La molecola RAC1 è una sorta di interruttore molecolare che trasmette segnali dall’esterno all’interno della cellula, attivando altre proteine. Gli scienziati la conoscono bene perchè è coinvolta in meccanismi biologici che interessano i globuli bianchi e le cellule tumorali. RAC1 potrebbe anche svolgere un ruolo nel dirigere gli spermatozoi verso l’uovo, “annusando” la strada verso il loro obiettivo.
“La competitività della singola cellula spermatica sembra dipendere da un livello ottimale di RAC1 attivo; l’attività RAC1 ridotta o eccessiva interferisce con la capacità di muoversi in avanti in modo efficace”, afferma Alexandra Amaral, scienziata de Max Planck Institute for Molecular Genetics, Berlin e prima autrice dello studio.
I t-sperm avvelenano i loro concorrenti
“Lo sperma con l’aplotipo t riesce a disabilitare lo sperma senza di esso”, afferma Bernhard Herrmann, direttore del MPIMG e dell’Istituto di genetica medica della Charité – Universitätsmedizin di Berlino, e corrispondente autore dello studio. “Il trucco è che l’aplotipo t” avvelena “tutti gli spermatozoi, ma allo stesso tempo produce un antidoto, che agisce solo negli spermatozoi t e li protegge”, spiega lo scienziato. “Immaginate una maratona, in cui tutti i partecipanti si avvelenano con acqua potabile, ma ad alcuni corridori viene dato anche l’antidoto”.
La conclusione dei ricercatori
“I nostri dati evidenziano che gli spermatozoi sono concorrenti spietati”, afferma Herrmann. “Le differenze genetiche possono dare al singolo spermatozoo un vantaggio nella corsa per la vita, promuovendo così la trasmissione di particolari varianti genetiche alla generazione successiva”, afferma lo scienziato.
Fonte: Alexandra Amaral and Bernhard G Herrmann (2021), RAC1 controls progressive movement and competitiveness of mammalian spermatozoa. PLoS Genetics https://www.mpg.de/16367201/0201-moge-not-all-sperm-are-equal-151795-x
Forse un giorno non molto lontano un capello ci dirà se siamo fertili. Questo è ciò che emerge da una ricerca presentata al recente congresso dalla ESHRE, la Società europea di riproduzione umana ed embriologia. La ricerca sembra correlare i livelli di ormone antimulleriano presenti nel capello con quelli nei campioni di sangue.
L’ormone antimulleriano (AMH)
L’ormone antimulleriano (AMH) è un indicatore chiave per valutare come le donne possono rispondere ai trattamenti per la fertilità. La misurazione di questo ormone è diventato un marker importante nella medicina della riproduzione. Infatti, consente di stimare se la risposta della paziente alla stimolazione ormonale sarà normale, scarsa (pochi ovociti) o abbondante (a rischio di sindrome da iperstimolazione).
Come si misura l’AMH
L’ormone antimullerriano attualmente si misura attraverso un prelievo di sangue. I risultati, perciò, sono riferibili al momento in cui viene effettuato l’esame. L’analisi del capello effettuata nello studio presentato al congresso annuale dell’ERSHE, invece, risulta essere meno invasiva e in grado di rappresentare i livelli dell’ormone in modo “più appropriato”, come sostiene il Dottor Sarthak Sawarkar che ha presentato lo studio. Infatti, gli ormoni accumulati nei capelli sono rintracciabili per molte settimane, mentre i livelli di ormoni nel sangue possono cambiare nel corso di alcune ore. Un altro vantaggio del test sul capello è la minore invasività rispetto al prelievo di sangue.
Lo studio presentato all’ESHRE
Lo studio, che è tuttora in corso, al momento include i risultati di 152 pazienti. I capelli e il sangue di queste donne sono stati regolarmente raccolti durante le visite mediche. Contemporaneamente, alle pazienti sono stati contati – attraverso una tecnica a ultrasuoni, i follicoli in via di sviluppo, come ulteriore misura della riserva ovarica.
I ricercatori hanno rilevato livelli di AMH “biologicamente rilevanti” nei campioni di capello, con valori in diminuzione all’aumentare dell’età delle pazienti. “I capelli” – spiegano i ricercatori – “possono accumulare biomarcatori per settimane. Il sangue, invece, è una matrice acuta che rappresenta livelli ormonali momentanei. Mentre i livelli ormonali possono variare rapidamente nel sangue, in risposta a stimoli, quelli presenti nei capelli sono il risultato di accumuli nel corso di settimane. Una misurazione che utilizzi un campione di capelli può rappresentare meglio il livello ormonale medio”.
Fonte: ESHRE – European Society of Human Reproduction and Embriology