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C’è una relazione tra Cannabis e fertilità maschile? Il consumo ricreativo di Cannabis tra i giovani uomini in età fertile è in continuo aumento. Questo dato ha indotto alcuni ricercatori americani a studiare il potenziale impatto della Cannabis sulla fertilità maschile. Dopo un’analisi retrospettiva della letteratura scientifica disponibile su PubMed®/MEDLINE®, hanno selezionato 48 studi e comparato alcuni parametri: livello di ormoni, parametri seminali, dimensione delle gonadi e funzione sessuale tra consumatori di Cannabis e non consumatori.
I ricercatori hanno pubblicato una review su The Journal of Urology.

Marijuana e Cannabis

La Marijuana è una droga derivata dalla Cannabis sativaCannabis indica. Il componente psicoattivo principale, il THC (tetraidrocannabinolo), porta ad alterazione dei sensi, dell’umore e della capacità di movimento. Alcuni studi hanno mostrato la presenza di recettori dei cannabinoidi nello sperma. Ciò indica che la Cannabis potenzialmente può interferire con la funzione spermatica.

L’uso della Cannabis è consentito in molti Paesi del mondo per uso terapeutico. Viene utilizzata in molte patologie, ad esempio la demenza, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, la depressione, il tabagismo e il dolore neuropatico. Nonostante ciò, la ricerca scientifica sta ancora studiando i potenziali effetti negativi della marijuana sull’organismo.

Cannabis e fertilità maschile: cosa emerge dalla review

L’uso di cannabis risulta associato a cambiamenti negli ormoni riproduttivi, ad alterazioni dei parametri seminali e a una diminuzione della libido e delle performance sessuali. Le alterazioni maggiori si hanno sulla motilità, sulla sopravvivenza e sulla capacità di fecondare. Non emergono effetti, invece, sui livelli di testosterone e sui livelli degli ormoni follicolo-stimolanti.

La letteratura disponibile, dunque, mostra che la cannabis può avere un impatto negativo sulla fertilità maschile. I ricercatori suggeriscono ai medici di tenere in considerazione questi dati quando la prescrivono per uso terapeutico a uomini in età fertile e in ogni caso in cui si trovano a valutare un caso di infertilità maschile.

Fonte:

Payne KS, Mazur DJ, Hotaling JM, Pastuszak AW. Cannabis and Male Fertility: A Systematic Review. J Urol. 2019;202(4):674‐681. doi:10.1097/JU.0000000000000248.

La composizione di grassi dello sperma è un fattore chiave per selezionare gli spermatozoi ottimali da utilizzare nelle tecniche di fecondazione assistita. La qualità dello sperma continua a confermarsi come elemento chiave per un buon esito procreativo delle tecniche di fecondazione assistita. Oltre all’importanza di una normale quantità, funzionalità e struttura degli spermatozoi contenuti nel liquido seminale, ora uno studio indica che anche la composizione in grassi – chimicamente chiamati “lipidi” – è un fattore che condiziona la “capacità fecondativa” dello sperma.

Come noto, le tecniche di fecondazione assistita si basano anche sull’utilizzo di campioni di sperma, ma vi è carenza di metodologie scientifiche da applicare per selezionare gli spermi con caratteristiche più ottimali.

L’opportunità di potere selezionare gli spermatozoi più appropriati per un impiego nelle tecniche di fecondazione assistita è legata in primis alla possibilità di riuscire a definire le caratteristiche molecolari degli spermatozoi che possano essere utilizzate come marcatori di riconoscimento di qualità ottimale di uno sperma.

In tal senso i lipidi possono essere buoni marcatori molecolari del potenziale di fecondità dello sperma, dal momento che queste sostanze contribuiscono alla struttura e alla funzionalità degli spermatozoi stessi. La validità di questa ipotesi è stata oggetto d’indagine di uno studio che ha confrontato i profili lipidici di 22 campioni di sperma che sono stati usati in tecniche di fecondazione assistita (microiniezione di spermatozoi all’interno degli ovociti) e che hanno dato origine ad una gravidanza di successo con 16 campioni di sperma che con la tecnica non avevano invece portato a nessun concepimento.

