Dal 30 dicembre la Procreazione Medicalmente Assistita diventa una prestazione del Servizio Sanitario Nazionale, essendo stata inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Si aprono nuove opportunità per numero più ampio di coppie, che potranno accedere alle tecniche di fecondazione assistita, sia omologa sia eterologa.
Un’opportunità per molte coppie
Con l’entrata in vigore del nuovo Decreto tariffe che aggiorna i LEA un maggior numero di aspiranti genitori potrà accedere alle tecniche di fecondazione assistita, sia omologa sia eterologa e molte coppie che finora sono state frenate dai costi della PMA, possono rivolgersi al Servizio Sanitario Nazionale per provare ad avere un figlio.
PMA e LEA
LEA significa Livello Essenziale di Assistenza, ed è l’elenco delle prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale, tramite le Regioni, è tenuto a garantire ai cittadini italiani. Le prestazioni sono erogate uniformemente su tutto il territorio nazionale, gratuitamente o a fronte del pagamento di un ticket, indipendentemente dalla propria residenza.
Dal 1° gennaio 2024 anche le prestazioni di PMA Procreazione Medicalmente Assistita, sia omologa che eterologa, rientrano nei LEA. Pertanto, ogni cittadino ha diritto a ricevere la prestazione dove ritiene più opportuno. Non deve richiedere alcun un tipo di autorizzazione, dovrà solo rivolgersi alla struttura pubblica o privata convenzionata che lo voglia accogliere per erogare la prestazione che richiede.
Cosa cambia
L’inclusione delle tecniche di PMA tra le prestazioni garantite dai nuovi LEA comporta l’implementazione di diverse direttive per la gestione di questo servizio su tutto il territorio nazionale.
Le principali sono:
La PMA, sia omologa che eterologa, passa dal regime di ricovero a prestazione puramente ambulatoriale. Potrà essere effettuata in regime di ricovero solamente per giustificati motivi
Si è stabilito un limite di età di 46 anni, sia per la PMA omologa sia per l’eterologa. Entro questo limite di età le donne avranno diritto a fino a sei tentativi, nessuna tecnica è esclusa
Si possono fare 6 tentativi, con tecniche di PMA sia omologa sia eterologa, di primo e di secondo livello. Tutti i tentativi precedenti al 30 dicembre 2024, sia con PMA omologa sia con eterologa, non verranno considerati
Il costo del ticket sarà uguale in tutte le Regioni (38,00 €). Il Decreto prevede un contributo del cittadino solo per il reperimento dei gameti, ovociti o spermatozoi eterologhi che, per il momento, può essere diverso da Regione a Regione, in attesa di nuove regole per avere un contributo uguale per tutti
In Italia occorrono più strutture
L’entrata della PMA nei nuovi LEA è una buona notizia per le coppie che non riescono ad avere un figlio e che decidono di affidarsi alla medicina della riproduzione.
Tuttavia, al momento nel nostro Paese non è possibile garantire l’accesso alle tecniche di PMA in modo omogeneo sul territorio nazionale.
Infatti, esistono ancora delle lacune da colmare in termini di numero di centri, qualità e sicurezza dei servizi offerti.
In particolare:
La maggior parte dei centri pubblici si trova in alcune regioni del Nord(Lombardia, Liguria, Friuli-Venezia Giulia) e del Centro (Marche);
I centri privati in quasi tutte le regioni del Sud e in alcune del Nord(Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna) e del Centro(Lazio);
Infine i centri privati convenzionati si trovano quasi esclusivamente in Lombardia (10) e in Toscana (5).
Già in passato la SIRU, Società Italiana Riproduzione Umana, si era espressa tramite la Presidente Paola Piomboni: “In larga parte del territorio non sussistono strutture sufficienti a garantire alle coppie, in tempi ragionevoli, di poter accedere ai servizi con pagamento a carico del Ssn. Ciò in quanto i centri pubblici che hanno finora eseguito una percentuale del 42% dei cicli (comprendendo quelli della Lombardia e Toscana, mentre alcune regioni del Centro-Sud eseguono percentuali di cicli inferiori al 15%) non potranno assorbire l’intera domanda regionale, a meno che non siano affiancati da un privato convenzionato che finora in gran parte delle regioni è assente”.
La SIRU stima che il numero di cicli di PMA possa quasi raddoppiare. Di conseguenza, il numero di bambini nati con la PMA potrà superare il 5% delle nascite nella popolazione generale, a fronte dell’attuale 4,2.
Lo screening ha rappresentato la terza fase di un ampio progetto di prevenzione e sensibilizzazione sul tema dell’infertilità nei giovani.
La fertilità non è scontata
Le infezioni sessualmente trasmesse, insieme ad alcuni disturbi del sistema riproduttivo, sono tra gli elementi – spesso asintomatici – che possono avere un impatto anche importante sulla fertilità e sulla salute riproduttiva e impedire la realizzazione dei sogni di molti ragazzi.
“L’infertilità è un problema ancora troppo sottovalutato che riguarda uomini e donne – ha commentato la Dr.ssa Maxia – intorno al quale non esiste ancora una vera cultura della prevenzione.”
I risultati
“L’adesione alla prima fase di screening è stata ampia, hanno partecipato 116 tra ragazzi e ragazze.” Ha commentato la Dr.ssa Maxia. “Il loro interesse per una tematica così “da grandi” e importante come la fertilità è andato oltre le nostre aspettative ed è segno della necessità di parlarne ancora in futuro. I nostri giovani sono disposti ad imparare, a formarsi, ad assumersi delle responsabilità sul proprio futuro, molto più di quanto si pensi.
