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Coltura

 

Chi, dove e in che modo si prende cura degli embrioni in attesa del transfer?

Gli embrioni formati dall’unione degli ovociti con gli spermatozoi sono estremamente sensibili. L’operatore per eccellenza che se ne prende cura è l’embriologo. Il suo compito è fondamentalmente quello di minimizzare gli stress causati agli embrioni dalla coltura “in vitro”, ovvero fuori dall’ambiente naturale, agendo proprio sull’ambiente esterno.

Gli embrioni “in vitro” sono mantenuti in piastre contenenti dei terreni liquidi nutritivi. Ogni paziente ha la propria piastra contrassegnata con il proprio codice identificativo. Gli embrioni, nelle piastre, possono essere messi in coltura singolarmente in gocce o in gruppo nella stessa goccia. Ogni laboratorio ha per la coltura i propri protocolli standardizzati e validati. I terreni contengono nello specifico: Acqua ultrapura, Aminoacidi, Sali inorganici, Nutrienti (glucosio, piruvato, lattato), Antibiotici e Albumina Umana.

Le piastre con gli embrioni sono riposte all’interno degli incubatori, ovvero dei contenitori che mimano l’utero materno: la temperatura all’interno deve essere costante a 37°C e l’atmosfera deve avere il 5/6% di CO2.

E’ fondamentale che per assicurare una crescita ottimale degli embrioni, gli embriologi controllino che non vi siano, durante tutti gli stadi di sviluppo, eccessive variazioni di: Temperatura, pH (garantito dall’atmosfera), nutrienti.

Non da meno esposizioni prolungate alla luce ed ad alti livelli di O2 devono essere assolutamente evitate per non compromettere la buona crescita degli embrioni.

 

Con quali tempistiche crescono gli ovociti fecondati?

Lo sviluppo dell’embrione, che prevede la formazione di più cellule, chiamate blastomeri, coinvolge una serie di divisioni dell’ovocita fecondato.

Una regolare crescita a 2 cellule è osservata a 22-24 ore dall’inseminazione, una crescita a 4 cellule è osservata attorno alle 36-50 ore ed infine una crescita a 8 cellule viene osservata a 72 ore. Le cellule continuano ad essere ben definite e facilmente valutabili fino allo stadio di 10-12 cellule. A partire dalla quarta giornata dopo l’inseminazione l’embrione inizia a compattarsi per dare origine alla morula. Passati 5 o 6 giorni dall’inseminazione, l’embrione raggiunge lo stadio di blastocisti, in cui sono presenti circa 200 cellule.

 

Gli embrioni che si formano da un pool di ovociti di una stessa paziente, crescono tutti contemporaneamente dopo l’inseminazione?

Non è automatico che un pool di ovociti di una stessa paziente, una volta inseminati, dia origine ad embrioni che crescano contemporaneamente alla stessa velocità. Ci possono essere embrioni più veloci, più lenti ed embrioni che si arrestano durante la crescita. Questa differenza nello sviluppo può essere determinata da diversi fattori non solo di natura genetica, ma anche ambientali.

L’utilizzo di sofisticate tecnologie in grado di monitorare la crescita degli embrioni, ha permesso di definirlo come un’identità dinamica e soggetta a variazioni continue. Il grado di plasticità degli embrioni sembra essere una loro caratteristica intrinseca condizionata dai meccanismi di divisioni cellulari, dalla qualità del citoplasma ovocitario, dall’allineamento dei pronuclei e dalle condizioni nutritive in vitro.

Come vengono valutati gli embrioni?

I fattori più importanti della valutazione morfologica degli embrioni sono: il numero di cellule, la percentuale di frammentazioni, l’uniformità nella dimensione delle cellule e la simmetria nella disposizione delle stesse. Fondamentale è sottolineare che non esiste una diretta correlazione tra la valutazione morfologica e la percentuale di successo del trattamento: una perfetta morfologia non è sinonimo di gravidanza, così come una morfologia scadente non è sinonimo di fallimento di gravidanza.  Intervengono infatti molteplici fattori oltre alla qualità dell’embrione come i livelli ormonali, lo spessore dell’endometrio e altre condizioni fisiologiche della paziente.

Dott.ssa Zicchina

Quando avviene il trasferimento degli embrioni in cavità uterina?

Il trasferimento degli embrioni in cavità uterina può essere effettuato dal giorno dopo l’inseminazione fino allo stadio di blastocisti.

La decisione relativa al giorno in cui effettuare il trasferimento è dettata da diversi fattori che riguardano sia la paziente che gli embrioni. Per quanto riguarda la paziente viene valutata la sua storia clinica, il tipo di stimolazione che ha effettuato, la risposta alla suddetta stimolazione e l’età. Per quanto riguarda gli embrioni si considerano il numero e la qualità degli stessi: non tutti gli embrioni che si ottengono dall’inseminazione, infatti, riescono a crescere fino allo stadio di blastocisti.

Il trasferimento degli embrioni è una pratica dolorosa?

Il trasferimento degli embrioni in cavità uterina non è una pratica dolorosa: non prevede anestesia e dura pochi minuti. Posizionato lo speculum, tamponato leggermente il collo dell’utero con dell’acqua sterile, il ginecologo procede con l’inserimento degli embrioni attraverso un apposito catetere.

Esistono dei modi non invasivi di selezionare gli embrioni “migliori”?

La scienza che si occupa di ricercare metodi non invasivi di selezione degli embrioni è la metabolomica che studia le variazioni metaboliche delle cellule degli organismi viventi. Gli embrioni sono formati da cellule che, durante la coltura nei terreni specifici, utilizzano le sostanze nutritive rilasciando come prodotto finale i cosiddetti metaboliti.

Questo processo di rilascio porta come conseguenza delle variazioni nella composizione dei terreni stessi. Quello che ci si aspetta dunque è che analizzando i metaboliti prodotti, si possano ricavare informazioni preziose sulla vitalità, sulle potenzialità e non da meno sulle possibilità di impianto degli embrioni. I cambiamenti nel terreno sono lo specchio dunque dell’attività e dell’efficienza del metabolismo degli embrioni. Ad oggi la metabolomica rappresenta una promettente prospettiva futura, anche se sono ancora necessari studi per sviluppare un sistema standardizzato che la rendano una tecnica valida  ed applicabile sul piano clinico.

Dott.ssa Zicchina