Mese: Giugno 2017

L’invecchiamento in un uomo influisce sulla qualità del liquido seminale?

Non c’è una prova inconfutabile che l’avanzare dell’età dell’uomo possa portare alla sterilità, cosa che invece è ben nota e assodata per le donne. Resta comunque vero che la presenza di altre malattie che si presentano durante l’invecchiamento possano in qualche modo influenzare i parametri del liquido seminale: pare infatti che si verifichi una diminuzione del volume spermatico ed un’alterazione della concentrazione  degli spermatozoi.

 

L’utilizzo di farmaci influisce sulla qualità del liquido seminale?

L’utilizzo di farmaci prima dell’esame del liquido seminale può influenzare il risultato dello spermiogramma. Alcune categorie di medicinali, infatti, fungono da inibitori della spermatogenesi, ovvero il processo di maturazione delle cellule germinali maschili, alterando i risultati dell’analisi. Le terapie di lunga durata con Antibiotici, Cortisone, Ranitidina (utilizzata nei farmaci per il reflusso gastroesofageo e l’ulcera gastrica) Acido Acetilsalicilico (Aspirina) devono essere segnalate e si consiglia di ripetere l’esame a distanza di tempo (2/3 mesi).

 

Dovendosi sottoporre ad un trattamento chemioterapico, cosa è consigliabile fare?

I chemioterapici possono avere effetti mutageni sul materiale genetico (DNA) degli spermatozoi e pertanto è consigliabile effettuare delle raccolte di liquido seminale prima di sottoporsi alla chemioterapia: i campione verranno crioconservati, in attesa di poterli eventualmente utilizzare.

 

Le preoccupazioni del lavoro, della situazione familiare e di tutto il percorso che si affronta per cercare di avere un figlio incidono sul liquido seminale?

Lo stress viene definito “il male del secolo”, ed il percorso della Procreazione Assistita è una via tortuosa che senza dubbio aggiunge stress a quello che già normalmente una persona deve affrontare durante la vita. Spesso il partner maschile non estranea le sue preoccupazioni, mostrandosi apparentemente calmo e quasi distaccato. Non è così: lo stress c’è ed alterazioni, anche evidenti, dei parametri del liquido seminale possono esserne la prova. Concentrazione, motilità sono i primi che ne risentono. La maggior parte dei Centri di PMA per questo motivo fornisce un adeguato supporto psicologico, con esperti del settore, che permetta anche al partner maschile di affrontare al meglio la propria situazione.

Dott.ssa Zicchina

Cos’è lo spermiogramma?

In una coppia che inizia il percorso della Procreazione Medicalmente Assistita, lo stato di salute del partner maschile è di fondamentale importanza. Così come la donna, l’uomo deve sottoporsi a diversi esami ormonali, infettivo-sierologici, genetici preliminari ai trattamenti, utili ad avere il quadro della sua salute il più possibile completo. L’esame per eccellenza che deve essere svolto prima di qualsiasi trattamento di Procreazione Assistita è lo spermiogramma.

Lo spermiogramma consiste nell’analisi in laboratorio del liquido seminale: rappresenta l’indagine per definire la potenzialità fecondante del partner maschile e per scegliere quindi il trattamento più idoneo per una coppia che affronterà il percorso della Procreazione Assistita.

Lo spermiogramma inoltre, è fondamentale per valutare lo stato di salute del maschio e di conseguenza rilevare l’eventuale presenza di patologie andrologiche.

Spesso sorgono nell’uomo domande, dubbi e conseguenti preoccupazioni che non aiutano né lui né la coppia ad affrontare al meglio la procreazione assistita. Il consiglio che viene dato è quello di comunicare le proprie perplessità e di non temere di chiedere informazioni agli operatori dei Centri. Ogni comunicazione in più infatti sul proprio stato di salute, data prima dell’analisi del liquido seminale, risulta essere importante nella valutazione del campione stesso. Seguono alcune delle domande più frequenti.

Come avviene la raccolta del liquido seminale?

Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale di Sanità consigliano prima della raccolta, un periodo di astinenza dalla produzione di liquido seminale compreso tra i 2 e i 7 giorni. Il paziente raccoglie il campione di liquido seminale per masturbazione in un contenitore sterile, fornito dal Centro il giorno della raccolta. Il contenitore è opportunamente contrassegnato con il cognome, il nome del paziente e della partner ed il codice univoco di coppia. Può in alcuni casi essere indicato solo il nome ed il cognome del paziente. Spesso viene raccomandata una detersione dei genitali prima della raccolta, da effettuare o presso la propria abitazione o presso il Centro stesso che procede a fornire al paziente un detergente apposito. Questa procedura serve per ridurre la carica batterica presente nel campione. La raccolta deve avvenire presso stanze apposite all’interno del Centro di procreazione assistita per motivi medico-legali, ma è comunque possibile raccogliere il liquido seminale fuori sede nel caso in cui il paziente fosse impossibilitato a farlo presso il Centro. In questo caso è necessario compilare una certificazione attestante la proprietà del campione di liquido seminale consegnato.