“I primi risultati emersi dallo screening, confermano l’importanza di mettere in atto campagne di screening precoce della fertilità”, sottolinea la Dottoressa Maxia
Il 56% dei ragazzi tra i 16 e i 25 anni presenta una morfologia degli spermatozoi inferiore alla media, mentre nelle ragazze della stessa età il 54% non ha mai effettuato un pap test.
I risultati dello screening maschile
“Il 56% dei ragazzi presenta una morfologia degli spermatozoi inferiore alla media, ma non solo: nel 58% dei casi anche l’integrità del DNA spermatico è borderline, quindi non scevra da frammentazione, in alcuni casi anche ridotta e compromessa – spiega la dr.ssa Maxia.
Si tratta di percentuali importanti, considerata la giovane età del campione. Sono dovute probabilmente a fattori ambientali, ma anche e soprattutto a stili di vita che prevalgono nei giovani di tale fascia d’età (fumo, droghe, alcool, alimentazione non equilibrata, sedentarietà, ecc…). Queste cattive abitudini potrebbero avere un impatto anche molto significativo sia sulla salute riproduttiva dei giovani sia sulla natalità del futuro, già particolarmente bassa nel nostro Paese”.
Infatti, le due condizioni emerse possono compromettere la fertilità, quindi la possibilità di diventare genitori. “In molti casi, tuttavia, se individuate precocemente, possono essere migliorate e talvolta, qualora siano causate da patologie specifiche come il varicocele o infezioni e/o infiammazioni, anche risolte.
Altri dati emersi
Lo screening maschile è stato effettuato attraverso spermiogramma con capacitazione e test di frammentazione del DNA tramite l’utilizzo di acido ialuronico (secondo le linee guida WHO 2021) e visita uro-andrologica. Tra gli altri dati emersi si osserva che:
il 46% presenta delle agglutinazioni degli spermatozoi nel liquido seminale.
il 30% dei ragazzi presenta un volume di liquido seminale anomalo (o inferiore a 1,4 ml o superiore a 4,5 ml).
il 34% ha una viscosità del liquido seminale aumentata.
“Tutti i parametri presi in considerazione, ovvero morfologia e DNA degli spermatozoi, presenza di agglutinazioni, volume e viscosità del liquido seminale sono cruciali per determinare sia il livello di fertilità, sia la qualità degli spermatozoi – continua la dottoressa Maxia -.
Fare prevenzione, curando questi parametri del liquido seminale alterati, vuol dire riabilitare il ragazzo alla ‘via del ripristino della fertilità’”.
I risultati dello screening femminile
Per quanto riguarda le ragazze, per le quali lo screening è consistito in una visita ginecologica con ecografia, i dati più significativi emersi sono caratterizzati da luci e ombre:
il 54% non ha mai eseguito un pap test;
solo il 54% ha effettuato il vaccino per l’HPV;
l’81% utilizza un contraccettivo durante i rapporti sessuali dimostrando consapevolezza rispetto alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, uno dei fattori di rischio di infertilità femminile in età giovanile.
Investire sulla preservazione della fertilità
Formare ed educare le giovani generazioni a prendersi cura della propria salute significa crescere donne e uomini responsabili e consapevoli del fatto che il tempo dedicato alla prevenzione non è perso, anzi, è tempo investito sul proprio futuro.
Non si può perdere nemmeno un’occasione per andare loro incontro in questo senso. Per questo, stiamo definendo nuove attività per il futuro, che siano anche occasioni di confronto per parlare di tutte le tematiche inerenti alla prevenzione dell’infertilità, in particolare sull’impatto dello stile di vita, che non è solo alimentazione e attività fisica, ma è anche abitudini sessuali, uso di integratori, abuso dei device elettronici.
“Salvaguardare la fertilità significa anche favorire la natalità e tutelare il futuro stesso della nostra società. Per questo è importante continuare a sensibilizzare e informare su questo tema a partire dai ragazzi più giovani, così da individuare eventuali problemi il prima possibile e, se presenti già in modo importante, il rivolgersi a un centro PMA per il così detto ‘social freezing’ – consiglia la dottoressa Maxia.
Il social freezing consiste nel congelare i propri gameti, sia per prevenzione sia se già compromessi (oligo-asteno-teratozoospermia, azospermia, ridotta riserva ovarica, endometriosi, ecc.), in modo da avere una piccola scorta in caso di bisogno futuro.
Come avviene il percorso dell’ovodonazione eseguito, ad esempio, in Spagna o in Grecia? Ce ne parla la Dottoressa Michela Benigna, ginecologa, Direttrice Internazionale di Institut Marqués, esperta di fecondazione eterologa con ampia esperienza sia in Italia sia all’estero.
Ovodonazione “a fresco”: la preparazione
Diversamente da quanto accade in Italia, in Paesi come ad esempio la Spagna o la Grecia ci sono le donatrici di ovociti “a fresco”. Quindi, il percorso può avvenire “sincronizzando” la mestruazione della paziente con quella della donatrice, pur trovandosi le due donne in luoghi anche molto lontani. Questo avviene attraverso l’assunzione di una pillola anticoncezionale per 3-4 settimane, in modo che entrambe possano sospendere la pillola nello stesso momento.
Dopo 3-4 giorni, ad entrambe tornerà la mestruazione da sospensione di pillola: a quel punto, la paziente inizierà la preparazione dell’endometrio, che dovrà risultare trilaminare e raggiungere uno spessore di almeno 6 millimetri. A quel punto, continuerà la terapia e aspetterà che la donatrice – che sta facendo la sua stimolazione ovarica – sia pronta per il prelievo ovocitario.