Utilizzando una sofisticata tecnica analitica (la cromatografia liquida abbinata alla spettrometria di massa) i ricercatori dello studio sono riusciti ad identificare nei campioni spermatici 151 tipi differenti di lipidi; 10 di questi lipidi erano presenti in quantità significativamente superiore (da 1,1 a 1,3 volte) nei campioni di sperma che non avevano dato origine ad una gravidanza e consistevano principalmente in ceramidi, sfingomieline e 3 glicerofosfolipidi (una lisofosfatidilcolina e 2 specie di plasmalogeni); in questo tipo di campioni risultava presente in elevate quantità anche il lipide 2-monoacilglicerofosfocolina.

I risultati di questa ricerca sono molto importanti. Avendo dimostrato che la composizione in grassi dello sperma condiziona la funzionalità degli spermatozoi, questo studio apre le porte a nuove possibilità di mettere a punto sia strumenti diagnostici per valutare la fertilità maschile sia formulazioni ad hoc da aggiungere in laboratorio agli spermi per migliorarne la qualità. Ma soprattutto si aprono interessanti prospettive per sviluppare nuovi metodi di valutazione dello sperma per selezionare gli spermatozoi migliori da utilizzare con successo nelle tecniche di fecondazione assistita.

 

Fonte

Rivera-Egea R et al. Sperm lipidic profiles differ significantly between ejaculets resulting in pregnancy or not following intracytoplasmic sperm injection. J Assist Reprod Genet 2018. doi: 10.1007/s10815-018-1284-4

 

 

 

Per aumentare le possibilità di concepimento occorre creare un’alleanza vincente tra fertilità maschile e alimentazione sana

Fertilità maschile e alimentazione sana sono strettamente correlate: seguendo una dieta equilibrata e bilanciata nell’uomo aumentano le possibilità di concepimento maschile soprattutto in quegli uomini che hanno manifestato qualche problema di fertilità.

Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato da poco sulla rivista scientifica Fertility and Sterility condotto dall’Erasmus University Medical Centre di Rotterdam in Olanda su 129 uomini, in media di 35 anni, in attesa di un figlio. L’obiettivo della ricerca era studiare le associazioni tra abitudini alimentari e qualità del liquido seminale.

I ricercatori hanno indagato le qualità dello sperma valutando i seguenti parametri: volume, motilità, concentrazione e numero totale degli spermatozoi. Ovviamente si è tenuta in considerazione quale fosse l’alimentazione di questi uomini in fase di concepimento.

 

I risultati dello studio: fertilità maschile e alimentazione sana sono un’accoppiata vincente

Gli esiti dello studio hanno mostrato che gli uomini che seguivano una dieta sana e equilibrata avevano un livello di sperma qualitativamente più elevato, soprattutto se confrontati con soggetti che avevano un’alimentazione sbilanciata.

Questi risultati hanno dato prova di come fertilità maschile e alimentazione sana siano legate a doppio filo: seguendo un modello alimentare sano, infatti, crescono le possibilità di concepimento.

In più, mangiando bene si può prevenire il rischio per le coppie di incorrere in problemi di fertilità, condizione sempre più diffusa oggi e spesso legata all’uomo.

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile che offre
concrete speranze di procreazione

Ecco come la nuova tecnica contro l’infertilità maschile, il Micro-TESE, consente fino
a un 56% di recupero di spermatozoi nei pazienti con azoospermia

 

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile, Micro-TESE (Microdissection Testicular Sperm Extraction), rappresenta una vera e propria rivoluzione. Consiste in una biopsia testicolare eseguita mediante un microscopio chirurgico che identifica con precisione le zone del testicolo dove sono sicuramente presenti spermatozoi.

