L’inositolo è una sostanza naturale appartenente alla famiglia delle vitamine del gruppo B, anche se tecnicamente non è una vitamina. È disponibile in molte forme, ma le più note sono il mio-inositolo e il D-chiro-inositolo. Questi composti giocano un ruolo cruciale in diverse funzioni cellulari e sembra che abbiano un impatto sulla fertilità sia nell’uomo sia nella donna.
Facciamo chiarezza con il Dottor Carlo Torrisi, ginecologo, responsabile clinico e Direttore Sanitario del Centro di Medicina della Riproduzione e Infertilità di Catania.
L’inositolo
L’inositolo è un isomero appartenente al gruppo delle vitamine B, noto a molti ginecologi anche di quelli che non si occupano di infertilità grazie alle sue proprietà. Infatti, sembra che l’inositolo possa svolgere un’azione benefica sull’ovulazione, sulla formazione e sulla qualità degli ovociti e sulla qualità degli embrioni.
L’inositolo ha anche mostrato effetti positivi sulla fertilità maschile: può migliorare la qualità dello sperma, aumentando la motilità e la morfologia degli spermatozoi.
Gli inositoli più rilevanti per la salute umana sono il mio-inositolo e il D-chiro-inositolo.
I meccanismi di azione
Il mio-inositolo e il D-chiro-inositolo influenzano diversi percorsi biologici che possono migliorare la fertilità. Questi includono la modulazione dei recettori insulinici, che aiuta a migliorare l’uso del glucosio e ridurre l’insulino-resistenza. Inoltre, l’inositolo agisce come secondo messaggero per diversi ormoni e neurotrasmettitori, contribuendo così alla regolazione del ciclo mestruale e dell’ovulazione.
Nella donna, il mio-inositolo ripristina una ovulazione spontanea direttamente, con la riduzione dei livelli di insulina, quindi degli androgeni, stimolando la produzione dell’FSH.
Inositolo e Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS)
Una delle principali applicazioni dell’inositolo nella medicina riproduttiva riguarda il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), una delle cause più comuni di infertilità nelle donne.
La PCOS è spesso caratterizzata da insulino-resistenza, iperandrogenismo e disfunzioni ovulatorie. Studi clinici hanno dimostrato che l’inositolo, specialmente in combinazione con l’acido folico, può migliorare la sensibilità all’insulina, ridurre i livelli di androgeni e ristabilire l’ovulazione regolare nelle donne affette da PCOS.
Benefici dell’inositolo nella fertilità maschile
L’inositolo ha anche mostrato effetti positivi sulla fertilità maschile. L’utilizzo del mio- o del D-chiro-inositolo nell’uomo crea essenzialmente un rimodellamento dei dosaggi di FSH che, come sappiamo, sono responsabili della spermatogenesi. È soprattutto è un agente antiossidante, per cui migliora complessivamente l’ambiente spermatico, determinando un miglioramento del numero, motilità e morfologia degli spermatozoi.
Le fonti alimentari di inositolo
L’inositolo è presente in vari alimenti di origine sia vegetale sia animale. Alcune delle fonti alimentari più ricche di inositolo sono:
Frutta: melone, arance, kiwi
Verdure: cavoli, carote e piselli
Cereali integrali: riso integrale, avena e grani intero (specialmente nella parte esterna, la crusca)
Noci e semi: noci, mandorle, semi di girasole
Legumi: piselli, fagioli, lenticchie
Per chi ha bisogno di una quantità di inositolo superiore al normale, specialmente in contesti terapeutici come il trattamento della PCOS o il miglioramento della qualità dello sperma, gli integratori possono essere una soluzione efficace. Come per tutti gli integratori, è sempre consigliabile consultare un medico prima di iniziare qualsiasi trattamento.
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) colpisce il 5-10% delle donne in età riproduttiva ed è caratterizzata da oligomenorrea (alterazione del ciclo mestruale che arriva dopo 32-35 giorni), eccesso di ormoni androgeni (ormoni presenti anche nella donna ma normalmente in numero nettamente inferiore rispetto agli uomini), insulino-resistenza e alterazioni dell’aspetto morfologico dell’ovaio (follicoli molto piccoli sparsi sulla superficie ma praticamente assenti al centro dell’ovaio).
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è la prima causa d’infertilità femminile
La sindrome dell’ovaio policistico è la causa più comune d’infertilità femminile. A oggi l’origine precisa non è ancora stata individuata, ma si pensa che dipenda da una multifattorialità.
