Fecondazione eterologa: possibile o non possibile?

Il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40/2004 è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale con la sentenza 162/2014, ma attualmente la fecondazione eterologa risulta impraticabile, o meglio, la fruizione di questo diritto appare oggi non uniforme sul territorio nazionale. In alcune regioni è stato riconosciuto, mentre in altre si attendono le indicazioni nazionali o si promuovono tavoli di discussione.

Ma come si è giunti a queste diversità?

Il ministro della salute Lorenzin aveva annunciato che prima della pausa estiva sarebbe stato emanato un decreto legge che avrebbe regolamentato gli aspetti etici connessi al ricorso alla fecondazione eterologa, ma successivamente, dopo diverse discussioni in Consiglio dei Ministri, si è deciso di riportare la questione in Parlamento.

Nel frattempo Giuseppe Tesauro, giudice e presidente della Corte Costituzionale dal 30 luglio 2014, ha dichiarato che la fecondazione eterologa può essere praticata da subito e che ulteriori provvedimenti non appaiono necessari, in quanto esistono già della norme tecniche dettate dalle società scientifiche (linee guida che spiegano cosa fare sia per i donatori che per i riceventi, dove viene ribadito che non si possono scegliere le caratteristiche fenotipiche del donatore; secondo le linee guida, il centro di PMA deve garantire la compatibilità del gruppo sanguigno, di colore della pelle, occhi, capelli del donatore con la coppia che si sottopone alla fecondazione eterologa). Secondo Tesauro, quindi, non si riscontra un vuoto normativo, né pericolo medico- sanitario, o problemi con l’anonimato dei donatori e di compatibilità genetica.

Fecondazione eterologa e la posizione della Regione Toscana 

La giunta regionale della Toscana, dopo l’abrogazione del divieto operato dalla Consulta, ha autorizzato la fecondazione eterologa nei centri pubblici PMA e privati. La delibera, spiega l’assessore alla Sanità Luigi Marroni, ha fornito delle direttive ai centri di PMA sulle modalità tramite le quali debbano avvenire le donazioni, rispettando i protocolli medico- sanitari sulla tracciabilità, sull’anonimato dei donatori e sulla privacy. L’osservanza stretta di queste misure è diretta ad evitare commerci di gameti e ad affermare il principio della gratuità delle donazioni. La regione è stata da più fronti accusata di aver fatto una “fuga in avanti”, ma il governatore Enrico Rossi, si è dichiarato pronto a recepire qualsiasi normativa nazionale laddove arrivi. Nel frattempo circa 1000 coppie risultano in lista di attesa e il 60% arrivano da altre regioni.

Fecondazione eterologa e la posizione della Regione Emilia -Romagna 

Per Carlo Lusenti, assessore alle politiche della Salute della regione Emilia Romagna, la delicatezza e la complessità del tema della fecondazione eterologa necessitano di un atto di regolamentazione di carattere nazionale per scongiurare di ritrovarsi in una giungla amministrativa ed in un far west procreativo. A tal fine ha scritto al coordinatore degli assessori regionali alla sanità, il veneto Luca Coletto, per chiedere di convocare la Commissione Salute e per discutere della regolamentazione della fecondazione eterologa ed elaborare una proposta di linee guida per il governo. Del resto, il 14 agosto, il Tribunale di Bologna, rappresentato dal giudice Antonio Costanzo, ha recentemente accolto il ricorso di due coppie, che si erano viste negare l’accesso alla fecondazione eterologa nel 2010 poiché non contemplato dalla Legge 40. Il tribunale ha ora imposto al centro PMA di eseguire il trattamento prima rifiutato.

Fecondazione eterologa e la posizione della Regione Lombardia 

Anche l’assessore alla Salute della regione Lombardia, Mario Mantovani, ha dichiarato necessaria una regolamentazione a carattere nazionale. La Lombardia rileva il più alto numero di coppie che ricorrono alla PMA: 15.000 ogni anno in 60 centri autorizzati dall’Istituto superiore di sanità, di cui 10mila per praticare la Fivet, fecondazione in vitro, ottenendo 3.500 gravidanze.

Sollecitazioni ad un intervento governativo arrivano anche dal Presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino.

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