Procreazione Medicalmente Assistita: cosa non dicono i media

Si è tenuto in data 31 gennaio l’incontro al Corriere della Sera incentrato sulla Fecondazione Assistita.
Moderato dalla giornalista Daniela Natoli, il dibatto ha visto la partecipazione di Elisabetta Chelo del Centro Demetra di Firenze, il Professor Bini, Ospedale Niguarda di Milano, Eleonora Mazzoni, attrice ed autrice del libro “Le Difettose” e il Prof.Egidio Moja, psicologo, Università di Milano.

Al centro dell’incontro sono stati posti argomenti scomodi, quelli di cui generalmente i media non parlano, preferendo dare risalto alle gravidanze vip, che fanno notizia.
Troppo spesso si tende a lasciar passare sotto silenzio la vera realtà della Procreazione Medicalmente Assistita , non dando spazio sulle pagine dei giornali al peso psicologico che grava sulla donna e sulla coppia, alle difficoltà e alle delusioni a cui si va incontro.

Grazie ai progressi della scienza nel campo della contraccezione e nel settore medico in generale, nell’immaginario collettivo si è creata la convinzione che se la scienza è in grado di controllare le nascite, è anche in grado di controllare la fecondazione.
I mass media parlano solo dei successi della fecondazione assistita e si concentrano sulla straordinarietà degli eventi, dando grande risalto alla donna di 50 anni, attrice o cantante famosa, che rimane incinta e partorisce.
In questo modo si trasmette un messaggio molto fuorviante, si fa credere al grande pubblico che la scienza possa superare qualsiasi barriera, posta dall’età o dalle condizioni fisiche della donna e si accentua il senso di malessere e di sconfitta di coloro che non riescono a procreare né naturalmente né grazie alla PMA.

Spesso si trascura il fatto che circa il 20% delle coppie riscontrano difficoltà riproduttive. Tra quelle che decidono di rivolgersi a un centro per la fecondazione assistita, soltanto il 25% riesce a concepire con la PMA.

Durante l’incontro è stato dato molto spazio ad un’altra tematica molto importante e molto spesso trascurata: la comunicazione medico/paziente.
Nel tipo più tradizionale di comunicazione il medico si pone come una figura di guida, che tende a decidere al posto dei pazienti. Tuttavia questo ruolo di medico-guida viene messo in discussione dai modelli più recenti di comunicazione che prevedono un percorso che il medico e la coppia percorrono insieme.
Proprio questa complementarità tra medico e paziente, dovrebbe portare insieme queste figure ad abbandonare il percorso della PMA dopo numerosi insuccessi o un quadro clinico non favorevole.

Un canale di comunicazione aperto e basato sulla fiducia è importantissimo anche nel caso di debba trasmette una notizia non positiva. E’ importantissimo che il medico, oltre a conoscere la storia e il vissuto della coppia, sia in possesso degli strumenti comunicativi corretti per comunicare con i propri pazienti. E’ proprio questo il tema di uno studio, sovvenzionato dalla casa farmaceutica Ferring e condotto dal Professor Moja in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.

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