Proprio perché la causa della PCOS non è ancora stata definita, non esiste un trattamento specifico e risolutivo della stessa, anche se oggi si sperimentano, con un buon grado di efficacia, diversi approcci terapeutici.
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) e l’inositolo
Per esempio i cosiddetti “composti insulino-sensibilizzanti” (ricordiamoci, infatti, che tale sindrome si manifesta anche con un’insulino-resistenza) sono stati studiati come efficace trattamento della sindrome dell’ovaio policistico. Vediamo di conoscerli più da vicino. Innanzitutto l’inositolo, una vitamina del complesso B che, somministrata nelle pazienti affette da sindrome dell’ovaio policistico, ha dimostrato di migliorare non solo i parametri metabolici e ormonali, ma anche la funzione ovarica e la risposta ai cicli di fecondazione assistita (PMA).
In più, evidenze scientifiche hanno mostrato che l’inositolo è anche in grado di migliorare la qualità degli embrioni e la follicologenesi (maturazione dei follicoli), aumentando il numero di ovociti maturi dopo stimolazione ovarica in donne con PCOS.
Gli inositoli ei loro derivati sono polialcoli che appartengono alla famiglia della vitamina B. Si tratta di molecole chimicamente stabili che possono essere ingerite con la dieta. L’inositolo è contenuto nella frutta, in particolare nei meloni e nelle arance, nei prodotti ad alto contenuto di crusca e di cereali, nelle noci e nei fagioli. Frutta e verdura fresca hanno un più alto contenuto di inositolo rispetto ai congelati, ai cibi salati o ai prodotti in scatola.
C’è da dire che gli inositoli non sono considerati nutrienti essenziali poiché possono essere prodotti in modo endogeno (dall’organismo) dal glucosio.
Il trattamento della PCOS con agenti insulino-sensibilizzanti
Nella sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) la nota associazione tra iperinsulinemia (eccesso di insulina nel sangue), iperandrogenismo (eccessiva presenza di ormoni androgeni e quindi tratti di mascolinità evidenziati dall’irsutismo, ovvero peli in eccesso) e disfunzione ovulatoria ha costituito la base per il trattamento con agenti insulino-sensibilizzanti, come il mio-inositolo, la metformina (farmaco che normalmente si usa per curare il diabete di tipo 2), e i tiazolidinedioni (farmaci che aumentano la sensibilità all’insulina nei tessuti), che si sono dimostrati efficaci nel migliorare la resistenza all’insulina e le funzioni ovariche in donne affette da sindrome dell’ovaio policistico.
Myo-inositolo (MYO) e D-chiro-inositolo (DCI) sono derivati dell’inositolo: il primo è la forma maggiormente presente a livello cellulare, comprendente fino al 99% della quantità inositolo totale. Il Myo-inositolo viene convertito in DCI da un enzima (epimerasi) insulino-dipendente che influenza fortemente il rapporto intracellulare tra queste due molecole nelle cellule adipose, epatiche e muscolari.
Studi in materia evidenziano che le donne colpite da sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) hanno una cattiva regolazione del metabolismo dell’inositolo. Ciò significa che esiste un collegamento tra carenza d’inositolo e resistenza all’insulina (IR) nella PCOS.
È ampiamente noto che la resistenza all’insulina giochi un ruolo importante nel determinare la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) in un gran numero di donne ed è una caratteristica comune alle donne con PCOS sia in sovrappeso sia normopeso, ovvero indipendentemente dal loro indice di massa corporea (BMI).
I benefici di basse dosi di DCI: meno resistenza all’insulina e miglior frequenza ovulatoria
L’iperinsulinemia (eccesso d’insulina nel sangue) può alterare il rapporto tra MYO e DCI e, paradossalmente, aumentare la concentrazione DCI all’interno dell’ovaio con conseguenze dannose per la funzione ovarica. Ciò spiegherebbe perché non si registrino benefici clinici nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico.
È importante, invece, quando si somministrano inositoli che sia mantenuta una corretta proporzione tra MYO e DCI. Si è infatti osservato che il D-chiro-inositolo (DCI) a basso dosaggio diminuisce la resistenza all’insulina e il contenuto degli ormoni androgeni e, contemporaneamente, migliora la frequenza ovulatoria nelle donne con PCOS.
Integrazione di Myo-inositolo: favorisce produzione di ovociti e stimolazione ovarica per PMA
Inoltre, diversi studi dimostrano che la supplementazione di Myo-inositolo procura benefici in donne affette da sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) in termini di produzione di ovociti ed embrioni di migliore qualità, oltre a migliorare la regolarità mestruale, l’insulino-resistenza, e la qualità dell’ovulazione.