Cosa si intende per astinenza sessuale e cosa succede se non ne vengono rispettati i giorni consigliati?

Per astinenza sessuale si indica qualsiasi tipo di eiaculazione, sia per rapporto ma anche per masturbazione o spontanea. La corretta esecuzione dello spermiogramma prevede una astinenza da eiaculazioni compresa tra 2 e 7 giorni. Un’astinenza inferiore può diminuire la concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale ed un’astinenza superiore può aumentare la percentuale di spermatozoi immobili. Un liquido seminale ottenuto dunque in un periodo diverso da quello consigliato, potrebbe avere delle caratteristiche alterate per cui la risposta dello spermiogramma può non essere attendibile e veritiera dello stato di fertilità del paziente. Nel caso di un esame effettuato a scopo diagnostico, ovvero non in corso di una stimolazione ovarica della partner, si consiglia, dopo aver avvisato gli operatori del Centro, di ripetere l’esame una seconda volta a distanza di almeno 3 mesi. Nel caso di un esame effettuato per un trattamento in corso di procreazione assistita, si consiglia ugualmente di comunicare l’esatta astinenza agli operatori che ne prenderanno atto e lo indicheranno nella cartella clinica della coppia.

Come viene analizzato il liquido seminale?

Il liquido seminale viene analizzato in base a dei parametri: quelli macroscopici che consistono nella misurazione del volume, del pH, dell’aspetto, della fluidificazione e della viscosità del liquido seminale; quelli microscopici che valutano la concentrazione, la motilità e la morfologia degli spermatozoi, la presenza o meno di leucociti, delle cellule della linea germinativa, delle cellule epiteliali, dei globuli rossi e delle zone di agglutinazione.

Esistono altri test di valutazione del liquido seminale?

Possono essere effettuati test di approfondimento sul campione di liquido seminale: il test di vitalità (Eosina test) per stimare la vitalità degli spermatozoi, il test di rigonfiamento osmotico (Swelling test) per verificare l’integrità della membrana degli spermatozoi, il MAR test o Immunobead test per valutare la presenza di anticorpi antispermatozoo, il test della frammentazione spermatica per valutare la presenza di eventuali danni al DNA degli spermatozoi.

Quali sono i valori dei parametri analizzati che dovrebbe avere il campione di liquido seminale per essere definito normale?

Si definisce normale, ovvero normospermico un campione di liquido seminale i cui parametri  presentano i seguenti valori:

  • volume ≥ 5 ml
  • pH ≥ 2
  • Fluidificazione completa , viscosità assente, aspetto grigio opalescente
  • Concentrazione di spermatozoi ≥ 15 mil/ml
  • Numero totale di spermatozoi ≥ 39 mil/ml
  • Motilità progressiva (%): ≥ 32%
  • Morfologia (%): ≥ 4% di forme normali

Qual è la composizione del liquido seminale?

Il liquido seminale è composto da una sospensione di cellule e dal plasma seminale, secrezione che deriva dalla prostata, dalle vescichette seminali e dalle ghiandole bulbo-uretrali.

Le cellule presenti nel liquido seminale sono:

  • Gli spermatozoi;
  • Le cellule della spermatogenesi;
  • Le cellule epiteliali, corpuscoli prostatici, eventuali cristalli, batteri e leucociti.

Nel plasma seminale sono presenti le seguenti sostanze:

Acido ascorbico, Acido citrico, Acido desossiribonucleico, Acido lattico, Acido piruvico, Acido urico, Antigeni, Azoto, Calcio, Cloro, Colesterolo, Colina, Creatina, Fosfatidiletanoloammina Binding Protein, Fosfolipasi Czeta1, Fosforo, Fruttosio, Galuronidasi, Glutatione, Inositolo, Magnesio, Pirimidina, Potassio, Prostaglandine, Proteina Antisecretoria AF1, Purina,Sodio, Sorbitolo, Spermidine, Spermina, Urea, Vitamina B12, Zinco.

Cosa può interferire negativamente sul risultato dello spermiogramma?

Possono presentarsi delle variabili che interferiscono con la corretta interpretazione dei risultati dello spermiogramma:

  • una sede della raccolta del liquido seminale diversa da quella dell’analisi può portare a possibili contaminazioni batteriche ed esporre a shock termico il liquido seminale danneggiandolo;
  • la presenza nei tre mesi precedenti l’esame di febbre, di terapie farmacologiche o di eventi stressanti, può influenzare negativamente e transitoriamente i risultati dell’esame;
  • un periodo di astinenza troppo breve (inferiore ai 2 giorni) può causare una riduzione del volume dell’eiaculato e del numero di spermatozoi ed a volte la presenza di leucociti e/o globuli rossi, segno di infiammazione;
  • un periodo di astinenza troppo lungo (superiore ai 7 giorni) può alterare la morfologia e la motilità degli spermatozoi.