Pick-up e inseminazione
La clinica, nel frattempo, avrà programmato il prelievo ovocitario della donatrice e la coppia dovrà essere pronta nel giro di 2-3 giorni a recarsi nella clinica estera. Il partner maschile, il giorno del pick-up della donatrice, potrà lasciare il campione seminale e la mattina stessa i biologi potranno procedere con l’inseminazione degli ovociti.
La mattina successiva si saprà quanti embrioni iniziali avremo dopo la fecondazione e al quinto giorno la Signora potrà eseguire il trasferimento della blastocisti a fresco.
I vantaggi della fecondazione “a fresco”
La differenza sostanziale tra ciò che avviene in Italia e all’estero sta nel fatto di poter disporre di donatrici. Perciò, è possibile fare un percorso di ovodonazione tutto “a fresco”, quindi con ovocita o blastocisti a fresco.
I vantaggi sono che l’ovocita fresco ha tendenzialmente sempre una resa migliore e, in termini assoluti, il trasferimento di una blastocisti a fresco ha sempre un 5% in più di successo inteso come test di gravidanza positivo rispetto al transfer di una blastocisti congelata.
Anche all’estero talvolta le cliniche lavorano con ovociti congelati delle donatrici. Si tratta di donatrici che hanno fatto prima un loro ciclo di stimolazione, hanno eseguito pick-up e i biologi hanno proceduto con la vitrificazione.
In questo caso non c’è bisogno di sincronizzare il ciclo tra ricevente e donatrice, ma direttamente in base alla disponibilità dei pazienti e della clinica si potrà programmare il transfer in base alla settimana in cui i pazienti sono maggiormente disponibili e quindi con un preavviso decisamente maggiore, normalmente di 7-8 giorni.
L’importanza del laboratorio
La resa degli ovociti vitrificati in loco è quasi pari a quella a fresco e naturalmente in questo caso dipende dal laboratorio stesso perché, come ben sappiamo, il laboratorio è il cuore del nostro mestiere ed è quello che realmente poi fa la differenza tra una clinica e l’altra. Quindi naturalmente se il laboratorio di quella clinica è particolarmente buono sì che il tasso di fecondazione il tasso di blastocisti e la qualità delle stesse sarà come se avessero utilizzato degli ovociti a fresco.
Gli svantaggi di recarsi all’estero
Gli svantaggi per chi si reca all’estero sono tendenzialmente di tipo organizzativo, perché ci si deve organizzare con quella che è la vita di tutti i giorni.
D’altro canto, le cliniche estere tendenzialmente sono aperte tutto l’anno, ci si può organizzare e sfruttare anche i periodi di vacanze. Questo permette ai pazienti di poter vivere un percorso come questo, che è particolarmente stressante, in un periodo dell’anno dove almeno il resto della vita può essere messo in standby per qualche giorno.
Come si svolge il percorso dell’ovodonazione in Italia? Come sappiamo, in Italia non ci sono donatrici disponibili ed è per questo che per le cliniche di PMA è necessario rivolgersi dalle banche estere, principalmente in Spagna e in Grecia.
Per fare chiarezza ne abbiamo parlato con la Dottoressa Michela Benigna, ginecologa, Direttrice Internazionale di Institut Marqués, esperta di fecondazione eterologa con ampia esperienza sia in Italia sia all’estero.
Come funziona l’ovodonazione in Italia?
L’ovodonazione in Italia risente dell’assenza di donatrici. Tuttavia, ogni clinica può rivolgersi all’estero e approvvigionarsi o di ovociti o eventualmente può importare direttamente le blastocisti.
Come avviene l’importazione degli ovociti?
Per quanto riguarda il percorso dell’ovodonazione con ovociti vitrificati, la clinica italiana spiega alla coppia come avviene il percorso dell’ovodonazione, richiede le caratteristiche fisiche, la fotografia, i gruppi sanguigni alla coppia che vuole intraprendere il percorso dell’ovodonazione e le invia alla banca estera che, a quel punto, propone la donatrice. Quando il medico che ha in cura la coppia accetta la donatrice proposta, si conferma il lotto di ovociti che vuole importare.
Normalmente si possono importare Lotti di 4, 6, 8 o 10 ovociti. Questo dipende sia dal numero di embrioni si vogliono formare, sia dalla qualità del campione seminale del partner. Inoltre, occorre considerare anche se la coppia vuole o meno eseguire diagnosi preimpianto nel percorso di ovodonazione. A quel punto la banca estera e la clinica italiana si mettono d’accordo per la data in cui importare gli ovociti.
Cosa succede quando gli ovociti arrivano in Italia?
Una volta che gli ovociti sono arrivati nella clinica italiana, la paziente può iniziare la preparazione endometriale con la prima mestruazione successiva. Normalmente la preparazione endometriale avviene in maniera farmacologica utilizzando gli estrogeni e la somministrazione inizierà dal primo giorno del ciclo.
A distanza di 7-9 giorni dall’inizio della terapia si esegue un’ecografia transvaginale per verificare lo stato dell’endometrio, che deve avere uno spessore di almeno 6 mm e struttura trilaminare. A quel punto si può programmare lo scongelamento degli ovociti. Il giorno dello scongelamento degli ovociti, il partner maschile si reca alla clinica per rilasciare il campione seminale in modo che il laboratorio possa effettuare la fecondazione in vitro.
