Mese: Settembre 2021

L’Italia è uno tra i Paesi europei con il più basso indice di natalità ed è tra quelli in cui l’età media per la prima gravidanza risulta più alta.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità l’infertilità in Italia riguarda circa il 15% delle coppie (1), mentre nel mondo le stime indicano circa il 10-12%. L’infertilità può essere attribuibile all’uomo (infertilità maschile), alla donna (infertilità femminile) o ad entrambi i partner (infertilità di coppia).

Cause di infertilità

Le cause dell’infertilità sono numerose e di diversa natura. Il fumo, l’obesità o l’eccessiva magrezza, diverse sostanze ambientali, la sedentarietà e perfino l’eccessiva attività fisica sono alcuni tra i principali fattori di rischio modificabili, capaci di influenzare la salute sessuale e riproduttiva di un individuo.

Altre cause, invece, sono di natura patologica: ad esempio, le infezioni sessualmente trasmesse. Queste sono una delle cause più frequenti di infertilità.

Tra le patologie correlate all’infertilità nella donna vi sono: alterazioni tubariche, malattie infiammatorie pelviche, fibromi uterini, endometriosi, alterazioni ormonali e ovulatorie. Tra gli uomini, invece, sono frequenti le patologie che alterano la produzione ormonale, riducono il testosterone e modificano la struttura e la funzione del testicolo. Tra queste, ad esempio, il varicocele.

In questi casi è importante intervenire con diagnosi tempestive, cure farmacologiche e terapie adeguate, ma anche e, soprattutto, con la prevenzione e l’informazione.

Ne abbiamo parlato con il Dottor Carlo Torrisi, ginecologo, Responsabile clinico e Direttore Sanitario del C.R.I. (Centro di Medicina della Riproduzione e Infertilità) di Catania.

 

Cos’è l’ovaio micropolicistico? Che complicanze porta?

 

Le infezioni sessualmente trasmesse possono complicare il percorso procreativo? In che modo?

 

L’endometriosi guarisce? Cosa determina nelle donne che ne sono affette?

 

Il varicocele nell’uomo deve essere sempre operato? Perché danneggia la qualità del liquido seminale?

 

(1) Ministero della Salute. Cause di infertilità. https://bit.ly/2TYxghe

La fertilità della donna è un bene prezioso e temporaneo, che va conosciuto e tutelato.

Ogni donna nasce con un numero limitato di follicoli (strutture che contengono gli ovociti), che diminuisce ad ogni ciclo mestruale e si riduce progressivamente fino ad esaurirsi del tutto con la menopausa. Alla nascita le ovaie contengono fino a 1-2 milioni di follicoli, alla pubertà ne rimangono circa 500.000 e di questi solo 500 matureranno fino allo stato di ovuli durante la vita di una donna.

Questo significa che la fertilità di una donna è strettamente legata all’età: risulta massima tra i 20 e i 30 anni, subisce poi un calo graduale intorno ai 32 anni e un rapido declino dopo i 37. Inoltre, con il passare del tempo diminuisce anche la qualità degli ovociti, con un aumento percentuale delle alterazioni cromosomiche.

Il ricorso alla PMA

L’aumento dell’età in cui si decide di avere un figlio e quindi l’aumento del rischio di infertilità, hanno portato negli ultimi anni a un ampio ricorso da parte delle coppie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Da quanto emerge dall’ultimo rapporto CeDAP – Analisi dell’evento nascita – Anno 2019 redatto dal Ministero della Salute, 3,06 gravidanze ogni 100 sono frutto della PMA.

Le domande delle pazienti

L’informazione e la prevenzione sono fondamentali in tema di fertilità. Le donne con difficoltà di concepimento spesso arrivano dal ginecologo con ancora molti dubbi e domande.

Ne abbiamo parlato con il Dottor Carlo Torrisi, ginecologo, Responsabile clinico e Direttore Sanitario del C.R.I. (Centro di Riproduzione e Infertilità) di Catania.