È poi dimostrato che per le donne che accedono a trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA), la somministrazione di MYO prima della stimolazione ormonale aumenta la qualità di ovociti ed embrioni e riduce la dose di FSH (ormone follicolo stimolante) e i giorni necessari per la stimolazione.
Dott. Antonio Castelli
Difficile da diagnosticare, la sindrome dell’ovaio policistico è quasi sempre associata all’infertilità della donna. Scopriamone i motivi
È senza dubbio lacausa più frequente d’infertilitàe interessa ben il 5-10% della popolazione femminile. È la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), disturbo difficile da diagnosticare se non quando si cerca un bambino e la donna fatica a rimanere incinta o nel momento in cui si manifestano i conseguenti disturbi estetici. La sindrome dell’ovaio policistico, infatti, può non dare traccia di sé fino a che non si svolge un esame ecografico.
I problemi estetici associati alla sindrome dell’ovaio policistico
La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia complessa, caratterizzata da alterazioni del metabolismo e dell’uso periferico dell’insulina, a cui si associano difficoltà ovulatorie e squilibri della stimolazione che portano le ovaie a produrre più ormoni maschili (gli androgeni) del normale. Le conseguenze sono molteplici: innanzitutto tale eccesso di ormoni maschili altera lo sviluppo e il rilascio dell’ovulo; poi si verificano tutta una serie di alterazioni nel corpo della donna.
Più nello specifico, si manifesta un incremento di acne, di peluria e di seborrea. Inoltre, molte donne sono interessate da un consistente e progressivo aumento di peso, nonché da un irrobustimento muscolare del corpo che tende a diventare sempre più mascolino.
L’infertilità è la conseguenza più seria
Il problema principale associato alla sindrome dell’ovaio policistico rimane però la fertilità molto ridotta, per non parlare, nella stragrande maggioranza dei casi, di una vera e propria condizione d’infertilità. In situazioni di normalità, quando l’ovulo giunge a maturazione, il follicolo scoppia e lo rilascia. L’ovulo viene quindi “intercettato” dalla zona terminale della tuba, raccolto dalla fimbria (la sua parte sfrangiata), e portato al proprio interno. La fecondazione, ovvero l’incontro tra l’ovocita e lo spermatozoo, avviene nel terzo esterno della tuba nel caso in cui ci sia stato un rapporto sessuale non protetto da 2-3 giorni fino a poche ore prima dell’ovulazione. Nelle donne affette da sindrome dell’ovaio policistico questo processo si verifica con più difficoltà o non avviene affatto. A ogni ciclo maturano più follicoli senza però che alcuno sia in grado di diventare il leader, mentre quelli non maturi tendono a raggrupparsi in cisti, riconoscibili eseguendo un’ecografia, da cui il nome sindrome dell’ovaio policistico.
La ricerca mostra l’efficacia dell’inositolo nel ripristinare la corretta ovulazione e nel modulare gli effetti secondari della sindrome dell’ovaio policistico
Fino al momento in cui non cercano una gravidanza molte donne non sanno di essere affette dalla sindrome dell’ovaio policistico, che è la più comune causa d‘infertilità femminile correlata all’assenza di ovulazione. La sindrome dell’ovaio policistico si diagnostica quando si verifica un’assenza cronica di ovulazione associata a irregolarità del ciclo mestruale, elevato numero di ormoniandrogeni, cisti in una o in entrambe le ovaie. Le cause che la determinano non sono ancora ben definite, c’è sicuramente da valutare una componente genetica come favorente lo sviluppo della PCOS.
Oggi ci si concentra molto sull’approccio terapeutico mirato al raggiungimento di una gravidanza e, tra le varie indicazioni, si suggerisce sempre più spesso l’integrazione nella dieta dell’inositolo (inositolo e fertilità) che pare essere una sostanza particolarmente promettente ner favorire la fertilità e priva di effetti collaterali. L’inositolo ripristina, infatti, l’ovulazione spontanea con conseguente aumento del tasso di gravidanza.
L’inositolo funziona nei disturbi correlati alla sindrome dell’ovaio policistico
In particolare, i molti studi effettuati, hanno dimostrato l’efficacia dell’inositolo nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico soprattutto per quanto riguarda i disturbi associati. Nello specifico, l’inositolo mostra benefici per la sindrome metabolica se abbinato a un corretto programma alimentare suggerito da un esperto, oltre ad avere effetti positivi nella riduzione dell’insulino-resistenza, spesso presente in pazienti con sindrome dell’ovaio policistico.