Dopo la fecondazione in vitro: gli aspetti delicati
Il giorno successivo alla fecondazione in vitro sapremo il numero degli embrioni iniziali che si sono formati. Gli embrioni rimangono in coltura fino al quinto giorno di sviluppo, prima di procedere con il trasferimento della blastocisti migliore. Le blastocisti in sovrannumero vengono congelate.
Che cosa sappiamo della resa di questa tipologia di percorso? L’ovocita è una cellula molto delicata e il tasso di sopravvivenza allo scongelamento degli ovociti è intorno all’85-89%. Dobbiamo quindi tenere in conto che allo scongelamento purtroppo non tutti gli ovociti potranno essere inseminati.
Come avviene l’importazione delle blastocisti?
L’importazione delle blastocisti prevede un altro percorso. Si inizia congelando il campione seminale del partner maschile nella clinica italiana e trasportandolo nella clinica estera dove viene eseguita la selezione della donatrice. Una volta confermata dal medico che ha in carico la coppia ricevente, la donatrice inizia la stimolazione ovarica, al termine della quale va a fare il prelievo ovocitario. A quel punto, il campione seminale arrivato dall’Italia nella clinica estera viene utilizzato per l’inseminazione degli ovociti donati e le blastocisti che si formano vengono congelate.
La blastocisti rientra quindi nella clinica italiana insieme a tutte le informazioni relative agli esami eseguiti sia sulla donatrice sia sulle blastocisti. Una volta che le blastocisti arrivano in Italia, con la successiva mestruazione la donna ricevente può iniziare la preparazione endometriale.
L’impianto della blastocisti
Da questo punto in poi, il percorso coincide essenzialmente con il precedente. Anzitutto, si procede con l’ecografia transvaginale per verificare che l’endometrio sia pronto per eseguire il transfer, si programma il transfer e 5 giorni prima, verrà aggiunto il progesterone, che modifica l’endometrio e lo rende idoneo e pronto per accettare la blastocisti che andremo a trasferire.
Ovociti o blastocisti? Pro e contro
Il tasso di sopravvivenza delle blastocisti allo scongelamento è decisamente più elevato rispetto a quello degli ovociti, perché ha un tasso di sopravvivenza quasi del 99%. Quindi, molti centri ultimamente si sono convertiti al percorso dell’ovodonazione con questo sistema, perché si ha una resa migliore del tasso di successo inteso come test di gravidanza positivo. Qual è il risvolto negativo di questo tipo di seconda opzione? Vale per quelle coppie in cui non si ha un fattore maschile, dove la qualità del campione seminale è buona; di conseguenza, sia il congelamento sia lo scongelamento del campione seminale non riduce il tasso di fecondazione quindi di formazione delle blastocisti, della loro qualità. Naturalmente, nei casi in cui la qualità spermatica è ridotta, è meglio che si importino gli ovociti, in maniera tale da avere una resa migliore.
Quindi non esiste a priori un sistema migliore tra i due, il percorso da intraprendere va valutato dal medico ha in cura la coppia, in base alla situazione particolare personale di ciascuna.
Una delle fasi più delicate dell’ovodonazione, o fecondazione eterologa con donazione di gameti, è la selezione della donatrice. Ricordiamo che una donna è idonea ad essere donatrice di ovociti solo dopo aver superato tutte le prove previste dall’iter diagnostico.
Per fare chiarezza ne abbiamo parlato con la Dottoressa Michela Benigna, ginecologa, Direttrice Internazionale di Institut Marqués.
Come viene selezionata la donatrice?
La legge europea prevede di selezionare la donatrice in base alle caratteristiche fisiche della coppia che riceve l’ovocita. Di conseguenza, nei centri di PMA la coppia solitamente compila un modulo in cui deve indicare alcune caratteristiche dei partner.
Queste, generalmente, sono: il gruppo sanguigno, la razza, il colore degli occhi, colore dei capelli e la texture, ovvero se sono lisci, ondulati o ricci, la carnagione – bianca o olivastra – della pelle.
In alcuni Centri si richiede anche una foto in primo piano, perché a parità delle caratteristiche indicate prima, si ricerca una somiglianza anche con la forma del naso, degli occhi, della bocca.
La selezione spetta ai medici che si occupano delle donatrici e che, quindi, possono individuare la persona più idonea, più compatibile con la coppia ricevente. La pratica è regolata in Italia dalla Legge 40/2004 e modifiche successive, che dal 2014 hanno reso legale la fecondazione eterologa nel paese.
In cosa consiste il matching genetico?
Durante il processo di selezione della donatrice, sempre più spesso si richiede anche un test genetico al partner maschile che analizza 200-600 geni di malattie genetiche recessive. Questo test è utile perché ognuno di noi è portatore di almeno una o due mutazioni genetiche; di conseguenza, una volta determinate quelle del partner maschile e identificata la donatrice compatibile alla coppia, si procede con il matching genetico.
Perché è utile?
In questo modo si può escludere che, casualmente, quella donatrice sia portatrice di una o più mutazioni uguali a quelle del partner maschile e di conseguenza annullare quello che è il rischio minimo che ogni coppia può avere di generare dei figli con patologie genetiche recessive.
L’ovodonazione è una tecnica di fecondazione assistita di tipo eterologo, che utilizza ovociti esterni alla coppia per ottenere una gravidanza. Questo metodo viene utilizzato quando la ricevente non può utilizzare i propri ovociti per diverse ragioni, ad esempio la menopausa precoce o una patologia che sia causa irreversibile di sterilità. La pratica è regolata in Italia dalla Legge 40/2004 e modifiche successive, che dal 2014 hanno reso legale la fecondazione eterologa nel Paese.
