La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS dall’inglese Polycystic ovary syndrome) è una condizione endocrina che colpisce l’8-13% delle donne in età riproduttiva e costituisce una delle principali causa di infertilità femminile. L’eziologia della PCOS rimane a tutt’oggi per lo più sconosciuta, sebbene le evidenze scientifiche suggeriscono che siano coinvolti più fattori tra cui l’insulino-resistenza, l’aumento della produzione di androgeni e alcuni fattori ambientali.
Le manifestazioni cliniche di tale sindrome si concretizzano in un’insieme di disfunzioni ormonali che portano a quadri che vanno dalla completa asitomaticità fino a forme conclamate e gravi. Le donne con PCOS presentano sintomi diversi e disomogenei a livello riproduttivo, metabolico e psicologico e la grande variabilità con cui tale sindrome si manifesta nelle pazienti affette rende la diagnosi difficoltosa, tanto che si stima che circa il 70% dei casi di PCOS rimangano senza diagnosi.
I principali sintomi della sindrome dell’ovaio policistico colpiscono a:
- Livello Riproduttivo: cicli mestruali irregolari, irsutismo, infertilità, complicazioni in gravidanza
- Livello Metabolico: resistenza all’insulina (IR), sindrome metabolica, prediabete, diabete di tipo 2 (DM2), fattori di rischio cardiovascolare, obesità (l’80% delle donne con PCOS sono obese)
- Livello Psicologico: ansia, depressione, immagine del corpo alterata.
Attualmente la diagnosi di PCOS viene posta in base ai criteri proposti nel 2003 dal Rotterdam ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embryology)/ASRM (American Society or Reproductive Medicine) PCOS Consensus Workshop Group e riapprovati nel 2018 dall’International evidence-based guideline for the assessment and management of polycystic ovary syndrome.
Si definisce sindrome dell’ovaio policistico la presenza di almeno due dei seguenti criteri:
- Le irregolarità mestruali sono di solito associate ad anovulazione che è la causa della oligomenorrea (meno di nove cicli mestruali/anno con cicli di durata superiore ai 36-40 giorni ma minore di 90). L’anovulazione può comparire anche prima che si instauri l’oligomenorrea e in circa il 30% dei casi l’anovulazione è accompagnata da amenorrea secondaria che insorge dopo un periodo di oligomenorrea di durata variabile.
- L’iperandrogenismo ha come manifestazione clinica più frequente l’irsutismo e l’acne. Frequente è il riscontro di seborrea e pelle grassa mentre di solito non si riscontrano i segni di virilizzazione tipici delle forme di iperandrogenismo grave quali alopecia temporale, modificazione in senso maschile del timbro della voce e ipertrofia del clitoride.
- L’ecostruttura policistica dell’ovaio è caratterizzata secondo i criteri di Rotterdam da “presenza di almeno un ovaio che mostri 12 o più follicoli con diametro medio di 2-9 mm, a prescindere dalla loro disposizione e/o un volume ovarico totale di 10 millimetri cubi esaminate con sonda transvaginale”.
Quindi, dal punto di vista diagnostico, la PCOS è una patologia che va ricercata attuando un’accurata anamnesi per datare l’eventuale insorgenza di obesità, dell’irsutismo, dello sviluppo dei caratteri sessuali e delle irregolarità del ciclo mestruale. Con l’ecografia, i cui risultati sono man mano rafforzati dall’avanzare della tecnologia, vanno ricercate le caratteristiche microcisti ovariche disposte a rosario nella zona corticale.
Dal punto di vista laboratoristico va posta attenzione ai livelli serici degli androgeni, androstenedione e testosterone, al rapporto FSH/LH al 3 giorno del ciclo mestruale e al valore dell’ormone antimulleriano (AMH) che misura il numero di follicoli antrali, può essere dosato in qualsiasi momento del ciclo. Proprio per l’alterata resistenza all’insulina è importante valutare anche la curva da carico orale di glucosio e la curva insulinemica.
Dott.Maurizio Cignitti
Direttore Centro Medicina della Riproduzione Ospedali Riuniti Ancona
Bibliografia
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