Infertilità e sovraffollamento: cosa sta succedendo in Italia?

In Italia l’infertilità è in crescita. Varie sono le cause di questo problema, ma nel nostro Paese una poco “nota” pesa particolarmente: il sovraffollamento

Pochi giorni fa, il 13 giugno 2018, nel sito Sanihelp.it sono stati pubblicati i numeri aggiornati sull’infertilità in Italia, i quali testimoniano che il problema è più serio di quanto si possa immaginare.

È ormai noto che da vari anni in Italia il numero delle nascite tende sempre di più a calare raggiungendo minimi allarmanti: il nostro Paese è difatti uno dei Paesi europei con il più basso tasso di natalità e nel 2017 si è toccato il minimo storico, con soli 464.000 bambini nati.

Questo drammatico calo della natalità può essere spiegato senz’altro con la crisi economica, in quanto le difficoltà finanziarie e lavorative scoraggiano le coppie italiane, che posticipano volontariamente sempre più avanti con l’età il momento della genitorialità: in Italia l’età media della prima gravidanza è di 31,8 anni, valore più alto della media europea (29 anni) e di quella francese (28,5 anni). Il motivo socioeconomico, tuttavia, può spiegare il calo delle nascite solo in parte perché in realtà il fattore che sta incidendo in maniera sempre più preponderante è l’aumento dell’infertilità maschile e femminile, problema che affligge attualmente il 15-20% delle coppie.

Le donne italiane adesso partoriscono in media 1,34 figli, tasso di fecondità che è quindi ben lungi dal valore ideale (pari a 2,1) necessario a mantenere costante e giovane la popolazione.

 

Perché in Italia, al di là dei fattori socioeconomici, l’infertilità e il calo delle nascite stanno diventando un problema così allarmante e in crescita? 

I motivi possono essere tanti. Sicuramente l’inquinamento ambientale gioca un ruolo importante e sono state ben documentate le sue ripercussioni negative sulla fertilità maschile (alterazioni qualitative e numeriche degli spermatozoi) e femminile, così come il fumo di sigaretta e le alimentazioni scorrette.

Già questi fattori sarebbero sufficienti a spiegare il perché di un fenomeno così dilagante come l’infertilità. Però come mai l’Italia è così penalizzata in tal senso rispetto agli altri Paesi europei? Ci deve essere quindi un altro motivo, un’altra causa determinante che è alla portata dei nostri occhi e del nostro naso (leggendo più avanti si capirà meglio cosa s’intende…) che sfugge ingenuamente, inconsapevolmente o distrattamente alla nostra attenzione e alla comunità scientifica. A quale causa ci stiamo riferendo in particolare? All’elevata densità di popolazione, cioè il sovraffollamento sul nostro territorio italiano.

 

Ma cosa c’entra il sovraffollamento col problema dell’infertilità? 

Per capire il legame tra sovraffollamento su un territorio e comparsa di tutta una serie di effetti fortemente negativi sulla salute psicofisica, sessuale e comportamentale occorre fare riferimento ad un importantissimo esperimento condotto da Southwick CH nel 1955 su un modello animale (topi). Seppur datato, questo studio rimane comunque una pietra miliare per spiegare le cosiddette “patologie da stress sociale” causate dalle condizioni di sovraffollamento.

Già negli anni ’50 era noto che tutte le popolazioni animali, inclusa quella umana, per un certo periodo di tempo e su un certo territorio si accrescono progressivamente in maniera esponenziale, ma ad un certo momento la crescita inizia a rallentare fino a non crescere più del tutto ad un certo punto.

Proprio per capire quali fattori, oltre alla disponibilità di risorse (acqua e cibo), intervenissero a fermare la crescita di una data popolazione su un dato territorio, Southwick ideò questo esperimento veramente esemplare ipotizzando che fosse proprio lo spazio a disposizione (territorio) il fattore chiave in grado di controllare la crescita di una popolazione.

Allestì quindi varie gabbie di dimensioni diverse (cioè dotate di diverso spazio a disposizione) in cui mise pochi topi maschi e femmine, con disponibilità illimitate di acqua e cibo, in modo tale che queste risorse non fossero fattori limitanti in grado di bloccare la crescita della popolazione di animali. Come atteso, gli animali iniziarono ad accoppiarsi e nel tempo vennero alla luce le varie generazioni figliari, le quali a loro volta misero al mondo altri piccoli e così via; quindi le popolazioni nelle gabbie crescevano esponenzialmente, ma ad un certo punto la crescita ha iniziato a rallentare fino poi praticamente quasi ad azzerarsi. Andando ad esaminare cosa fosse successo all’interno delle gabbie, Southwick scoprì che le popolazioni non crescevano più perché nascevano pochissimi piccoli o addirittura non ne nascevano più. Andando a scoprire come mai si fosse verificato un drastico calo delle nascite, il ricercatore scoprì che vi erano:

  • una drammatica diminuzione dei parti e delle gravidanze per una ridotta fertilità degli animali maschi e femmine; questa era conseguenza di una maturazione sessuale fortemente ritardata o completamente inibita, di un ritardo nella maturazione degli spermatozoi nei giovani maschi e di un prolungamento del ciclo estrale nelle femmine con riduzione delle frequenze di ovulazione;
  • un aumento del numero di aborti spontanei e della mortalità degli embrioni nell’utero;
  • un aumento della mortalità dei neonati perché le mamme non allattavano i loro piccoli o li uccidevano appena nati (infanticidi) o per un aumento della suscettibilità dei piccoli alle malattie;
  • una riduzione del corteggiamento da parte dei maschi, che mostravano disinteresse ad accoppiarsi con le femmine.