Il coinvolgimento di una persona esterna alla coppia è un aspetto che può generare preoccupazione e timori. Uno di questi riguarda il processo che porta una donna a diventare donatrice.
Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Michela Benigna, ginecologa, Direttrice Internazionale di Institut Marqués.
Quali sono i requisiti per diventare donatrice?
Per ottenere l’idoneità ad essere donatrice è necessario sottoporsi a una serie di test e possedere alcuni requisiti ben precisi.
L’età
Il primo requisito è l’età: le donatrici sono ragazze giovani che hanno tra i 18 e i 34 anni e 364 giorni, che è il periodo in cui la fertilità femminile è al massimo. Per questo motivo, la legge lo ha definito come ideale per essere donatrice di ovociti.
Profilo psicologico
L’iter prosegue con i test psicologici e la consulenza psicologica. Si delinea il profilo psicologico della ragazza e, attraverso la raccolta dell’anamnesi familiare, si esclude la presenza di patologie psichiatriche. Queste ultime, pur non avendo un carattere genetico, hanno un carattere familiare; perciò, l’assenza di tali patologie è un requisito indispensabile.
Valutazione della riserva ovarica
Superati i primi due step si prosegue con la valutazione della riserva ovarica, attraverso il dosaggio degli ormoni antimulleriano, LH, FSH ed estrogeni e si va a fare la conta dei follicoli antrali. Infatti, non è detto che una ragazza giovane abbia per forza una riserva ovarica tale da poter essere donatrice.
Esami genetici
Seguono gli esami genetici. Oltre al cariotipo, ultimamente si effettua anche lo studio genetico dei sei geni per le malattie recessive a maggior incidenza: che sono l’Alfa e la Beta talassemia, l’X fragile, la fibrosi cistica, la distrofia muscolare e la sordità non congenita. Naturalmente le potenziali donatrici devono risultare negative.
Stato di salute generale
Poi si valuta lo stato di salute generale, per escludere la presenza di patologie quali ad esempio un diabete di tipo insulinodipendente, problemi di pressione, problemi cardiaci, respiratori gastrointestinali. Questa valutazione viene fatta con un esame obiettivo, quindi con una visita in presenza, completata da esami ematochimici. Durante la visita i colleghi raccolgono l’anamnesi familiare della ragazza, per escludere la presenza di altre patologie a carattere genetico o a predisposizione familiare che nella progenie tendono a svilupparsi in età sempre più precoce. Se emergono elementi in tal senso, l’iter diagnostico viene interrotto.
Esami infettivi
Infine, come per i donatori di sangue, si eseguono gli esami infettivi, quindi epatite B, C, HIV e sifilide, non solo ricercando gli anticorpi ma anche andando a fare l’analisi PCR. L’obiettivo è escludere la presenza del virus nel DNA o nell’RNA.
Solo dopo aver superato tutte queste prove, la ragazza riceve un certificato di idoneità per essere realmente una donatrice di ovociti.
Come saranno i giovani del futuro? Sanno già cosa vogliono dalla vita, non solo dalla professione? E conoscono l’importanza della prevenzione e della preservazione della propria salute riproduttiva?
I giovani: futuro in coppia, con figli
Al 1° gennaio 2024 i residenti in Italia con età tra gli 11 e i 19 anni erano oltre 5 milioni 140 mila. Nonostante le proiezioni demografiche dicano che il numero dei giovanissimi nei prossimi decenni è destinato a diminuire, dalle intenzioni espresse dai ragazzi intervistati una ripresa demografica non sembrerebbe impossibile. Infatti, i giovani vedono il loro futuro in coppia (74,5%) e molti pensano al matrimonio (72,5%). Inoltre, tra i giovanissimi desidera avere figli il 69,4%; di questi soltanto l’8,8% è per il figlio unico, mentre il 18,2% pensa a tre o più figli. È quanto emerge dall’Indagine Bambini e Ragazzi Anno 2023”, condotta da ISTAT, Istituto Nazionale di Statistica.
Anche per i figli il calendario che i giovanissimi hanno in mente è anticipato rispetto a quello attuale delle nascite. In Italia, nel 2022 l’età media delle madri al primo figlio è di 31,6 anni. Il 65% dei giovanissimi pensa di avere un figlio entro i 30 anni (il 14,6% prima dei 26 anni). Solo il 2,6% colloca la nascita del primo figlio dopo i 35 anni. Per le ragazze la quota di coloro che pensa di avere il primo figlio entro i 30 anni raggiunge il 71,6%.
Questi risultati potrebbero essere motivo di ottimismo, perché indicano che una ripresa della natalità nel nostro Paese è possibile. Tuttavia, i dati resi noti nel corso dell’ultima edizione dell’ICAR, International Conference on Aids and Antiviral Research, relativi all’aumento esponenziale dei casi di infezioni sessualmente trasmesse (gonorrea, sifilide, clamidia) proprio nei giovani, sono a dir poco allarmanti.
La fertilità non è scontata
Le infezioni sessualmente trasmesse, infatti, insieme ad alcuni disturbi del sistema riproduttivo, sono tra gli elementi – spesso asintomatici – che possono avere un impatto anche importante sulla fertilità e sulla salute riproduttiva e impedire la realizzazione dei sogni di molti ragazzi.
Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Nicoletta Maxia, Responsabile per la parte biologica degli interventi di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) del Policlinico San Marco di Bergamo, Presidente dell’Associazione ProcreARTE Onlus.