Non da ultimo si deve sapere che esiste un’ampia e fisiologica variabilità intra-individuale dei valori dei parametri analizzati con lo spermiogramma: questi valori infatti oscillano da una raccolta all’altra nello stesso individuo.

Dott.ssa Zicchina 

Perplessità e dubbi sullo spermiogramma: tutto quello che non si ha il coraggio di chiedere.

Cosa succede se il giorno della raccolta il paziente non riesce a produrre liquido seminale?

Può succedere che il giorno della raccolta del liquido seminale, il paziente non riesca ad effettuarla per le più disparate motivazioni, prime tra tutte l’ansia della prestazione e, non da meno, lo stress che tutto il percorso della Procreazione assistita provoca. In questi casi, sono possibili le seguenti soluzioni:

Se l’esame del liquido seminale viene effettuato a scopo diagnostico, ovvero non durante una stimolazione ovarica della partner in corso, si può annullare l’appuntamento e prenotarne un altro. Se il paziente teme di non riuscire al nuovo appuntamento ad effettuare la raccolta presso il Centro, gli si può consegnare il contenitore, debitamente contrassegnato con il suo nome e cognome, in modo tale che possa provare presso la propria abitazione. Si deve far presente però che necessariamente il campione deve essere con­segnato al laboratorio del Centro entro 1 ora dalla raccolta, e deve essere mantenuta nel percorso una temperatura il più possibile vicino ai 37 °C.

Se l’esame del liquido seminale viene effettuato durante un trattamento di stimolazione ovarica, il paziente può tornare presso la propria abitazione, qualora la distanza non sia eccessiva, ovvero che permetta di portare il campione prodotto entro un’ora al Centro; può essere aiutato dalla partner ed infine, nell’ipotesi in cui proprio non si riesca a produrre il campione, il Laboratorio dovrà congelare gli ovociti della partner e procedere alla loro inseminazione in un successivo momento.

Durante la raccolta viene accidentalmente persa una parte dell’eiaculato: come ci si deve comportare?

Può succedere che durante la raccolta una parte dell’eiaculato possa venire persa accidentalmente. E’ necessario comunicare il fatto agli operatori e soprattutto indicare se la frazione persa è la prima, l’intermedia o l’ultima. Il liquido seminale infatti, per le sue caratteristiche risulta suddivisibile in più frazioni ognuna caratterizzate dalla presenza di secrezioni specifiche prostatiche o vescicolari. E’ interessante sapere che la maggior quantità di spermatozoi è presente nella prima frazione dell’eiaculato ed è dunque fondamentale segnalare l’eventuale perdita di tale frazione.

Gli spermatozoi sono “lenti”: quali sono le possibili cause e soluzioni?

Si definiscono “lenti” gli spermatozoi che presentano una motilità progressiva < 32%. Il termine tecnico per indicare tale caratteristica degli spermatozoi è “astenozoospermia”. Le possibili cause possono essere: un’aumentata viscosità del liquido seminale, infezioni acute delle vie seminali, la presenza di anticorpi antispermatozoo e la presenza di alterazioni strutturali e/o metaboliche degli spermatozoi. Possono essere consigliati integratori specifici che contengono: Vitamina E, Selenio, Zinco, L-arginina, L-carnitina, Citrullina, Myoinositolo, Acido folico, Coenzima Q10, Acido Aspartico, N-AcetilCisteina. Il consiglio è di chiedere sempre il parere del medico prima di assumere qualsiasi integratore e di ripetere l’esame del liquido seminale a distanza di 2 3 mesi, dopo la corretta assunzione degli stessi.

Nell’ultima raccolta di liquido seminale si teme che il campione prodotto sia troppo poco: sarà sufficiente per fecondare gli ovociti della mia partner?

L’ipospermia, ovvero la produzione di un volume di liquido seminale inferiore a 1,5 ml, viene comunemente associata a problemi di sterilità: avere un basso volume seminale, infatti, viene collegato a difetti nell’apparato riproduttore maschile, associati ad alterazioni di altri fattori che intervengono sulla qualità e sulla quantità degli spermatozoi.

Bisogna ugualmente tenere presente che spesso ci si trova di fronte a casi in cui un uomo con un volume normale di liquido seminale, ma con una cattiva mobilità e/o morfologia degli spermatozoi, abbia le stesse possibilità di ottenere una gravidanza di un uomo con ipospermia, i cui spermatozoi invece, siano mobili, normoconformati e mostrino un’elevata capacità di fecondazione.

Quindi, essenzialmente gli spermatozoi all’interno del liquido seminale devono essere di buona qualità perché solo così saranno in grado di fecondare gli ovociti della partner.

 

Non è sufficiente allora un esame per essere sicuri della proprio fertilità? Spermiogrammi fatti a distanza di mesi possono essere tanto differenti l’uno dall’altro?

