Tutte le donne, almeno una volta nella vita, provano dolore durante il ciclo mestruale. Ma quando il dolore si fa ricorrente, intenso, limitante, è importante fermarsi ad ascoltarlo. Perché non sempre è “normale” soffrire.
Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Sara Scandroglio, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Responsabile SS Procreazione Medicalmente Assistita, Ospedale Filippo Del Ponte, ASST Settelaghi Varese.
Dolore e qualità di vita: un equilibrio che non va rotto
Il dolore mestruale ha un nome: dismenorrea. Nei primi anni dopo il menarca (il primo ciclo mestruale), può essere frequente avere cicli abbondanti e dolorosi. In questa fase della vita, infatti, una maggiore sensibilità pelvica e il processo di maturazione dell’apparato genitale femminile possono spiegare l’insorgenza del dolore.
Ma, anche in questi casi, se il dolore è tanto forte da impedire a una ragazza di andare a scuola o di fare sport, non va sottovalutato. Infatti, il dolore mestruale può avere un impatto concreto sulla qualità della vita, specialmente quando interferisce con lo studio, il lavoro, la vita sociale.
È importante sapere che la gestione del dolore è possibile: a partire da una semplice terapia antidolorifica assunta all’esordio dei sintomi, prima che si attivi la cascata infiammatoria, fino alla possibilità – se indicata – di una terapia ormonale personalizzata.
Quando il dolore cambia
Diversa è la situazione della giovane donna che, magari anni dopo il menarca, inizia a soffrire di un dolore pelvico nuovo, diverso, sempre più intenso. Quando la dismenorrea compare in età adulta e peggiora progressivamente, nel 90% dei casi può esserci una correlazione con l’endometriosi.
Il dolore mestruale, in questi casi, può irradiarsi alla zona lombare, agli arti inferiori, e può essere accompagnato da nausea, vomito, ipotensione e malessere generale. È fondamentale non sottovalutare questi segnali e “archiviarli” come “dolore mestruale normale”: è il momento di rivolgersi a un centro specializzato, che si occupa di endometriosi o di dolore pelvico, per andare a fondo e capire il problema.
Il percorso diagnostico: tutto parte dall’ascolto
Una diagnosi precoce e accurata inizia con l’ascolto attento del racconto della paziente. Il ginecologo raccoglie l’anamnesi completa e pone domande mirate: il dolore è presente anche durante i rapporti sessuali? E durante la defecazione? Seguiranno poi l’esame obiettivo, con la valutazione dei punti più dolenti, e l’ecografia, che può avvalersi anche del color-doppler o delle tecniche tri-e quadridimensionali, per un’indagine più approfondita dell’apparato riproduttivo.
La priorità è la qualità di vita
La gestione del dolore mestruale è un obiettivo prioritario per il ginecologo. È possibile intervenire con una terapia ormonale personalizzata e con antidolorifici assunti fin dai primissimi sintomi mestruali, prima che il dolore diventi insopportabile.
Il dolore mestruale non va minimizzato. Non è normale doversi assentare dal lavoro ogni mese, rinunciare a una gita, a una partita, a una cena. Non è normale dover “sopportare”.
Dare ascolto a questo dolore significa prendersi cura delle donne, proteggerne la quotidianità, salvaguardare il loro benessere, prevenire possibili complicanze in futuro.