“L’infertilità è un problema ancora troppo sottovalutato che riguarda uomini e donne, intorno al quale non esiste ancora una vera cultura della prevenzione. Per vincere questo tabù, l’associazione ProcrearTe Onlus, in collaborazione con ATS Bergamo e con il patrocinio dell’Ordine dei Biologi della Lombardia, ha offerto uno screening precoce gratuito della fertilità rivolto a tutti i ragazzi e ragazze, dai 16 ai 25 anni. “
Lo screening
Lo screening ha rappresentato la terza fase di un ampio progetto di prevenzione e sensibilizzazione sul tema dell’infertilità nei giovani di cui si è parlato nel corso del recente convegno dal titolo “Preservare la fertilità per coltivare il futuro. Prevenzione e rimedi”. Il convegno è stata un’occasione importante di confronto tra specialisti ed esperti, per un approccio multidisciplinare a queste tematiche. “È importantissimo che la fertilità venga tenuta monitorata fin dalla giovane età: questo consente di mettere in atto eventuali strategie risolutive il prima possibile. Preservare la fertilità significa preservare il futuro!” ha commentato la D.ssa Maxia.
Era rivolto a tutti i ragazzi e ragazze di età 16-25 anni residenti a Bergamo e provincia e si è svolto presso il Centro PMA del Policlinico San Marco di Zingonia.
I giovani che hanno partecipato si sono sottoposti ad accertamenti diagnostici che includevano:
Per i ragazzi:
Visita uro-andrologica e colloquio anamnestico
Spermiogramma con capacitazione e test di frammentazione del DNA (Linee guida WHO 2021) e valutazione del referto da parte di biologi e medici
Eventuali esami di approfondimento, se necessari e richiesti dall’urologo/andrologo e/o dallo specialista in medicina della riproduzione
Attuazione di eventuali strategie per preservare la fertilità (crioconservazione del liquido seminale)
Per le ragazze:
Visita ginecologica e colloquio anamnestico
Eventuali esami di approfondimento, se necessari e richiesti dallo specialista in medicina della riproduzione
Ecografia transvaginale (se possibile) per studiare utero e ovaie con ecografo di ultima generazione
Attuazione di eventuali strategie per preservare la fertilità (crioconservazione degli ovociti)
La diagnosi precoce ha consentito di svolgere approfondimenti e di intervenire tempestivamente su disturbi asintomatici che, se trascurati, avrebbero certamente avuto un impatto sulla fertilità futura.
Ai risultati dello screening abbiamo dedicato un articolo, che puoi trovare a questo LINK.
… e se il compito degli spermatozoi non fosse “semplicemente” quello di trasportare il DNA paterno? È anche grazie a intuizioni e a domande come questa che, nell’ambito della ricerca clinica, si dà avvio a sperimentazioni che possono portare a scoperte straordinarie.
È il caso della Dottoressa Rossella Cannarella, MD, PhD, attualmente negli Stati Uniti presso il Glickman Urological & Kidney Institute, Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio, per dare corso al suo impegno di ricercatrice proprio nell’ambito della fertilità maschile.
Le abbiamo chiesto di parlarci di questa sua esperienza di ricerca iniziata nel 2021 quando, dal Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania, dove ha conseguito l’International PhD in Biomedicina Translazionale, si è trasferita negli Stati Uniti.
Il fattore maschile
Le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riportano che 1 coppia su 6 in età riproduttiva è affetta da infertilità in tutto il mondo (1). In circa la metà dei casi l’infertilità di coppia è attribuibile al partner maschile, responsabile da solo nel 20-30% dei casi, e in associazione alla partner femminile nel restante 20% dei casi (2). Una percentuale elevata dei casi di infertilità maschile rimane non diagnosticata anche dopo un approfondito processo diagnostico (2).
La prevalenza elevata dei casi di infertilità maschile apparentemente sine causa giustifica il ruolo rilevante che la ricerca scientifica riveste in questo ambito. Una comprensione approfondita degli aspetti biologici dello spermatozoo implicati della fisiologia della riproduzione umana, infatti, è di fondamentale importanza per chiarire le forme di infertilità apparentemente non spiegata, anche alla luce della stretta relazione esistente tra infertilità maschile/parametri spermatici anomali e malattie oncologiche, cardiovascolari, autoimmuni e altre malattie croniche (3).
Infertilità maschile: dalle cause ai trattamenti
L’urgente necessità di ricercare le cause e i trattamenti efficaci dell’infertilità maschile è ulteriormente evidenziata da un’analisi di meta-regressione che ha mostrato un calo del 51,6% nella concentrazione di spermatozoi e del 62,3% nella conta totale degli spermatozoi tra il 1973 e il 2018 (4). I cambiamenti ambientali avvenuti negli ultimi decenni sono stati chiamati in causa per spiegare questo significativo deterioramento dei parametri spermatici.
In particolare, un ruolo significativo è attribuito agli interferenti endocrini, ai metalli pesanti e alle sostanze chimiche, ma anche a stili di vita non salutari e all’aumento del peso corporeo, che possono incidere negativamente sullo sviluppo e sulla funzionalità testicolare già a partire dall’età prenatale (5-7).
L’importanza di una accurata valutazione diagnostica del partner maschile
Questi aspetti giustificano l’importanza di una accurata valutazione diagnostica del partner maschile della coppia infertile.
La diagnostica dell’infertilità maschile, infatti, può rappresentare un momento per intercettare e correggere comorbilità sottostanti, ma anche per migliorare la qualità dello spermatozoo, e quindi il tasso di successo dei cicli di procreazione medicalmente assistita (8).