Bisogna tener conto che i valori che derivano dell’analisi del liquido seminale di un uomo sono soggetti a oscillazioni frequenti nel corso della vita. E’ dunque possibile che uno stesso paziente a distanza di pochi mesi, 2 o 3, si trovi con valori refertati differenti. Questo accade perché la spermatogenesi può essere influenzata da molteplici fattori riassunti di seguito:

  • Malattie infettive, ad esempio parotite e tubercolosi;
  • Malattie sessualmente trasmesse;
  • Malattie croniche (diabete, aterosclerosi, insufficienza renale, lupus eritematoso, ipertensione..);
  • Farmaci;
  • Alcol, fumo, droghe;
  • Aumentata temperatura testicolare;
  • Esposizione a metalli pesanti (cadmio, mercurio, boro) e pesticidi;
  • Stress;
  • Varicocele;
  • Anomalie genetiche;
Cosa sono gli anticorpi antispermatozoo?

Uno dei possibili test di approfondimento diagnostico che può essere effettuato su di un campione di liquido seminale è la ricerca di anticorpi antispermatozoo. L’eventuale presenza sta ad indicare una produzione di anticorpi che vanno a legarsi agli spermatozoi stessi. Si parla di infertilità immunologica: gli anticorpi non riconoscono gli spermatozoi come cellule normali dell’organismo, si legano ad essi alterandone il movimento ed altre funzioni. Nonostante non siano del tutto chiariti i meccanismi con cui gli anticorpi possano danneggiare la fertilità, gli esperti di procreazione assistita hanno dimostrato come questi anticorpi possano:

  • agire sul movimento, provocando una parziale immobilizzazione degli spermatozoi, rendendo sempre più difficile la loro progressione; gli anticorpi infatti possono legarsi a livello del flagello (coda) degli spermatozoi riducendone la motilità;
  • favorire la comparsa di zone di agglutinazione e di adesione di spermatozoi,
  • interferire nell’interazione con gli ovociti, ovvero con la penetrazione degli spermatozoi e la successiva fecondazione, legandosi a livello della testa degli spermatozoi.

La presenza di anticorpi può essere causata da:

  • traumi testicolari;
  • pregressi interventi chirurgici.;
  • Infiammazioni (orchiti, flogosi locali testicolari);
  • Varicocele;
  • Torsione testicolare;
  • Infezione dell’apparato genitale;
  • Tumori maligni;
  • Ostruzioni delle vie seminali.

Il test più frequentemente utilizzato è il MAR test, eseguito direttamente su di un campione di liquido seminale: si considera positivo quando sono presenti una quantità di anticorpi antispermatozoo superiore al 50%. Inoltre se la quantità supera il 90%, viene esclusa la possibilità di una gravidanza spontanea.

Quando si può sapere se un ovocita è stato fecondato dallo spermatozoo?

Uno dei primi dubbi sullo spermiogramma ad invadere gli uomini avviene il giorno dopo l’inseminazione, dopo 16/18 ore, quando viene effettuato il controllo delle fecondazioni.

Gli ovociti che presentano due pronuclei, due strutture circolari una di origine materna e una paterna contenenti il materiale genetico, e due globuli polari, sono fecondati regolarmente e sono definiti zigoti. Si distinguono dagli ovociti non fecondati, che non presentano i pronuclei e dagli ovociti fecondati in modo anomalo, che presentano 3 o più pronuclei. Verificata la fecondazione, gli zigoti sono nuovamente riposti negli incubatori.

La probabilità di gravidanza nel percorso di Procreazione Assistita aumenta se il campione di liquido seminale risulta normospermico?

Non è possibile dare una risposta positiva a tale domanda, poiché anche se il campione è normospermico, i risultati dello spermiogramma non sono gli unici determinanti all’ottenimento della gravidanza. L’età della partner, la qualità degli ovociti, la risposta alla stimolazione sono solo alcuni esempi di fattori che contribuiscono o meno al raggiungimento dell’obiettivo. Certo è che il campione non normospermico porta ad una tendenziale diminuzione della probabilità di gravidanza, ma può essere vero anche il contrario! Inoltre non è detto che un campione normospermico dia la certezza assoluta che il percorso si concluderà positivamente con una gravidanza. Concludendo, lo spermiogramma dunque è uno strumento utile a capire quali strade prendere per cercare di aumentare il più possibile la probabilità di ottenere una gravidanza.

 

Una volta utilizzato il liquido seminale per la fecondazione degli ovociti, il restante materiale che fine fa?

Nell’ambito delle tecniche di II livello della Procreazione Assistita, ovvero quelle tecniche che prevedono la fecondazione degli ovociti con gli spermatozoi in Laboratorio, all’esterno dell’apparato riproduttivo femminile, il liquido seminale viene processato in modo tale da ottenere la quantità sufficiente di spermatozoi necessari alla fecondazione. L’eventuale materiale restante, una volta che si è proceduto all’inseminazione degli ovociti, viene smaltito e non può essere utilizzato per nessun’altro scopo o fecondazione.

