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La preservazione della fertilità in soggetti colpiti da tumori in età precoce è possibile, ma meno del 10% vi accede. Cosa c’è da sapere

Ogni anno le diagnosi di tumore under 40 sono 8mila (in media 5mila donne e 3mila uomini), in un’età in cui il desiderio di maternità e la sua realizzazione è ancora possibile. Eppure solo il 10% delle donne che riceve una diagnosi di tumore in questa fascia di età sceglie di accedere a una delle tecniche di preservazione della fertilità. Il dato fra gli uomini è leggermente maggiore, ma sempre basso.

Linee guida per colmare il vuoto di disinformazione in tema di preservazione della fertilità

Sicuramente uno dei motivi per cui uomini e donne con neoplasie non accedano per tempo ai centri dove si praticano tecniche di preservazione della fertilità è la disinformazione. Ecco perché l’Associazione di oncologia medica (AIOM), la Società italiana di endocrinologia (Sie) e la Società italiana di ginecologia e ostetricia (SIGO) si sono accordate per stilare le Raccomandazioni sull’oncofertilità, sostanzialmente delle linee guida per informare che nel nostro Paese sono presenti 319 oncologie e 178 centri di procreazione medicalmente assistita (PMA) che, oltre a praticare la fecondazione in vitro, si occupano di crioconservare i gameti. Secondo gli esperti occorre che ci sia maggior comunicazione fra le due realtà e promozione della rete nazionale dei centri di oncofertilità, in modo che i pazienti possano in tranquillità rivolgersi alle strutture pubbliche specializzate per far fronte a tutte le loro esigenze.

Ogni Regione dovrebbe possedere un centro di riferimento dove operi un’équipe multidisciplinare composta da ginecologi, senologi, andrologi, biologi e psicologi collegati in rete con centri oncologici ed ematologici con esperienza nella gestione di questi tipi di pazienti in età fertile.

Costituire questa rete consentirà all’oncologo, nel momento in cui al paziente viene diagnosticata una neoplasia, di mettersi subito in contatto con il centro di riferimento per procedere alla crioconservazione dei gameti prima che si inizino le terapie. Questo servizio, volto alla preservazione della fertilità, sarà strutturato in modo da evitare tutte le normali liste d’attesa e garantirà una consulenza specialistica entro e non oltre le 48 ore.

Garantire la progettualità famigliare perché la preservazione della fertilità è possibile

Gli esperti sottolineano poi l’importanza d’informare correttamente tutte le persone con diagnosi di tumore in età riproduttiva da un lato della riduzione della fecondità se si praticano cure antitumorali, e, dall’altro, delle tecniche in essere per la preservazione della fertilità in grado di contenere questo rischio. Perché occorrono tutti gli sforzi possibili dei clinici volti non solo alla guarigione dei malati, ma anche al mantenimento della progettualità famigliare. Occorre dunque gridare a gran voce che la preservazione della fertilità è possibile, basta sapere come fare.