Per avere l’ulteriore dimostrazione che era il sovraffollamento la causa di tutte queste ripercussioni negative sulla fertilità e sulla fecondità, Southwick permise ai topi di potere uscire dalle gabbie gremite e di potere “migrare” in altre gabbie vuote e con spazio a disposizione. Ebbene: osservò che i topi “colonizzatori” che s’insediavano nelle nuove gabbie spaziose a questo punto riprendevano ad accoppiarsi e a riprodursi con successo, con aumento delle nascite e ripresa della crescita delle nuove popolazioni. La riprova che fosse la disponibilità di spazio nelle nuove gabbie non ancora sovraffollate a consentire la crescita venne infine dall’osservazione che l’attività riproduttiva di questi animali colonizzatori rimaneva alta anche quando il cibo veniva fornito in quantità limitate.

 

Ma l’elevata densità di individui e il sovraffollamento come possono favorire l’infertilità e impedire l’ulteriore crescita di una popolazione? 

Southwick ha dato una parziale spiegazione scientifica anche a questo quesito. Difatti attraverso la vista e l’olfatto i Mammiferi (inclusi quindi gli esseri umani) “percepiscono” la densità di individui nel territorio che li circonda: la vista e l’olfatto agiscono quindi da veri e propri “sensori” e mandano una serie di segnali ad una zona particolare del cervello, chiamata ipofisi, che controlla la produzione delle gonadotropine ipofisarie, ossia gli ormoni FSH (ormone follicolo-stimolante), LH (ormone luteinizzante) e hCG (gonadotropina corionica). Questi ormoni sono presenti sia nella femmina che nel maschio (ad eccezione dell’hCG, per ovvie ragioni) ed hanno funzioni essenziali sullo sviluppo, sulla maturazione e sul mantenimento delle funzioni delle ovaie (formazione dei follicoli ovarici e quindi della formazione degli ormoni estradiolo e progesterone) e dei testicoli (formazione e maturazione degli spermatozoi). In presenza di sovraffollamento sul territorio quindi la vista e l’olfatto mandano segnali all’ipofisi a cui conseguono alterazioni a carico della produzione e dei livelli delle gonadotropine che portano alla riduzione o al ritardo della fertilità e della fecondità. 

Ovviamente l’influenza del sovraffollamento sugli ormoni che regolano le funzioni sessuali è solo uno dei meccanismi che contribuiscono alla riduzione della fertilità e della fecondità; sicuramente il fenomeno è più complesso ed entrano in gioco anche altri meccanismi (metabolici o nervosi); tuttavia anche solo questo meccanismo descritto aiuta a capire bene cosa succede alla salute sessuale se si vive in una situazione di sovraffollamento.

 

I risultati dell’esperimento di Soutwick sono applicabili alla situazione italiana?

I risultati straordinari ottenuti dall’esperimento di Southwick dimostrano che lo spazio a disposizione (cioè un dato territorio), oltre alle risorse ambientali quali cibo e acqua, è un fattore naturale importante in grado di controllare la crescita delle popolazioni animali (inclusa quella umana) compatibilmente col territorio a disposizione. Quando sussiste una condizione di sovraffollamento – cioè un’eccessiva densità di individui su un dato territorio – si attivano meccanismi “compensatori” che portano gli organismi ad essere meno fertili o infertili e ad accoppiarsi di meno, proprio per contrastare l’ulteriore crescita della popolazione che sarebbe incompatibile con le dimensioni e/o le risorse di quel dato territorio.

Esaminando la situazione geo-demografica italiana si scopre sorprendentemente la congruenza concettuale dell’esperimento di Southwick: in Italia, il Paese col più basso indice di natalità (1,34) vivono 60.497.174 persone su una superficie piuttosto limitata (301.340 km2) e il valore della densità di popolazione è di 200,76 abitanti/km2; se si fa un confronto con la Francia, il Paese della UE che fa più figli (tasso di fertilità pari a 1,92), scopriamo che a parità di popolazione – 64.920.398 abitanti – la Francia ha però dimensioni del territorio nazionale più che raddoppiate rispetto a quello italiano (675.417 km2), con una densità di popolazione, guarda caso, che è la metà (99 abitanti/km2). 

Questo significa che la minore densità di popolazione e la maggiore disponibilità di “spazio” nel territorio francese fanno sì che gli effetti del “sovraffollamento” siano meno forti e più contenuti, per ora, rispetto all’Italia.

Concludendo, qui in Italia il sovraffollamento – insieme alla situazione economica, l’inquinamento e gli stili di vita errati – sta iniziando a fare sentire la sua “voce” sulla salute riproduttiva e sulla fecondità.

 

Fonti

Christian JJ et al. Endocrine adaptative mechanisms and the physiologic regulation of population growth. In Psychological Mammalogy, vol. I; Mammalian Populations Eds. WV Mayer and RG van Gelder, pp. 189-353. New York: Academic Press, 1963.

Christian JJ et al. Endocrines, behavior and population. Science 1964; 146: 1550-1560.

Southwick CH. The population dynamics of confined House Mice supplied with unlimited food. Ecology 1955; 36: 212-225.

Southwick CH. Regulatory mechanisms of House Mouse populations: social behavior affecting litter survival. Ecology 1955; 36: 627-634.

http://www.sanihelp.it/news/27137/–infertilit-donne-problema/1.html

 

 

 

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