 

La regolarità del ciclo è sempre un segno che l’ovulazione è avvenuta?

 

Che significato hanno i dosaggi dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) e dell’ormone antimulleriano (AMH)?

 

A che età diminuisce la fertilità di una donna?

 

La fertilità di una donna si può migliorare? E se sì in che modo?

 

Il fumo altera la fertilità nella coppia?

 

Perché dimagrire serve ad aumentare la fertilità? 

 

La salute riproduttiva inizia da bambini. Nel periodo tra l’infanzia e l’adolescenza, infatti, si verificano numerose trasformazioni sia fisiche sia psicologiche prima di giungere alla maturità sessuale.

Tali cambiamenti possono favorire disturbi del sistema riproduttivo e determinare, in età adulta, difficoltà di concepimento se non addirittura infertilità, soprattutto se associati a stili di vita scorretti (ad esempio il fumo di sigaretta, il consumo di alcool, un regime alimentare non equilibrato, il sovrappeso, la sedentarietà).

I maschi, tuttavia, a differenza delle femmine, non hanno l’abitudine di sottoporsi a visite specialistiche periodiche a scopo preventivo e spesso si trovano ad affrontare un problema di salute riproduttiva quando, da adulti, decidono di avere dei figli e incontrano difficoltà di concepimento.

Da anni la Società Italiana di Andrologia (SIA) ha lanciato l’allarme, sottolineando che le cause maschili di infertilità sono troppo spesso trascurate e che negli ultimi trent’anni l’infertilità maschile è raddoppiata.

Il primo passo è rivolgersi all’andrologo e ne abbiamo parlato con il Dottor Emilio Italiano, Specialista Urologo, Andrologo, Consulente Sessuologo.

Chi è l’andrologo?

L’Andrologia deriva dalla parola greca aner (uomo) e logos (discorso) ed è la branca della medicina che focalizza i propri studi sulla salute maschile, con particolare riferimento alle disfunzioni dell’apparato riproduttore e urogenitale. Rappresenta pertanto lo specialista del maschio e l’analogo del ginecologo per la donna.

Negli anni, grazie a campagne di sensibilizzazione dedicate e all’attualità dei temi che tratta, l’Andrologia si è ritagliata uno spazio sempre più adeguato ed i giovani, ma spesso anche i genitori, sono sempre più attenti alla valutazione delle problematiche andrologiche e ad effettuare visite di prevenzione.

Il benessere del maschio per l’OMS

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’infertilità maschile rappresenta un’autentica patologia e come tale richiede di essere diagnosticata ed affrontata in maniera scrupolosa e tempestiva (1). Tuttavia, la mancanza, anche nei Paesi industrializzati, di politiche di prevenzione andrologica e di valutazione della salute riproduttiva, specie negli adolescenti e nei giovani-adulti, è frequentemente responsabile di una diagnosi tardiva o inappropriata di infertilità da fattore maschile, potenzialmente reversibile se adeguatamente e precocemente riconosciuta.

Infertilità di coppia

Quando parliamo d’infertilità di coppia definiamo l’assenza di concepimento dopo un anno di rapporti non protetti. A questo punto, come è correttamente indicato nelle Linee Guida delle Società Scientifiche, ognuno dei due partner comincia un iter di studio separato che mira a identificare eventuali problematiche. Per il maschio la visita andrologica è la base dello studio e solo in un secondo tempo si effettuerà un esame seminologico (o spermiogramma) che valuta la ‘qualità del seme’ (numero, motilità, morfologia) e ogni altro accertamento necessario.

La visita andrologica

La visita andrologica, come per ogni altra visita specialistica, comincia da una corretta anamnesi per indagare poi su eventuali anomalie alla nascita o nel percorso di sviluppo del maschio. Successivamente, si esplorerà sulla presenza di eventuali anomalie nella fase della pubertà e nel periodo successivo.

