La ESHRE, Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia, indirizza ai decisori politici otto raccomandazioni per tutelare la salute riproduttiva (e non solo) della popolazione.
L’inquinamento danneggia anche la fertilità, sia maschile che femminile: sono sempre più numerosi gli studi che confermano questa correlazione.
Gli studi indagano, ad esempio, gli effetti ambientali sull’attività ovarica e sull’ampiezza della finestra riproduttiva nelle donne, ma anche sulla qualità dello sperma maschile.
Più in generale, i ricercatori studiano i legami con l’infertilità, le malformazioni dei feti, e con patologie dell’apparato riproduttivo e tumori.
Le 8 raccomandazioni della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia
Anche la Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE) condivide le preoccupazioni sull’impatto dei fattori ambientali sulla salute riproduttiva e sul calo del tasso di fertilità degli ultimi anni. Per questo, ha formulato otto raccomandazioni su inquinamento e fertilità.
L’ESHRE chiede:
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Un’urgente azione politica e legislativa in risposta al collegamento ormai assodato tra fattori ambientali e calo del tasso di fertilità.
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Che l’Unione europea aggiorni rapidamente i pertinenti regolamenti Reach e Clp nella direzione di minimizzare l’esposizione al rischio chimico per lavoratori e consumatori, in favore anche dell’ambiente.
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Strategie di prevenzione rivolte a donne e uomini ancora prima del concepimento.
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Che la popolazione sia correttamente informata sui potenziali alti rischi di esposizione dovuta allo svolgimento di alcuni lavori.
- Lo sviluppo di una piattaforma digitale per raccogliere dati in modo da monitorare l’esposizione ambientale e i suoi effetti sulla salute riproduttiva e generale.
- Di procedere con sempre più forza verso la decarbonizzazione per prevenire i danni riproduttivi e creare un pianeta più sano per tutti.
- Di aumentare la consapevolezza della popolazione sui rischi dell’esposizione ambientale per la salute riproduttiva attraverso campagne di salute pubblica ed educative.
- Che i test delle aziende farmaceutiche e industriali, attualmente focalizzati sulla gravidanza, valutino gli effetti anche sulla fertilità e sui gameti, diventando lo standard nei test prima dell’immissione del prodotto nel mercato europeo.
I fattori ambientali in causa
Tra i fattori ambientali sul ‘banco degli imputati’, ci sono in prima linea gli interferenti endocrini: un gruppo di sostanze chimiche che può alterare il funzionamento degli ormoni con effetti negativi per la salute dell’adulto e del feto. Possono provocare infertilità nella vita adulta, ma anche essere la causa di alcune patologie andrologiche e ginecologiche e di alcuni tumori.
Secondo alcune stime, potrebbero essere responsabili per almeno il 20% dell’incidenza di malattie come l’endometriosi, l’infertilità maschile e il criptorchidismo.
L’elenco comprende pesticidi, antiparassitari, diossine, additivi e preservanti di prodotti industriali e di consumo, alcuni metalli pesanti, polifenoli (alcuni noti come fitoestrogeni) nonché alcuni farmaci. Queste sostanze si diffondono nell’ambiente attraverso l’inquinamento atmosferico e quello delle acque e del suolo, ma si trovano anche nell’urina e negli alimenti: molte sono presenti in oggetti di plastica e metallo di uso quotidiano, oltre che nei cosmetici e nei prodotti per l’igiene personale.
Anche l’esposizione prolungata alle sostanze tossiche e alle radiazioni può influire negativamente sulla fertilità. Un rischio che riguarda alcune tipologie di lavoratori, dagli agricoltori ai lavoratori nel settore edile, dal personale militare a quello medico-infermieristico fino a chi lavora nell’ industria chimica, petrolchimica o mineraria.
Ci sono inoltre prove scientifiche sul fatto che le particelle inquinanti di fuliggine possono attraversare la placenta e arrivare al feto, che le donne che vivono vicino alle autostrade trafficate hanno una maggiore infertilità e che molti prodotti farmaceutici potenzialmente rischiosi per la fertilità non sono regolamentati da questo punto di vista.
Fonte: Agenzia ADNkronos
La dieta mediterranea e l’attività fisica regolare riducono i danni da inquinamento sulla fertilità maschile.
E’ quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori italiani, pubblicato sulla rivista scientifica European Urology Focus.
Uno studio tutto italiano
Un corretto stile di vita, che comprenda dieta mediterranea ed attività fisica regolare, può migliorare la qualità del liquido seminale nei giovani maschi, anche se sono nati nelle aree più inquinate d’Italia.
Lo rivela lo studio FASt (Fertilità, Ambiente, Stili di Vita) finanziato dal Ministero della Salute all’ASL di Salerno. Vi hanno partecipato numerose Istituzioni, tutte italiane: oltre all’Istituto Superiore di Sanità, CNR ed Enea, anche le università di Brescia, Milano e Napoli Federico II.
E’ il primo studio clinico al mondo sugli effetti della dieta mediterranea e dell’attività fisica sulla fertilità di maschi giovani che vivono in aree ad alto inquinamento.
