L’impatto della COVID-19 sulla PMA in Europa

Quale è stato l’impatto della COVID-19 sui servizi di PMA in Europa durante la pandemia? Quale l’impatto sulle coppie che hanno dovuto interrompere i trattamenti di PMA? I membri del The ESHRE COVID-19 Working Group hanno condotto una survey in 41 Paesi europei e hanno pubblicato i risultati su Human Reproduction Open.

Lo scenario in Europa

La pandemia legata alla malattia COVID-19 ha avuto un forte impatto sulle coppie con difficoltà di concepimento. Le cliniche della fertilità hanno sospeso i servizi di PMA, volontariamente o su indicazione delle Autorità Sanitarie nazionali, in media per 7 settimane.

Con la dichiarazione dello stato di pandemia, le Autorità locali hanno sospeso tutti i servizi sanitari non urgenti. Questo al fine di preservare le risorse da dedicare all’ stato di emergenza e per favorire il distanziamento sociale. Le società scientifiche hanno rilasciato raccomandazioni e posizioni su come procedere: ad esempio, la ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embriology) a livello europeo e la SIRU (Società Italiana della Riproduzione Umana) in Italia.

La survey

Nel corso del congresso ESHRE tenutosi ad aprile – il convegno più importante a livello Europeo nell’ambito della riproduzione umana – i membri nell’ESHRE Committee of National Representatives hanno ricevuto un questionario. Il questionario chiedeva loro di indicare lo stato dei trattamenti di fecondazione assistita nel loro Paese di provenienza. Gli intervistati hanno dovuto precisare quali trattamenti di PMA sono stati interrotti, quali proseguiti e, in quest’ultimo caso, quali misure restrittive sono state adottate per contenere la pandemia.

Una volta raccolti, i ricercatori hanno incrociato i dati con quelli sulla COVID-19 resi noti dall’ECDC, European Centre for Disease Control. I dati dell’ECDC erano quelli sul numero di casi per Paese europeo.

I risultati principali

Nonostante le numerose differenze nei sistemi sanitari dei vari Paesi – si pensi a quello italiano – i ricercatori sono giunti ad alcune conclusioni. I dati mostrano che i vari Paesi hanno deciso di interrompere e riprendere i servizi di PMA in fasi molto diverse della pandemia. Analogamente, la sospensione ha avuto durata anche molto diversa. In genere, i trattamenti di preservazione della fertilità sono perlopiù rimasti attivi durante tutta la pandemia.

L’Italia è stata la prima a sospendere i servizi di procreazione assistita, il 1° marzo, altre nove Paesi l’hanno fatto nei 15 giorni successivi, seguendo le raccomandazioni dei vari Governi nazionali. Il 1° aprile tutti e 41 i Paesi rappresentati nella survey avevano interrotto, parzialmente o totalmente, i servizi di PMA. In alcuni Paesi, come ad esempio Svezia e Norvegia, l’impatto della pandemia è stato ridotto; di conseguenza, anche le attività di PMA sono state solo minimamente ridotte.

Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Lussemburgo e Norvegia sono stati i primi Paesi a riaprire i centri di fecondazione assistita, nella settimana dell 20 aprile. Gli altri hanno atteso il mese di maggio.

Le conclusioni

Nonostante le numerose semplificazioni che si sono rese necessarie nell’interpretazione dei dati, i risultati hanno portato i ricercatori ad alcune conclusioni.

La più significativa è che la sospensione delle attività di PMA ha avuto durata relativamente breve in tutti i Paesi, circa 7 settimane. Inoltre, sembra che la ripresa sia stata tempestiva, ai primi cenni di declino della curva dei nuovi casi di COVID-19. Questo può anche essere legato al fatto che per la WHO – World Health Organization – l’infertilità è un tema di importanza prioritaria. Analogamente, l’impatto psicologico per le coppie infertili è tenuto in seria considerazione dalle Società Scientifiche internazionali, che hanno emanato le linee guida per consentire la riapertura in tempi rapidi.

I ricercatori si augurano che la loro indagine su l’impatto della COVID-19 sulla PMA in Europa sia di supporto nel caso di una futura pandemia globale. Tutti noi leggiamo i risultati con grande interesse, sperando che non ce ne sia mai più bisogno.

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