Desidero tanto diventare madre ma ho un grande problema: sono portatrice di una malattia genetica, la fibrosi cistica, che potrei trasmettere a mio figlio. Certe volte penso a “lui” nelle mie condizioni e mi chiedo se mai sarebbe felice di condurre un’esistenza come la mia.
Dovrebbe imparare a convivere con la mia malattia, accettarne le limitazioni e sottoporsi a cure e trattamenti per tutta la durata della sua vita, che non sarebbe poi così lunga. Sarebbe costellata di medicine e persone in camice bianco, che consiglierebbero, che raccomanderebbero, che indirizzerebbero. Dovrebbe poi abituarsi a cercare tra gli innumerevoli sguardi di falso pietismo e misto compatimento, quelli rari ma lucenti della vera amicizia.
Potrebbe essere felice, però, come lo sono stata io fino ad ora. Ed anche fortunato, se incontrasse un tesoro di persona con cui vivere la propria vita, come è successo a me, quando ho conosciuto mio marito.
Ma io, senza tutto l’aiuto che ricevo ogni giorno, potrei mai crescere un figlio? E un figlio con i miei stessi problemi? Vorrei tanto avere un figlio sano, e per me crescerlo, credo, sarebbe già un’impresa titanica, una sfida.
Quando ne parlo con mio marito, lui si fa pensieroso e mi dice che non desidera altro nella vita se non diventare padre e potersi dedicare alla crescita di un figlio. Mi ha detto però che non si sente di correre ed accettare il rischio di procreare un figlio che potrebbe essere non sano, come del resto credo si augurino tutte le coppie del mondo. Mio marito sostiene che, laddove noi tentassimo la sorte, e poi scoprissimo, dopo aver eseguito esami come la villocentesi o l’amniocentesi, la presenza di malattie genetiche nel feto, dovremmo interrompere la gravidanza al più tardi entro la 16° settimana commettendo il cosiddetto aborto terapeutico.
Dopo lunghe riflessioni, attualmente mio marito ed io stiamo pensando di procreare tramite la fecondazione assistita e fare una diagnosi preimpianto dell’embrione generato in vitro per identificare la presenza di malattie genetiche e di alterazioni cromosomiche. Questo ci consentirebbe di evitare di compiere un dolorosissimo aborto al terzo mese di gravidanza e di vivere con ansia e terrore i primi mesi in attesa di un verdetto fatidico.