Il Razionale
Le malattie cronico-degenerative sono aumentate in modo esponenziale nella popolazione generale. Inoltre, anche l’incidenza di tumori nella fascia di età dell’infanzia e dell’adolescenza è maggiore nelle ultime due decadi. Di conseguenza, le nuove generazioni sono più suscettibili alle malattie. Questi fenomeni spostano l’attenzione della ricerca sul fronte riproduttivo, considerando i gameti, in particolare quelli maschili (più sensibili rispetto a quelli femminili agli stress endogeni ed esogeni), il primo bersaglio.
Un progetto lungo oltre due anni
I giovani che hanno partecipato allo studio, durato oltre due anni, vivono in alcune delle zone più inquinate d’Italia. Si tratta dell’area di Caffaro (BS), la Terra dei fuochi in Campania e la valle del Sacco (FR). In questi territori gli indici di salute generale sono più sfavorevoli e hanno un impatto anche sulla salute riproduttiva.
Il campione selezionato inizialmente era di 600 persone. Di queste, 263 hanno completato lo studio. Sono ragazzi giovanissimi (18-22 anni), tutti sani, normopeso, non fumatori, non bevitori abituali. I giovani erano divisi in due gruppi: uno ha seguito per 4 mesi la dieta mediterranea e praticato regolarmente una moderata attività fisica, l’altro no.
Al momento del reclutamento e alla fine dei 4 mesi a tutti soggetti sono stati somministrati questionari (alimentari e stili di vita) ed eseguiti esami ematici di routine, esame del seme (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi), e altri esami per rilevare la presenza, nel sangue e nel liquido seminale, di metalli pesanti e sostanze inquinanti.
Lo stile di vita seguito dalle persone arruolate si basava su una migliore aderenza al modello di dieta mediterranea e sulla pratica di attività fisica.
I risultati
Dallo studio emerge che uno stile di vita corretto, basato su dieta mediterranea e regolare attività fisica, può migliorare la qualità del liquido seminale nei giovani uomini. Ciò avviene nonostante vivano in aree altamente inquinate.
“In soli quattro mesi la qualità dello sperma (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi) e lo stato ossidativo sono risultati significativamente migliorati nel gruppo di intervento a differenza di quello di controllo, in cui sono invece peggiorati. Un dato significativo anche considerando che allo studio hanno partecipato ragazzi in buona salute, con uno stile di vita sano”, ha commentato Stefano Lorenzetti dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinatore dello studio.
Fonte: ISS-Istituto Superiore di Sanità
È ormai un dato reale: Ecofoodfertility illustra gli effetti nocivi di certe sostanze sulla fertilità e invita a una rapida soluzione
L’inquinamento ambientale come causa dell’infertilità maschile. È questo uno dei temi caldi emersi a seguito della recentissima inaugurazione a Roma presso l’ospedale San Camillo di Roma di un ambulatorio dedicato proprio al tema dell’infertilità maschile. Un argomento delicato ma di grande attualità, una condizione fisica determinata anche dai cambiamenti ambientali e sociali del tempo che stiamo vivendo.
Inquinamento ambientale come causa dell’infertilità maschile e patologie genitali in adolescenza
Ne ha parlato il dottor Giuseppe La Pera in occasione del Convegno della Società italiana di andrologia (Sia) che si è tenuto – appunto – presso l’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini in questi giorni. Nell’ambito del convegno è stato affrontato il tema dell’inquinamento ambientale come causa dell’infertilità maschile anche dovuta all’età sempre più avanzata in cui si decide di fare un figlio.
Si è discusso, inoltre, del peso che hanno alcune patologie dell’apparato genitale in età adolescenziale sulla futura vita fertile e sessuale. Un adolescente su due ha un problema genitale più o meno grave ma, nella stragrande maggioranza dei casi, non se ne fa carico, non si rivolge a specialisti e spesso cerca soluzioni fai-da-te ancor più dannose per la sua salute.
Ecofoodfertility: il progetto che analizza l’inquinamento ambientale come causa dell’infertilità maschile
Ecco allora che occorre un’attenzione maggiore sin da un’età molto giovane alla preservazione della fertilità. Su questa linea preventiva si posiziona Ecofoodfertility, un progetto di respiro internazionale che analizza sia l’alimentazione sia l’inquinamento ambientale come causa dell’infertilità maschile. I risultati di un’indagine approfondita condotta in luoghi molto inquinati, come la Terra dei Fuochi, Gela, Piombino, Taranto e Brescia, hanno fornito subito un dato preoccupante: gli spermatozoi degli abitanti di queste zone hanno una diminuita mobilità. Dunque il seme maschile, all’interno di questa indagine epidemiologica, diventa un vero e proprio sensore della qualità ambientale e quindi un indicatore precoce dello stato di salute. Secondo le ricerche svolte dagli artefici di Ecofoodfertility lo sperma danneggiato può rendere più vulnerabili i bambini che nasceranno, se non, persino, più generazioni.
Vanno ridotte subito tutte le fonti d’inquinamento che creano danni agli spermatozoi
Motivo per cui, in base ai dati dei ricercatori, è di primaria importanza ridurre in brevissimo tempo tutte le fonti di inquinamento. Sotto accusa i metalli pesanti e tutti quegli elementi che rientrano nella categoria degli interferenti endocrini, ovvero sostanze che interferiscono con i recettori per gli ormoni sessuali impedendo un corretto sviluppo degli spermatozoi.