Lo spermatozoo e la PMA
Sono sempre più numerose, infatti, le evidenze che attribuiscono allo spermatozoo un ruolo determinante nel promuovere un corretto sviluppo embrionale. Il grado di frammentazione del DNA paterno, che lo spermatozoo trasporta e veicola all’interno dell’oocita, è stato dimostrato influenzare il successo della tecnica, associandosi ad un elevato tasso di aborto quando elevato (9).
Recenti studi sull’animale hanno dimostrato che lo spermatozoo non veicola solo il DNA paterno all’interno dell’oocita, ma anche numerose altre molecole, che sembrano avere un ruolo determinante nella crescita e nello sviluppo dell’embrione (10,11).
Dal 2019, insieme al Prof. Aldo Calogero, Professore Ordinario dei Endocrinologia presso l’Università di Catania, coltiviamo l’idea che lo spermatozoo veicoli delle molecole non presenti nell’oocita, che possano agire come una sorta di “scintilla”, innescando, subito dopo la fertilizzazione, una serie a cascata di eventi responsabili della promozione della crescita dell’embrione.
Verso la scoperta delle cause di infertilità idiopatica
Questa ricerca ci ha portato a stringere diverse collaborazioni internazionali, quali quelle con la University of Massachussetts Medical School (Worcester, MA, USA) e con la Cleveland Clinic (Cleveland, OH, USA), esitando solo pochi giorni fa nella pubblicazione sulla rivista Molecular Human Reproduction (una delle riviste ufficiali della European Society of Human Reproduction and Embryology, ESHRE) di un articolo scientifico che dimostra la nostra ipotesi (12).
Nello specifico, i livelli della molecola “IGF2” veicolata dallo spermatozoo all’oocita durante la fecondazione sembrerebbero stimolare la crescita dell’embrione durante le primissime fasi dello sviluppo embrionale pre-impianto, migliorandone anche la qualità. In topi di laboratorio, questa stessa molecola, iniettata nei “parthenotes” (particolari embrioni privati del genoma paterno), ha indotto l’espressione di geni aventi un ruolo nella crescita embrionale, confermando i dati ottenuti nell’uomo.
Presso il Glickman Urological & Kidney Institute stiamo continuando a studiare questo aspetto con lo scopo di validare i nostri risultati su una casistica più ampia. Se questo dato dovesse confermarsi, un livello ridotto di IGF2 spermatico potrebbe spiegare molti casi di infertilità da causa apparentemente non nota.
Agarwal A, Baskaran S, Parekh N, Cho CL, Henkel R, Vij S, Arafa M, Panner Selvam MK, Shah R. Male infertility. Lancet. 2021 Jan 23;397(10271):319-333. doi: 10.1016/S0140-6736(20)32667-2. Epub 2020 Dec 10. PMID: 33308486.
Choy JT, Eisenberg ML. Male infertility as a window to health. Fertil Steril. 2018 Oct;110(5):810-814. doi: 10.1016/j.fertnstert.2018.08.015. PMID: 30316415.
Levine H, Jørgensen N, Martino-Andrade A, Mendiola J, Weksler-Derri D, Jolles M, Pinotti R, Swan SH. Temporal trends in sperm count: a systematic review and meta-regression analysis of samples collected globally in the 20th and 21st centuries. Hum Reprod Update. 2023 Mar 1;29(2):157-176. doi: 10.1093/humupd/dmac035. PMID: 36377604.
Cannarella R, Gül M, Rambhatla A, Agarwal A. Temporal decline of sperm concentration: role of endocrine disruptors. Endocrine. 2023 Jan;79(1):1-16. doi: 10.1007/s12020-022-03136-2. Epub 2022 Oct 4. PMID: 36194343.
Cannarella R, Crafa A, Curto R, Condorelli RA, La Vignera S, Calogero AE. Obesity and male fertility disorders. Mol Aspects Med. 2024 Jun;97:101273. doi: 10.1016/j.mam.2024.101273. Epub 2024 Apr 8. PMID: 38593513.
Cannarella R, Curto R, Condorelli RA, Lundy SD, La Vignera S, Calogero AE. Molecular insights into Sertoli cell function: how do metabolic disorders in childhood and adolescence affect spermatogonial fate? Nat Commun. 2024 Jul 3;15(1):5582. doi: 10.1038/s41467-024-49765-1. PMID: 38961093; PMCID: PMC11222552.
Cannarella R, Marino M, Condorelli RA, La Vignera S, Calogero AE. Is It Time for Andrology and Endocrinology Professionals in Assisted Reproduction Centers? World J Mens Health. 2023 Oct;41(4):796-808. doi: 10.5534/wjmh.220253. Epub 2023 Mar 27. PMID: 37118957; PMCID: PMC10523123.
Kaiyal RS, Karna KK, Kuroda S, Sgayer I, Shlush E, Vij SC, Lundy SD, Cannarella R. Sperm chromatin dispersion assay reliability and assisted reproductive technology outcomes: Systematic review and meta-analysis. Andrology. 2024 Aug 12. doi: 10.1111/andr.13725. Epub ahead of print. PMID: 39132969.
Santiago J, Silva JV, Howl J, Santos MAS, Fardilha M. All you need to know about sperm RNAs. Hum Reprod Update. 2021 Dec 21;28(1):67-91. doi: 10.1093/humupd/dmab034. PMID: 34624094.
Cannarella R, Crafa A, Curto R, Mongioì LM, Garofalo V, Cannarella V, Condorelli RA, La Vignera S, Calogero AE. Human sperm RNA in male infertility. Nat Rev Urol. 2024 Sep 10. doi: 10.1038/s41585-024-00920-9. Epub ahead of print. PMID: 39256514.
