L’ovulazione è un mistero per molte donne, nonostante sia un processo fisiologico esclusivamente femminile. Forse perchè è uno dei miracoli che avvengono nel corpo della donna. Ciò che tutte, o quasi tutte, sanno è che l’ovulazione è il periodo del ciclo mestruale in cui la probabilità di rimanere incinta è massima.
Quando avviene l’ovulazione?
L’ovulazione avviene quando una delle ovaie rilascia un ovocita maturo e pronto per essere fecondato. Se la fecondazione non si verifica, l’ovocita viene eliminato durante la mestruazione.
Una parte dell’ovaio, chiamato follicolo, rilascia l’ovocita solo quando è maturo. Dopo il rilascio, l’ovocita viaggia attraverso le tube di falloppio. E’ questo il luogo in cui, eventualmente, avviene la fecondazione.
Ciclo mestruale e ovulazione
Il ciclo mestruale nelle donne dura in genere tra i 28 e i 32 giorni. L’inizio della mestruazione viene solitamente considerato il primo giorno di ciclo mestruale. La maturazione (e il conseguente rilascio) di un ovocita si verifica di solito 12-16 giorni prima della fine del ciclo.
Nel corso della vita, i cicli di ovulazione durano dalla prima mestruazione (menarca) alla menopausa. si presenta per la prima volta solitamente tra i 10 e i 15 anni. Con la prima mestruazione inizia la prima ovulazione e la possibilità di concepire.
L’ovulazione si interrompe dopo la menopausa, solitamente a partire – in media – dai 50 anni di età. Continua, invece, anche se con bassissime possibilità di concepire naturalmente, nel periodo della peri-menopausa.
I segni dell’ovulazione
I segni dell’ovulazione sono numerosi. Durante l’ovulazione il muco cervicale aumenta in quantità e diventa più viscoso a causa dell’aumento dei livelli di estrogeni. Anche la temperatura corporea spesso aumenta. Questo è dovuto al progesterone, un ormone che il corpo femminile secerne quando l’ovocita giunge a maturazione. Poichè le donne generalmente sono più fertili per 2-3 giorni prima che la temperatura raggiunga il massimo, se si è in cerca di un figlio può essere utile utilizzare un termometro per misurare la temperatura basale.
Molte donne provano dolore o indolenzimento all’addome e anche gli episodi di cefalea o emicrania sono frequenti, a causa degli sbalzi ormonali.
Le fasi dell’ovulazione
Si può dire che le fasi dell’ovulazione sono tre:
La fase pre-ovulatoria o follicolare: uno strato di cellule attorno all’ovocita inizia a modificarsi e ad espandersi. Contemporaneamente, il rivestimento interno dell’utero inizia ad ispessirsi.
La fase ovulatoria: vengono secreti degli enzimi che formano una sorta di buco, lo stigma. L’ovocita e la sua rete di cellule attraversano lo stigma e si dirigono verso le tube di falloppio. Questo è il periodo fertile, che solitamente dura 24-48 ore.
La fase post-ovulatoria o luteale: l’ovocita fecondato si impianta nell’utero, mentre quello non fecondato si dissolve nell’arco di circa 24 ore. In questo secondo caso il rivestimento dell’utero, che si era preparato ad accogliere l’ovocita fecondato, inizia letteralmente a decomporsi e si prepara ad essere espulso dal corpo attraverso la mestruazione.
Calendario dell’ovulazione
Un calendario dell’ovulazione può essere utile per identificare i giorni fertili. Se ne trovano numerosi online e sono disponibili anche varie App che aiutano a tracciare il ciclo mestruale. E’ sempre importante prendere nota ogni mese del proprio ciclo, in modo da identificare subito eventuali irregolarità.
Quando pensare alla PMA, la procreazione medicalmente assistita
Problemi nel processo di ovulazione possono portare a difficoltà di concepimento o, in alcuni casi, all’infertilità. Ad esempio, la sindrome dell’ovaio policistico, disfunzioni dell’ipotalamo, eccesso di prolattina.
In generale, quando la gravidanza non arriva dopo un anno di tentativi mirati, ovvero di rapporti sessuali non protetti nei giorni di ovulazione, è necessario fare degli accertamenti. Se dagli esami emergono problemi di fertilità, che possono essere sia maschili, sia femminili o di coppia, potrebbe essere opportuno valutare un percorso di procreazione medicalmente assistita.
La dieta mediterranea e l’attività fisica regolare riducono i danni da inquinamento sulla fertilità maschile.
E’ quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori italiani, pubblicato sulla rivista scientifica European Urology Focus.
Uno studio tutto italiano
Un corretto stile di vita, che comprenda dieta mediterranea ed attività fisica regolare, può migliorare la qualità del liquido seminale nei giovani maschi, anche se sono nati nelle aree più inquinate d’Italia.
Lo rivela lo studio FASt (Fertilità, Ambiente, Stili di Vita) finanziato dal Ministero della Salute all’ASL di Salerno. Vi hanno partecipato numerose Istituzioni, tutte italiane: oltre all’Istituto Superiore di Sanità, CNR ed Enea, anche le università di Brescia, Milano e Napoli Federico II.
