A dieci anni, volevo undici figli. A quindici anni, ho ritoccato tutto al ribasso, e sei bambini mi sembravano la cifra ideale della felicità famigliare. A vent’anni propendevo piuttosto per tre, due maschi e una femmina, secondo un ideale politicamente corretto. Oggi, a quarantaquattro anni, ne basterebbe uno a riempire l’immenso vuoto tra le mie braccia. Ma sarebbe un miracolo… Ho avuto a lungo la pretesa di credere che la vita avrebbe obbedito a ogni mio schioccare di dita e che mi sarebbe bastato decidere qualcosa per farla succedere. E quando la realtà mi ha colpito in pieno viso ne sono rimasta, come dire, un po’ contrariata. Ora che so che le cicogne hanno perso il mio indirizzo, voglio almeno potergli dire due parole, perché sappiano che qualcosa dentro di me non smetterà mai di aspettarle…”. Laurence ha un lavoro che le piace, un marito che ama e un vuoto nel cuore. Da sempre ha desiderato un figlio e mai avrebbe pensato di non potere realizzare il suo desiderio. Dopo aver sperimentato ogni tipo di rimedio – dall’approccio scientifico ai metodi più pittoreschi e scaramantici – decide di tentare l’ultima carta, quella dell’inseminazione artificiale. Ma neanche così Laurence riesce a rimanere incinta. Decisamente le cicogne hanno perso il suo indirizzo