Cannarella R, Rando OJ, Condorelli RA, Chamayou S, Romano S, Guglielmino A, Yin Q, Hans TG, Mancuso F, Arato I, Bellucci C, Luca G, Lundy SD, La Vignera S, Calogero AE. Sperm-carried IGF2: Towards the discovery of a spark contributing to embryo growth and development. Mol Hum Reprod. 2024 Sep 23:gaae034. doi: 10.1093/molehr/gaae034. Epub ahead of print. PMID: 39312692.
Secondo i dati dell’ISS Istituto Superiore di Sanità, l’infertilità riguarda circa il 15% delle coppie italiane (nel mondo, circa il 10-12%). L’infertilità può essere determinata da diversi fattori che riguardano sia le donne sia gli uomini.
Quella dell’infertilità maschile è una problematica misconosciuta e poco discussa ma di grande importanza e per molte delle cause che la determinano ci sono diverse strade terapeutiche da percorrere. In alcuni casi viene prescritta la terapia ormonale: ce ne parla il Dottor Giorgio Piubello, specialista in Andrologia ed Endocrinologia, Membro del Comitato Esecutivo della Società Italiana di Andrologia (SIA).
Cos’è l’infertilità maschile
L’infertilità maschile si verifica quando un uomo ha una ridotta capacità di fecondare. La maggior parte delle coppie riesce a concepire naturalmente entro un anno di rapporti sessuali regolari non protetti: in generale, dopo un anno di tentativi senza successo è utile rivolgersi al proprio medico per eventuali approfondimenti diagnostici. Infatti, le difficoltà di concepimento possono essere dovute a diversi fattori, il più frequente per l’uomo è la scarsa qualità del seme.
Il ruolo degli ormoni della fertilità maschile
Gli ormoni giocano un ruolo fondamentale nella regolazione della spermatogenesi. La spermatogenesi e la produzione di testosterone sono regolati da un meccanismo di controllo che fa capo all’ipotalamo, che:
Secerne l’ormone rilasciante le gonadotropine (GnRH),
Controlla la secrezione ipofisaria dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) e dell’ormone luteinizzante (LH)
Questi, a loro volta, stimolano il testicolo a produrre rispettivamente gli spermatozoi e il testosterone.
Uno squilibrio in questo delicato meccanismo ormonale può compromettere la fertilità maschile. Ad esempio, bassi livelli di FSH o LH possono portare a una produzione insufficiente di spermatozoi.
In caso di difficoltà di concepimento, vengono effettuati degli esami di laboratorio che indicano il dosaggio di FSH, LH e testosterone. Vi sono altri segni che possono indicare squilibrio ormonale, ad esempio alti valori di massa grassa, valori bassi di massa muscolare, la perdita di capelli, la riduzione del desiderio sessuale, stanchezza cronica.
Le cause ormonali di infertilità maschile
Le cause di infertilità maschile legate alla produzione di ormoni vanno distinte in:
Ipogonadismo ipergonadotropo (primario) indicato da valori di FSH alto, LH alto o nel range alto dei valori di normalità e testosterone basso o nel range basso dei valori di norma. In questo caso è presente un disordine a livello testicolare
Ipogonadismo ipogonadotropo (secondario) indicato da valori di FSH basso, LH basso, testosterone basso. In questo caso è presente un’alterazione a livello ipotalamo-ipofisario
Ipogonadismo normogonadotropo idiopatico, indicato da valori di FSH normali ma inferiori o uguali a 8 mUl/ml3, LH normale e testosterone normale. La condizione potrebbe essere dovuta al malfunzionamento del recettore per le gonadotropine o a secrezione di gonadotropine poco o nulla attive.
La terapia ormonale per infertilità maschile
Per trattare alcuni tipi di infertilità maschile legate al disequilibrio ormonale, lo specialista può prescrivere la terapia ormonale. In particolare:
Le gonadotropine, come l’FSH e l’LH, possono essere somministrate per stimolare la spermatogenesi. Questo trattamento è indicato nei casi di ipogonadismo ipogonadotropico, non è indicato nell’ipogonadismo ipergonadotropo, può essere preso in considerazione nei casi di ipogonadismo normogonadotropo idopatico
Altre terapie ormonali sono rappresentate da farmaci antiestrogeni come il clomifene o dagli inibitori dell’aromatasi.
La terapia ormonale può dare risultati molto positivi, ma è essenziale che il trattamento sia personalizzato in base alla specifica condizione del paziente.
Un supporto personalizzato per molti uomini
L’infertilità maschile è una condizione complessa che può avere un impatto significativo sulla vita di una coppia. Tuttavia, grazie ai progressi nella medicina e nella comprensione del ruolo degli ormoni nella fertilità, oggi esistono molte opzioni di trattamento efficaci. La terapia ormonale è una di queste e può essere un valido supporto per molti uomini che desiderano diventare padri.
Istituto Superiore di Sanita. Fertilità. Ultimo accesso: giugno 2024.
ISSalute. Infertilità. Ultimo accesso: giugno 2024.
Barbonetti A, Calogero AE, Balercia G, Garolla A, Krausz C, La Vignera S, Lombardo F, Jannini EA, Maggi M, Lenzi A, Foresta C, Ferlin A. The use of follicle stimulating hormone (FSH) for the treatment of the infertile man: position statement from the Italian Society of Andrology and Sexual Medicine (SIAMS). J Endocrinol Invest. 2018 Sep;41(9):1107-1122. doi: 10.1007/s40618-018-0843-y. Epub 2018 Feb 1. PMID: 29392544.