Dott.ssa Zicchina

 

Cosa succede se il giorno della raccolta del liquido seminale il paziente non riesce a produrlo?

Può succedere che il giorno della raccolta del liquido seminale, il paziente non riesca ad effettuarla per le più disparate motivazioni, prime tra tutte l’ansia della prestazione e, non da meno, lo stress che tutto il percorso della Procreazione assistita provoca. In questi casi, sono possibili le seguenti soluzioni:

  • Se l’esame del liquido seminale viene effettuato a scopo diagnostico, ovvero non durante una stimolazione ovarica della partner in corso, si può annullare l’appuntamento e prenotarne un altro.
  • Se il paziente teme di non riuscire al nuovo appuntamento ad effettuare la raccolta presso il Centro, gli si può consegnare il contenitore, debitamente contrassegnato con il suo nome e cognome, in modo tale che possa provare presso la propria abitazione. Si deve far presente però che necessariamente il campione deve essere con­segnato al laboratorio del Centro entro 1 ora dalla raccolta, e deve essere mantenuta nel percorso una temperatura  il più possibile vicino ai 37 °C.
  • Se la raccolta del liquido seminale viene effettuato durante un trattamento di stimolazione ovarica, il paziente può tornare presso la propria abitazione, qualora la distanza non sia eccessiva, ovvero che permetta di portare il campione prodotto entro un’ora al Centro; può essere aiutato dalla partner ed infine, nell’ipotesi in cui proprio non si riesca a produrre il campione, il Laboratorio dovrà congelare gli ovociti della partner e procedere alla loro inseminazione in un successivo momento.

Durante la raccolta viene accidentalmente persa una parte dell’eiaculato: come ci si deve comportare?

Può succedere che durante la raccolta del liquido seminale una parte dell’eiaculato possa venire persa accidentalmente. E’ necessario comunicare il fatto agli operatori e soprattutto indicare se la frazione persa è la prima, l’intermedia o l’ultima. Il liquido seminale infatti, per le sue caratteristiche risulta suddivisibile in più frazioni ognuna caratterizzate dalla presenza di secrezioni specifiche prostatiche o vescicolari. E’ interessante sapere che la maggior quantità di spermatozoi è presente nella prima frazione dell’eiaculato ed è dunque fondamentale segnalare l’eventuale perdita di tale frazione.

Gli spermatozoi sono “lenti”: quali sono le possibili cause e soluzioni?

Si definiscono “lenti” gli spermatozoi che presentano una motilità progressiva < 32%. Il termine tecnico per indicare tale caratteristica degli spermatozoi è “astenozoospermia”. Le possibili cause possono essere: un’aumentata viscosità del liquido seminale, infezioni acute delle vie seminali, la presenza di anticorpi antispermatozoo e la presenza di alterazioni strutturali e/o metaboliche degli spermatozoi. Possono essere consigliati integratori specifici che contengono: Vitamina E, Selenio, Zinco, L-arginina, L-carnitina, Citrullina, Myoinositolo, Acido folico, Coenzima Q10, Acido Aspartico, N-AcetilCisteina. Il consiglio è di chiedere sempre il parere del medico prima di assumere qualsiasi integratore e di ripetere l’esame del liquido seminale a distanza di 2 3 mesi, dopo la corretta assunzione degli stessi.

Nell’ultima raccolta di liquido seminale si teme che il campione prodotto sia troppo poco: sarà sufficiente per fecondare gli ovociti della mia partner?

L’ipospermia, ovvero la produzione di un volume di liquido seminale inferiore a 1,5 ml, viene comunemente associata a problemi di sterilità: avere un basso volume seminale, infatti, viene collegato a difetti nell’apparato riproduttore maschile, associati ad alterazioni di altri fattori che intervengono sulla qualità e sulla quantità degli spermatozoi.

Bisogna ugualmente tenere presente che spesso ci si trova di fronte a casi in cui un uomo con un volume normale di liquido seminale, ma con una cattiva mobilità e/o morfologia degli spermatozoi, abbia le stesse possibilità di ottenere una gravidanza di un uomo con ipospermia, i cui spermatozoi invece, siano mobili, normoconformati e mostrino un’elevata capacità di fecondazione.

Quindi, essenzialmente gli spermatozoi all’interno del liquido seminale devono essere di buona qualità perché solo così saranno in grado di fecondare gli ovociti della partner.

Non è sufficiente allora un esame per essere sicuri della proprio fertilità? Spermiogrammi fatti a distanza di mesi possono essere tanto differenti l’uno dall’altro?