E’ il primo studio clinico al mondo sugli effetti della dieta mediterranea e dell’attività fisica sulla fertilità di maschi giovani che vivono in aree ad alto inquinamento.
Il Razionale
Le malattie cronico-degenerative sono aumentate in modo esponenziale nella popolazione generale. Inoltre, anche l’incidenza di tumori nella fascia di età dell’infanzia e dell’adolescenza è maggiore nelle ultime due decadi. Di conseguenza, le nuove generazioni sono più suscettibili alle malattie. Questi fenomeni spostano l’attenzione della ricerca sul fronte riproduttivo, considerando i gameti, in particolare quelli maschili (più sensibili rispetto a quelli femminili agli stress endogeni ed esogeni), il primo bersaglio.
Un progetto lungo oltre due anni
I giovani che hanno partecipato allo studio, durato oltre due anni, vivono in alcune delle zone più inquinate d’Italia. Si tratta dell’area di Caffaro (BS), la Terra dei fuochi in Campania e la valle del Sacco (FR). In questi territori gli indici di salute generale sono più sfavorevoli e hanno un impatto anche sulla salute riproduttiva.
Il campione selezionato inizialmente era di 600 persone. Di queste, 263 hanno completato lo studio. Sono ragazzi giovanissimi (18-22 anni), tutti sani, normopeso, non fumatori, non bevitori abituali. I giovani erano divisi in due gruppi: uno ha seguito per 4 mesi la dieta mediterranea e praticato regolarmente una moderata attività fisica, l’altro no.
Al momento del reclutamento e alla fine dei 4 mesi a tutti soggetti sono stati somministrati questionari (alimentari e stili di vita) ed eseguiti esami ematici di routine, esame del seme (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi), e altri esami per rilevare la presenza, nel sangue e nel liquido seminale, di metalli pesanti e sostanze inquinanti.
Lo stile di vita seguito dalle persone arruolate si basava su una migliore aderenza al modello di dieta mediterranea e sulla pratica di attività fisica.
I risultati
Dallo studio emerge che uno stile di vita corretto, basato su dieta mediterranea e regolare attività fisica, può migliorare la qualità del liquido seminale nei giovani uomini. Ciò avviene nonostante vivano in aree altamente inquinate.
“In soli quattro mesi la qualità dello sperma (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi) e lo stato ossidativo sono risultati significativamente migliorati nel gruppo di intervento a differenza di quello di controllo, in cui sono invece peggiorati. Un dato significativo anche considerando che allo studio hanno partecipato ragazzi in buona salute, con uno stile di vita sano”, ha commentato Stefano Lorenzetti dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinatore dello studio.
La fecondazione in vitro può essere più efficace grazie alla stampa 3D? La risposta l’hanno trovata i ricercatori del dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica dell’Università di Bari guidati da Maria Elena Dell’Aquila. Il loro studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos One.
Lo studio
Grazie all’utilizzo della stampa 3D, i ricercatori hanno ottenuto ottimi risultati sia per la fecondazione assistita nell’uomo, sia per la tutela delle specie animali in via di estinzione. Lo studio, condotto interamente da ricercatori italiani, apre la strada verso interventi di procreazione assistita più efficaci.
I ricercatori hanno utilizzato un approccio bioingegneristico innovativo. Come? Hanno preso le cellule di un modello animale e le hanno incapsulate in microsfere di idrogel, una sostanza composta per la maggior parte di acqua. Questo processo l’hanno condotto mediante tecnologia di stampa 3D, per ottenere strutture per la coltura in vitro. La procedura ha permesso di migliorare la vitalità e il potenziale di sviluppo delle cellule uovo microincapsulate rispetto a quelle coltivate con i metodi convenzionali, che sono in 2D.
Il commento dell’Università di Bari
“Lo studio interdisciplinare ha importanti applicazioni e ricadute nella produzione di embrioni in vitro per la procreazione medicalmente assistita, per l’industria delle produzioni animali, per la propagazione di specie a rischio di estinzione e per la valutazione del rischio da agenti chimici sulla fertilità femminile”, spiega l’Università di Bari in una nota.
La stampa 3D
La stampa 3D è una tecnologia relativamente recente, scoperta alla fine degli anni ’80. Con la stampa 3D solitamente si realizzano oggetti tridimensionali, partendo da un modello digitale. Il modello digitale è a sua volta prodotto con software dedicati e poi elaborato, per poi essere realizzato con tecnologie che possono essere anche molto diverse.
Di solito si sente parlare dell’utilizzo della stampa 3D per la realizzazione di oggetti. Con questo studio, una tecnologia apparentemente fredda e materiale ci mostra quanto possa essere utile anche nella ricerca biomedica. Infatti, l’idrogel utilizzato dai ricercatori è una sostanza composta per la maggior parte di acqua e le microsfere utilizzate nello studio sono state ottenute con la stampa 3D. Quindi, nnon escludiamo che in un futuro prossimo la fecondazione in vitro sia più efficace grazie alla stampa 3D.