Un microscopio che permette di selezionare solo spermatozoi adatti alla procreazione

Nello specifico, il microscopio aumenta il campo visivo dell’urologo, che esegue la biopsia di 25-40 x a livello dei tuboli dove si sviluppano gli spermatozoi all’interno del testicolo, consentendo una maggior selettività dell’operazione, evitando danni e facendo crescere del 20% la possibilità di identificare spermatozoi adatti alla riproduzione.

 

Praticata in Spagna già da diversi anni ha permesso un recupero di oltre il 56% e 6 gravidanze

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile arriva dalla Spagna, dove è già praticata da diversi anni nelle cliniche specializzate integralmente nella riproduzione umana. Per fare un esempio concreto, solo nel 2016 grazie al Micro-TESE, sono state eseguite 23 biopsie da cui, in 13 casi, è stato possibile il recupero degli spermatozoi. I dati stimano un tasso di recupero pari al 56,53%, un numero davvero significativo. Inoltre, grazie al recupero di tali spermatozoi, si sono avviate, attraverso un ciclo di fecondazione in vitro, 6 gravidanze.

Aumentando le probabilità di ottenere spermatozoi ottimi per la fecondazione rispetto a quanto accade con la biopsia testicolare classica, il Micro-TESE diminuisce i casi in cui la coppia deve ricorrere alla donazione del seme, per infertilità maschile.

 

Gli esperti spiegano come funziona la nuova tecnica contro l’infertilità maschile

La nuova tecnica contro l’infertilità maschile si pratica presso IVI, un’istituzione sanitaria spagnola specializzata integralmente nella riproduzione umana che conta oltre 40 cliniche in 10 Paesi del mondo. IVI è tra i pochi centri in Spagna dove si utilizza il recupero di spermatozoi tramite Micro-TESE.

“Dobbiamo sempre contare su personale qualificato, con un team di urologi e biologi – afferma il dottor Saturnino Lujan, urologo presso il Centro IVI di Valencia -. Una volta ottenuto il campione di sperma, questi potrà essere congelato in vitro per essere utilizzato in futuro o direttamente senza la necessità di ricorrere a trattamenti di congelamento”.Anche se Micro-TESE è un metodo rivoluzionario per recuperare gli spermatozoi, “l’ideale – conclude la dottoressa Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma – sarebbe raggiungere un ingrandimento visivo tale che ci consenta di vedere direttamente lo sperma. Attualmente stiamo lavorando su tecniche di immagine che ci renderanno più facile l’individuazione dei tubuli che contengono sperma”.

Il cancro e le terapie messe in atto per combatterlo la radioterapia ed alcuni farmaci chemioterapici (ad esempio gli agenti alchilanti) compromettono la fertilità dei pazienti danneggiando in modo a volte irreversibile le cellule della linea germinali.
La riduzione del numero degli spermatozoi insorge nei primi 6 mesi dall’inizio della chemioterapia ed il periodo di recupero con il miglioramento del liquido seminale può necessitare anche fino a cinque anni, in funzione del numero di cellule germinali residue.
Pertanto quando la malattia colpisce bambini e giovani uomini che ancora non hanno terminato il desiderio di prole bisogna mettere in atto la giusta strategia per preservare la fertilità del paziente.

Esistono attualmente diverse alternative per preservare la fertilità di un uomo:
Criopreservazione del seme
Congelamento biopsia testicolare e successivo reimpianto cellule germinali o coltura in vitro (in futuro) degli spermatozoi
Schermatura gonadica durante radioterapia

Il tipo di strategia per preservare la fertilità viene pianificato in base a diversi fattori come l’età, il tipo di neoplasia e la conseguente terapia proposta ed il tempo a disposizione prima di iniziare la chemioterapia.