Bisogna tener conto che i valori che derivano dell’esame del liquido seminale di un uomo sono soggetti a oscillazioni frequenti nel corso della vita. E’ dunque possibile che uno stesso paziente a distanza di pochi mesi, 2 o 3, si trovi con valori refertati differenti. Questo accade perché la spermatogenesi può essere influenzata da molteplici fattori riassunti di seguito:

  • Malattie infettive, ad esempio parotite e tubercolosi;
  • Malattie sessualmente trasmesse;
  • Malattie croniche (diabete, aterosclerosi, insufficienza renale, lupus eritematoso, ipertensione..);
  • Farmaci;
  • Alcol, fumo, droghe;
  • Aumentata temperatura testicolare;
  • Esposizione a metalli pesanti (cadmio, mercurio, boro) e pesticidi;
  • Stress;
  • Varicocele;
  • Anomalie genetiche.

Dott.ssa Zicchina

Tra i rischi della PMA l’età troppo avanzata delle italiane e una legislazione limitante

 

I dati che emergono dal Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita (http://www.iss.it/rpma/) sono abbastanza inquietanti: non solo fotografano un Paese sostanzialmente a crescita zero, ma testimoniano che l’accesso ai trattamenti di procreazione medicalmente assistita avviene da parte del 33,7% di donne over 40. E uno dei rischi della PMA è proprio questo: iniziare l’iter in età troppo avanzata. Ma andiamo per gradi!

 

La legge 40 impone limiti che creano ulteriori problemi alle aspiranti madri in età avanzata

Chi si trova a vivere “il dramma” della fecondazione assistita spesso si rivolge all’Associazione “Luca Coscioni” in cerca di una sponda per creare un fronte comune contro i limiti imposti dalla legge 40 che ancora permangono.

Attualmente gli embrioni non idonei per una gravidanza che non possono essere trasferiti in utero per non danneggiare la salute della donna sono crioconservati presso i centri di procreazione medicalmente assistita senza alcuna destinazione poiché la legge 40 del 2004 ne vieta la distruzione e l’uso per la ricerca scientifica. Lasciare inutilizzata e destinata, nel tempo, alla distruzione in azoto liquido una simile riserva di potenziali informazioni rappresenta non solo uno spreco ma un’amara e ingiusta risposta alle migliaia di persone malate che soffrono aspettando che la ricerca fornisca loro una cura riferiscono dall’Associazione Coscioni.

 

Serve rivedere la legislazione in materia di fecondazione assistita e cercare un figlio prima

Va anche detto che se invece di vietare l’uso degli embrioni ritenuti non idonei alla gravidanza se ne consentisse l’impiego permarrebbe il problema dell’età troppo avanzata di accesso alla fecondazione assistita, perché oggi le aspiranti madri italiane spostano sempre più in là l’età in cui cercare un figlio. Ciò produce un circolo vizioso: il ritardo nella ricerca di un figlio naturale e poi il mancato concepimento fa sì che la richiesta di accesso alla fecondazione assistita avvenga in un’età troppo avanzata. E questo si traduce nell’andare incontro a uno dei rischi della PMA causati proprio dall’età tardiva: ancora una volta mancata gravidanza oppure, nel caso in cui, invece, la fecondazione vada a buon fine, il pericolo di malattie per il nascituro. Così ci spiega la professoressa Giulia Scaravelli responsabile del Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita.

È quindi auspicabile che per abbattere il più possibile i rischi della PMA ci si muova su due fronti: uno legislativo, che consenta un uso non limitato dei propri embrioni, un altro “personale”, ovvero che faccia “ragionare” le coppie sull’opportunità di “mettere in cantiere” un figlio prima in modo che eventuali problemi di fertilità possano essere risolti con più facilità.

 

Gravidanza nel 40% delle donne con problemi di fertilità trattate con isterosalpingografia

 

Ideata agli inizi del Novecento, l’isterosalpingografia è una metodica di indagine dell’apparato riproduttivo femminile che consiste nell’irrorazione delle tube di Falloppio con un mezzo di contrasto iodato al fine di visualizzarle poi ai raggi X.

L’isterosalpingografia era caduta nel dimenticatoio, eppure funziona per la fertilità

Per diversi anni questa tecnica è stata un po’ dimenticata anche se, in realtà, secondo uno studio condotto dal ginecologo Ben Mol docente all’Università di Adelaide (Australia) con la sua équipe, e in collaborazione con gli esperti in medicina riproduttiva, aumenterebbe in modo significativo la percentuale di gravidanze nelle donne con problemi di fertilità.

La ricerca ha messo a confronto l’impiego di due differenti mezzi di contrasto a distanza di mesi su più di mille pazienti: il primo, a base acquosa e il secondo a base oleosa.

 

Lo studio condotto da Mol: il 40% delle donne è rimasta incinta dopo 6 mesi dal trattamento

Gli esiti dello studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, testimoniano che dopo sei mesi dall’isterosalpingografia il 40% delle donne trattate con liquido di contrasto a base di olio di semi di papavero ha avviato una gravidanza, contro il 29% di quelle trattate con liquido acquoso.

