Fecondazione assistita a 40 anni: come e perché

Boom di fecondazione assistita in Italia negli ultimi anni. Luci e ombre delle maternità tardive

È un dato di fatto: oggi, nel nostro Paese, si diventa mamme sempre più tardi, spesso alla soglia, se non oltre, i 40 anni. Le ragioni sono molte: il ritardo nell’ingresso del mondo del lavoro, una condizione economica precaria o la mancanza del partner giusto. Pur trattandosi di motivazioni reali e dunque più che valide, soprattutto se pensiamo che in media la quarantenne di oggi è molto più in forma e attiva di quanto non lo fosse una volta, occorre fare i conti con la “dura legge” della fertilità, perché la biologia ovarica non perdona: i nostri ovociti invecchiano indipendentemente dal nostro aspetto esteriore. Nello specifico le cellule riproduttive, gli ovociti appunto, diminuiscono di qualità dopo i 30 anni, per subire poi un vero e proprio crollo dopo i 35-38 anni. Senza entrare troppo nel merito delle implicazioni derivanti dalla scarsa qualità delle cellule uovo, è sufficiente dire che, quando una donna decide di avere un figlio intorno o dopo gli “Anta”, il rischio di dover ricorrere a tecniche di fecondazione assistita è molto alto.

Fecondazione assistita in crescita esponenziale: qualche dato

Quando si parla di fecondazione assistita in Italia si resta abbastanza impressionati nel leggere i dati recenti, che descrivono un aumento nel ricorso a tali tecniche pari a circa il 62%. La buona notizia è l’innalzamento dei tassi di successo di fecondazione assistita a fronte di una diminuzione di parti plurimi (dal 24,3% al 22,3%) e di esiti negativi (dal 26,4% al 24%), cioè di aborti spontanei, morti intrauterine e gravidanze ectopiche (l’impianto dell’embrione avviene in una sede diversa dall’utero). In pratica, secondo i dati del Registro nazionale di Procreazione medicalmente assistita, sono 50mila i bambini nati grazie alle tecniche di fecondazione assistita e parliamo di numeri positivi anche per i bimbi nati vivi: dall’inizio del monitoraggio, ovvero nel 2005, erano soltanto 4.940, dall’ultima rilevazione si è saliti a 12.506.

Condizioni di accesso alla PMA (Procreazione medicalmente assistita)

Facciamo un passo indietro. Che cosa si intende per Pma?  Questa definizione raggruppa tutti quei trattamenti in cui le le cellule riproduttive sia femminili (ovociti) sia maschili (spermatozoi) vengono manipolate per   dare avvio al processo riproduttivo. Sono moltissime le coppie che, proprio a causa dell’età matura della donna, dopo aver provato per più di un anno ad avere un figlio naturalmente senza riuscirci, decidono di affidarsi a tali tecniche. È però importante far capire alle donne che non tutte sono le candidate ideali per praticare la fecondazione assistita; i fattori da valutare sono molti e variabili da una donna all’altra e tali da non consentirvi sempre l’accesso.

Vediamo, allora, i requisiti necessari per accedere alla fecondazione assistita:

  • indicazione fornita dal medico di base di mancato concepimento dopo 12-24 mesi di rapporti mirati;
  • problemi di infertilità certificati di uno o entrambi i partner;
  • infertilità inspiegata;
  • età della donna non superiore a 42-43 anni (anche se in alcune regioni non esistono limiti di età);
  • fallimento di una o più delle precedenti tecniche di procreazione assistita.

Rispettate tali condizioni si può accedere alla fecondazione assistita in uno dei vari centri di PMA autorizzati.

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