Il Consiglio di Stato boccia la decisione della Regione Lombardia di porre a carico delle coppie i costi della fecondazione eterologa.
No alla disparità di trattamento per le coppie che ricorrono alla fecondazione eterologa rispetto all’omologa. Questa la decisione del Consiglio di Stato, in seguito all’appello presentato dalla giunta Maroni dopo la sentenza del Tar che aveva dato loro torto. Come si legge nella sentenza, la decisione della Regione Lombardia “realizza una disparità di trattamento lesivo del diritto alla salute delle coppie affette da sterilità o da infertilità assolute”.
In Italia, la fecondazione eterologa è possibile solo dal 2014, anno in cui la regione Lombardia ha preso la decisione di addebitarne interamente i costi alle coppie lombarde. L’amara scelta della Regione è stata subito contesta da un’associazione “sos infertilità onlus” che, dopo aver presentato ricorso al Tar, ha ottenuto ragione. La disposizione è stata ritenuta discriminatoria per le coppe lombarde, costrette a dover sostenere i costi della fecondazione eterologa che oscillano tra i 1.500 e i 4.000 euro a differenza delle coppie che ricorrono all’omologa, i cui costi sono interamente sostenuti dalla Regione.
Ma quali sono i motivi che hanno portato la giunta Maroni a prendere una decisione tanto contestata? Il Pirellone aveva dichiarato che, per mancanza di finanziamenti da parte del governo, la Regione non poteva permettersi di sostenere i costi della fecondazione eterologa che non è inserita nei Lea (i Livelli essenziali di assistenza, l’elenco di prestazioni sanitarie a carico del pubblico) nazionali. Pur avendo considerato le ristrettezze economiche della Regione, i giudici si sono espressi in maniera chiara: “l’amministrazione non può ignorare una domanda di prestazione sanitaria che si faccia portatrice di interessi sostanziali parimenti bisognosi di risposta, perchè verrebbe meno, altrimenti, al fondamentale compito che compete in uno stato sociale di diritto, quello di garantire i livelli essenziali di assistenza o, comunque, l’effettività di un diritto complesso – e così essenzialmente interrelato all’organizzazione sanitaria – come quello alla salute nel suo nucleo irriducibile, pur in un quadro di risorse finanziarie limitate”.
La decisione del Consiglio di Stato riporta finalmente una situazione di parità per le coppie lombarde che, in questi anni, erano state costrette a rivolgersi a centri esteri senza ottenere alcun rimborso dalla sanità pubblica. L’entusiasmo dell’opposizione lombarda sul tema non tarda a farsi sentire. Già a suo tempo, M5s e Pd avevano fatto richiesta dell’introduzione di un ticket identico per omologa ed eterologa, istanza ovviamente bocciata dalla Regione. Ad oggi, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, viene ristabilita una situazione di equità e giustizia anche per la Regione Lombardia.
Fonte: milano.repubblica.it 22 luglio 2016