 

L’esperto: meccanismo misterioso ma senza effetti collaterali ne fa opzione valida alla fecondazione assistita

“Il meccanismo di azione dell’isterosalpingografia – spiega Mol – non è ancora chiaro, l’unica cosa che sappiamo è che questa tecnica porta benefici, in particolare per le donne che non manifestano altri sintomi curabili.  Serviranno ulteriori studi per approfondire i meccanismi che stanno dietro a queste osservazioni – aggiunge – ma considerando che la tecnica è stata usata per 100 anni senza effetti collaterali, crediamo che sia un’opzione praticabile prima della fecondazione assistita”.

 

L’isterosalpingografia è poco costosa in termini sia economici sia emotivi

Un ulteriore vantaggio del ricorso all’isterosalpingografia riguarda l’aspetto economico: se si considera che la gravidanza è stata ottenuta dal 40% delle donne sottoposte a salpingografia con liquido oleoso, ciò equivale a dire che il 40% delle coppie che incontra problemi di fertilità potrebbe evitare di sostenere gli elevati costi economici ed emotivi legati alla fecondazione assistita.

Cosa sono gli anticorpi antispermatozoo?

Uno dei possibili test di approfondimento diagnostico che può essere effettuato su di un campione di liquido seminale è la ricerca di anticorpi antispermatozoo. L’eventuale presenza sta ad indicare una produzione di anticorpi che vanno a legarsi agli spermatozoi stessi. Si parla di infertilità immunologica: gli anticorpi non riconoscono gli spermatozoi come cellule normali dell’organismo, si legano ad essi alterandone il movimento ed altre funzioni. Nonostante non siano del tutto chiariti i meccanismi con cui gli anticorpi antispermatozoo possano danneggiare la fertilità, gli esperti di procreazione assistita hanno dimostrato come questi anticorpi possano:

  • agire sul movimento, provocando una parziale immobilizzazione degli spermatozoi, rendendo sempre più difficile la loro progressione; gli anticorpi infatti possono legarsi a livello del flagello (coda) degli spermatozoi riducendone la motilità;
  • favorire la comparsa di zone di agglutinazione e di adesione di spermatozoi,
  • interferire nell’interazione con gli ovociti, ovvero con la penetrazione degli spermatozoi e la successiva fecondazione, legandosi a livello della testa degli spermatozoi.

La presenza di anticorpi può essere causata da:

  • traumi testicolari;
  • pregressi interventi chirurgici.;
  • Infiammazioni (orchiti, flogosi locali testicolari);
  • Varicocele;
  • Torsione testicolare;
  • Infezione dell’apparato genitale;
  • Tumori maligni;
  • Ostruzioni delle vie seminali.

Il test più frequentemente utilizzato è il MAR test, eseguito direttamente su di un campione di liquido seminale: si considera positivo quando sono presenti una quantità di anticorpi antispermatozoo superiore al 50%. Inoltre se la quantità supera il 90%, viene esclusa la possibilità di una gravidanza spontanea.

Quando viene deciso di effettuare un approfondimento sul liquido seminale e ricercare gli anticorpi?

Gli operatori che esaminano il liquido seminale possono sospettare la presenza di anticorpi antispermatozoo quando:

  • sono presenti numerose zone di agglutinazione/adesione tra gli spermatozoi
  • ci si trova di fronte ad un caso di infertilità inspiegata
  • in presenza di astenozoospermia, ovvero scarsa motilità degli spermatozoi, non associata a oligospermia (numero ridotto di spermatozoi)

 

Esiste qualche trattamento per ridurre la presenza degli anticorpi antispermatozoo?

Ciò che è possibile, è trattare, quando è nota, la condizione patologica che ha portato alla comparsa degli anticorpi antispermatozoi: spesso i medici consigliano una somministrazione di corticosteroidi al fine di ridurre temporaneamente la quantità degli stessi. Nell’ambito della procreazione assistita, una volta identificata una quantità di anticorpi superiore al 50%, è consigliato adottare la tecnica di II livello, la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo), scavalcando in questo modo, sia la difficoltà della progressione degli spermatozoi, sia il problema della penetrazione degli stessi all’interno dell’ovocita.

Dott.ssa Zicchina

Crescita embrionaria: valutazione di tutto ciò che succede dal prelievo ovocitario al trasferimento embrionario.

 

I trattamenti di II livello della Procreazione Assistita prevedono la fecondazione dei gameti femminili, ovvero gli ovociti, con i gameti maschili, ovvero gli spermatozoi, all’esterno dell’organismo femminile. Perché la crescita embrionaria sia possibile, è dunque necessario che gli ovociti siano prelevati dalle ovaie della paziente, dopo un’opportuna stimolazione ormonale. Successivamente, gli ovociti vengono trasferiti al laboratorio del Centro di procreazione assistita, vengono valutati e messi in fecondazione con gli spermatozoi del partner. Dopo la formazione degli embrioni, si attende il giorno del trasferimento degli stessi nell’utero della paziente.

