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Resto incinta, che fare degli embrioni sovrannumerari?

 

La coppia che ricorre alle tecniche di fecondazione assistita firma inizialmente un consenso informato in cui decide se vuole ottenere in quel ciclo un numero di embrioni tale da non averne in esubero in seguito al transfer in utero, oppure se vuole venga prodotto un numero maggiore di embrioni in modo da aumentare le probabilità di successo potendo selezionare gli embrioni migliori. Nel secondo caso è chiaro che il biologo insemina un numero di ovociti elevato che genererà degli embrioni in eccesso rispetto a quelli destinati al transfer, gli embrioni sovrannumerari possono essere congelati e utilizzati in cicli successivi per ottenere un’ulteriore gravidanza o perché il primo tentativo è fallito. Gli embrioni in esubero vengono crioconservati e mantenuti in banche di azoto liquido a -196°C. Il transfer da embrioni scongelati risulta molto semplice e per niente invasivo in quanto la donna non viene sottoposta ad alcuna stimolazione ovarica ne ad alcun intervento chirurgico. Tuttavia accade spesso, che, se la coppia ha già ottenuto una o più gravidanze e non desidera averne altre, pur avendo altri embrioni crioconservati a disposizione, decida di non volerli più. Secondo la legge 40 non si può obbligare una donna a trasferire in utero i suoi embrioni congelati, quindi restano abbandonati ad un destino molto incerto. Ciò ha portato ad avere in Italia ad oggi migliaia di embrioni abbandonati. Per poter lasciare degli embrioni congelati in stato di abbandono, i genitori biologici devono produrre un documento scritto di rinuncia e non risultano più contattabili dalla clinica.

In Italia, a differenza di molti altri stati europei vi è un vuoto legislativo riguardo alle sorti di tali embrioni, quello che è certo è che essi non possono venire utilizzati né a scopo di ricerche scientifiche né possono venire donati a coppie infertili. Affinchè l’embriodonazione possa essere praticata in Italia, gli embrioni dovrebbero essere dichiarati “adottabili” e la legislazione in tal senso non esiste ancora.

Dott.ssa Stefania Luppi

Il congelamento degli spermatozoi è una tecnica poco complessa, con precise indicazioni, ma con alcune incognite che bisogna conoscere

La crioconservazione dei gameti maschili, cioè il congelamento degli spermatozoi, è una procedura più veloce e semplice rispetto all’egg-freezing (congelamento degli ovociti), ma le incognite sono maggiori nelle fasi successive. Infatti la sopravvivenza degli spermatozoi alle procedure di congelamento e successivo scongelamento sono piuttosto basse. Per questo è necessario raccogliere più campioni di liquido spermatico, recuperando poi gli spermatozoi dotati di motilità e di caratteristiche morfologiche normali.

La possibilità di congelare gli spermatozoi è un’opzione importante per tutti gli uomini che devono affrontare una chemioterapia, oppure un intervento uro-genitale che rischia di compromettere in modo temporaneo o permanente la fertilità. Anche un ciclo di antibiotici prolungato può interferire pesantemente sulla qualità del liquido spermatico. Perciò, per ridurre al minimo le incognite, in vista di un congelamento programmato degli spermatozoi, è opportuno osservare un adeguato intervallo prima della procedura, tale da permettere agli spermatozoi di riacquistare motilità e morfologia ottimali.

Un caso a parte, decisamente il più denso di incognite, è rappresentato dagli uomini azoospermici, nei quali l’eiaculato non contiene spermatozoi. In questi pazienti il protocollo prevede un piccolo intervento chirurgico, con aspirazione dei gameti direttamente dai testicoli o dall’epididimo e loro successivo congelamento. La quantità di spermatozoi che si riesce a recuperare può essere però piuttosto esigua e, data la fragilità al congelamento/scongelamento, risultare insufficiente per una PMA.