservazione della fertilità è possibile, basta sapere come fare.

Interferenti endocrini, i nuovi responsabili d’infertilità. Nascosti in moltissimi oggetti di uso comune, ecco come agiscono

Pensavamo di essere arrivati a elencare più o meno tutte le cause d’infertilità, a parte i casi d’infertilità inspiegata. E invece no. Questa volta a salire sul banco degli imputati sono delle sostanze chimiche che possiamo trovare in moltissimi oggetti di uso comune e con cui, a nostra insaputa, “conviviamo” ogni giorno. Stiamo parlando degli interferenti endocrini, una delle cause d‘infertilità. Sono balzati all’onor delle cronache dopo recenti studi effettuati che li descrivono, sostanzialmente, come dei perturbatori o dei distruttori endocrini, nel senso che vanno ad alterare il normale funzionamento del sistema endocrino. In pratica, queste sostanze sarebbero responsabili dell’“accensione”, dello “spegnimento” o dell’“alterazione” dei segnali inviati dagli ormoni al sistema endocrino.

Come difenderci dagli interferenti endocrini, cause d’infertilità

La serietà del problema è dovuta al fatto che tali sostanze si trovano praticamente ovunque. Per esempio sono frequentemente utilizzate nelle lavorazioni industriali, giungendo poi così nelle acque e nel sottosuolo. Occorre perciò capire meglio come potersi difendere dagli interferenti endocrini, cause d’infertilità.

Vediamo come difenderci grazie ai suggerimenti degli esperti di sicurezza alimentare e di tutela della salute.

  1. Non mangiare cibi con parti bruciate;
  2. diminuire il consumo degli alimenti affumicati a caldo;
  3. non travasare liquidi e/o cibi caldi in contenitori di plastica inadeguati a sopportare le alte temperature;
  4. utilizzare pellicole trasparenti e carte per alimenti soltanto attenendosi alle indicazioni del produttore obbligatoriamente riportate in etichetta;
  5. prevedere un’adeguata ventilazione con cappa aspirante quando si cucina;
  6. non utilizzare pentole o padelle antiaderenti se risultano deteriorate e non acquistare tali oggetti su Internet se non si è del tutto sicuri della provenienza;
  7. se sono monouso, non riutilizzare mai recipienti in plastica per gli alimenti;
  8. limitare ogni forma di combustione in ambienti chiusi (fumo di sigaretta, pipa, sigari, candele e incenso) o prevedere un continuo ricambio d’aria;
  9. preferibilmente non acquistare oggetti o componenti d’arredo per la casa in PVC morbido;
  10. moderare l’uso di capi d’abbigliamento trattati con antimacchia e/o idrorepellenti.

Gli interferenti endocrini, cause d’infertilità, minano soprattutto la salute maschile

Tra le varie ricerche svolte in relazione alla fertilità è emerso che gli interferenti endocrini, contenuti soprattutto nei prodotti industriali per la cura della casa e della persona, sarebbero soprattutto responsabili della salute riproduttiva maschile, del cancro ai testicoli, insieme a deformazione degli stessi e del pene.

Un serissimo problema per la salute e di grave impatto sociale, che dovrebbe far scattare l’allarme e la necessità di ritirare dal mercato i prodotti che li contengono, affinché gli interferenti endocrini, cause d’infertilità, vengano “messi alle corde”.