Così come per le femmine è ben noto il menarca, allo stesso modo per il maschio esiste lo spermarca definito come l’inizio dello sviluppo della spermatogenesi nei testicoli dei maschi a partire dalla pubertà. Essa sancisce il passaggio all’età adulta e ne inizia la possibilità di riprodursi.

Da un punto di vista fisiologico è dovuto alla ripresa della produzione del testosterone da parte delle cellule di Leydig dei testicoli, cellule che erano rimaste ‘addormentate’ dopo i primi mesi dalla nascita e che riprendono la loro funzione. Compaiono pertanto anche i caratteri sessuali secondari: la crescita dei peli pubici, di quelli ascellari e del volto, il cambio del tono della voce, l’aumento del volume testicolare e del pene e altro ancora.

L’esame obiettivo completerà la parte più importante dell’inquadramento del maschio.

Possibili patologie

La visita spesso può identificare una causa molto comune di riduzione della fertilità del maschio: il varicocele, che altro non è che la presenza di vene varicose del plesso pampiniforme. Circa il 10-15% di tutti gli uomini hanno un varicocele, la maggior parte sono asintomatici e molti non sono associati a sterilità o sintomi. Altre volte è possibile che il varicocele dia una chiara sintomatologia dolorosa o di “pesantezza” nell’emiscroto sinistro, specie dopo prolungata stazione eretta o attività sportiva intensa.

La diagnosi è clinica (basta cioè un corretto esame obiettivo) e valuta il varicocele in tre gradi: quello di I grado è palpabile solo con manovra di Valsalva (spingere con l’addome l’aria verso il basso), il II grado è palpabile senza Valsalva e il grado III è un varicocele di grandi dimensioni che è visibile ad occhio nudo anche senza palpazione.

Tra le altre cause ricordiamo:

  • Prostatiti: un processo infiammatorio della ghiandola prostatica che altera la qualità del secreto prostatico e la produzione degli spermatozoi.
  • Malattie a trasmissione sessuale: i microrganismi possono interferire con la vitalità e la produzione degli spermatozoi, nonché con la qualità del secreto prostatico e vescicolare.
  • Criptorchidismo: la mancata discesa nello scroto dei testicoli che induce la perdita della funzione produttiva degli spermatozoi.
  • Disfunzioni ormonali: i disordini della regolazione ipotalamico-ipofisario-testicolare altera gli equilibri necessari alla stimolazione ormonale degli organi produttori; tali disordini possono essere dovuti a fattori endogeni e talvolta all’azione di alcuni farmaci.
  • Farmaci: oltre quelli interferenti con la regolazione ormonale, altri farmaci hanno azioni tossiche più o meno dirette, soprattutto nelle assunzioni a medio-lungo periodo.
  • ed altro.
Conclusioni

Un fattore maschile, tra cause maschili dirette e quelle miste, è ormai presente nel 60% circa delle coppie infertili. È quindi importante iniziare precocemente l’analisi del partner di sesso maschile, nell’ambito di una valutazione di coppia, per evitare inutili o inappropriate terapie o indagini invasive nella donna.

La maggior parte degli interventi terapeutici si basa sullo stato di fertilità di entrambi i partner, e non può essere intrapreso un adeguato counseling di una coppia infertile finché entrambi i partner non siano stati valutati approfonditamente.

Dr Emilio Italiano
Urologo-Andrologo

 

Bibliografia

  1. Rowe P.J., Comhaire F.H., Hargreave T.B., et al. WHO manual for the standardized investigation, diagnosis and management of the infertile male. World Health Organization, Geneva, 2000.
  1. Emanuele Jannini, Andrea Lenzi e Mario Maggi, Sessuologia medica II ed.: Trattato di Psicosessuologia, medicina della sessualità e salute della coppia, Edra, 16 gennaio 2017.