Le varie fasi dei trattamenti di II livello di Procreazione assistita e che dunque portano alla crescita embrionaria, si possono così riassumere:

  • stimolazione ormonale controllata, secondo un protocollo di stimolazione, per indurre una crescita multipla dei follicoli ovarici che contengono gli ovociti;
  • prelievo degli ovociti per via transvaginale;
  • fecondazione in vitro, presso il Laboratorio
  • coltura embrionaria;
  • trasferimento degli embrioni in cavità uterina.

 

Stimolazione ormonale controllata, in cosa consiste?
La prima fase della crescita embrionaria consiste nella stimolazione ormonale controllata consiste nella somministrazione di farmaci, chiamati gonadotropine o comunemente ormoni, che stimolano la crescita di più follicoli ovarici e la maturazione degli ovociti in essi contenuti. I protocolli di stimolazione ormonale controllata sono numerosi e tutti hanno dunque la finalità di incrementare i livelli nel sangue degli ormoni, per permettere una crescita e maturazione follicolare multipla, sostituendosi in questo modo al naturale processo di selezione fisiologica di un unico follicolo dominante.

A tutt’oggi non è stato identificato alcun farmaco o alcuno schema terapeutico unico, che abbia consentito di ottenere una risposta ovarica e/o dei risultati finali di trattamento nettamente superiori rispetto agli altri.  E’ necessario infatti sottolineare come esista un’ampia variabilità biologica, fra le pazienti che si accostano alla Procreazione assistita, nel rispondere ad un identico stimolo esterno. Questo aspetto, dunque, rende estremamente complessa l’individuazione di trattamenti standardizzati.

L’esperienza dei singoli centri appare il fattore determinante nell’adozione di determinati protocolli, poiché la migliore resa della crescita follicolare multipla, si deve necessariamente correlare con le particolari situazioni operative e con gli standard individualmente raggiunti.

Qualunque strategia si adoperi, gli obiettivi della induzione della crescita follicolare multipla sono:

  • la maturazione di follicoli multipli, morfologicamente e funzionalmente adeguati;
  • il recupero di multipli ovociti di “buona qualità”;
  • la sincronizzazione dello stadio di maturazione dell’endometrio e della crescita degli embrioni.

Prelievo degli ovociti: come avviene?

Il prelievo degli ovociti, chiamato comunemente pick up, avviene 34-36 ore dopo la somministrazione della gonadotropina corionica hCG. Viene eseguito in sala operatoria per via transvaginale sotto guida ecografica, in anestesia locale o lieve sedazione.

A questo punto della crescita embrionaria avviene l’aspirazione del liquido follicolare presente nei follicoli che si sono formati dopo la stimolazione ormonale. Il liquido follicolare, raccolto in apposite provette, viene immediatamente passato al laboratorio. Gli operatori cercano infine gli eventuali ovociti presenti al loro interno.

 

Fecondazione: quando avviene?

Dopo il prelievo ovocitario, gli ovociti recuperati vengono lasciati in incubatori a 37°C e 5-6% CO2 presenti in laboratorio fino al momento della fecondazione. Nel frattempo viene richiesta la produzione del liquido seminale al partner maschile.

Dopo 4/5 ore dal prelievo gli ovociti e gli spermatozoi vengono messi in fecondazione secondo due diverse tecniche: la FIV, acronimo che sta ad indicare la Fecondazione In Vitro (più comunemente conosciuta come FIVET: Fecondazione in Vitro con Embryo Transfer), o la ICSI, ovvero l’Iniezione Intra-citoplasmatica del singolo spermatozoo, all’interno dell’ovocita.

La FIV consiste nel mettere a contatto gli ovociti prelevati con gli spermatozoi del partner precedentemente preparati. Trattasi di ovociti nella loro integrità e che pertanto conservano il complesso di cellule che li circonda. Sarà lo spermatozoo da solo a farsi strada tra le cellule, a penetrare nell’ovocita e a fecondarlo.

La ICSI è una tecnica di micromanipolazione e consiste nell’iniezione di un singolo spermatozoo, selezionato sulla base della morfologia e della motilità, all’interno di un ovocita “maturo” per ottenere la fecondazione. La ICSI presuppone pertanto un ovocita maturo: questo ovocita viene individuato al microscopio a seguito di un processo detto di denudazione e che consiste nella rimozione del complesso di cellule che sta attorno ad esso. Solo gli ovociti che verranno classificati maturi, potranno essere utilizzati per la ICSI. Anche questa procedura avviene al microscopio in apposite piastre.

Dopo l’iniezione, gli ovociti vengono riposti nuovamente negli incubatori e ci rimarranno fino al momento del controllo dell’avvenuta fecondazione.

Dott.ssa Zicchina