Criopreservazione degli spermatozoi

Fecondazione assistita, ICSILa metodica più semplice e più comune per preservare la fertilità nei maschi è il congelamento del liquido seminale raccolto con masturbazione prima di iniziare la chemio o la radioterapia. Sebbene sia una tecnica molto semplice spesso è sottoutilizzata sia per una scarsa attenzione del medico sia per scarsa adesione dei pazienti.
Gli spermatozoi congelati verranno riutilizzati, qualora necessario, all’interno di programmi di fecondazione assistita (ICSI).
Grazie ai miglioramenti tecnologici della fecondazione in vitro sono necessari pochi spermatozoi per fecondare un ovocita quindi possono essere criopreservati anche campioni seminali contenenti pochi spermatozoi.
E’ fortemente raccomandato che il prelievo del seminale venga effettuato prima dell’inizio delle terapie antitumorali in quanto la qualità del campione e l’integrità del DNA degli spermatozoi possono essere compromessi anche dopo un solo ciclo di trattamento.
A differenza di quanto succede nella donna, nell’uomo la preservazione dei gameti, se adeguatamente programmata, non comporta alcun ritardo nell’inizio del trattamento antitumorale. Il numero di raccolte necessarie per garantire un adeguato stoccaggio dipende dalla qualità del liquido seminale ma è opportuno prevedere più raccolte, pertanto l’invio del paziente ai centri specializzati deve essere tempestiva.

Negli uomini azoospermici (privi di spermatozoi nell’eiaculato) è possibile effettuare un prelievo chirurgico di spermatozoi dai testicoli chiamato TESE (testicular sperm extraction): una tecnica che è efficace solo nel 50% dei casi e che richiede una collaborazione stretta tra urologo e biologo della riproduzione.

Criopreservazione di biopsia testicolare

Organi genitali maschiliLa criopreservazione di biopsia testicolare è una metodica sperimentale che consiste nel congelamento di tessuti testicolare o cellule della linea germinale con un successivo reimpianto dopo il trattamento antitumorale o la maturazione in vitro. E una tecnica che potrebbe essere proposta anche ai bambini prepubere, che non hanno ancora iniziato la produzione di spermatozoi, ovvero prima dell’inizio della spermatogenesi: la loro produzione infatti inizia durante la pubertà (dopo i 15 anni) pertanto il congelamento del liquido seminale non è una strategia utilizzabile nei bambini pre-pubere. In questi pazienti è possibile eseguire e successivamente congelare una biopsia testicolare contenente cellule della linea germinale testicolare.
Le cellule germinali possono essere reintrodotte nel testicolo del paziente, una volta guarito dalla neoplasia, sperando in una ripresa della spermatogenesi spontanea. L’efficacia di questa tecnica è bassa ed attualmente è considerata una terapia sperimentale, necessita infatti di ulteriori studi e strategie per poter essere validata.
Alcuni studi sugli animali stanno cercando di far maturare “in vitro” gli spermatozoi che derivano da una biopsia testicolare. Tali spermatozoi potranno essere utilizzati per fecondare l’ovocita in vitro (ICSI). Con questa metodica si ridurrebbe a zero il rischio di reintrodurre nel paziente eventuali cellule tumorali raccolte durante la fase di biopsia.
Servono però ancora studi e progressi tecnologici per poter utilizzare questa tecnica

Schermatura gonadica durante radioterapia

Paziente in redioterapiaLa schermatura delle gonadi durante la radioterapia può essere utile, ma solo per campi selezionati di irradiazione.
Inoltre da uno studio del 2011, risulta che potrebbe avere delle problematiche rilevanti nei pazienti pediatrici a causa della difficoltà nella precisa collocazione della schermatura. Secondo l’analisi di ricercatori della University Medical Center di Masstricht su più di 700 bambini, l’anatomia ossea finisce spesso per essere mascherata, in particolare per le femmine. Il rischio è quindi di dover ripetere spesso gli esami, riducendo il potere di protezione.
In teoria per i bambini, la schermatura deve coprire interamente le gonadi mentre altre parti del bacino rimangono scoperte. Per le bambine invece la parte centrale del bacino dovrebbero essere coperte senza però mascherare le ossa pelviche. Tuttavia, un ampio studio ha dimostrato che le ovaie sono spesso situate più esternamente alla schermatura e quindi non coperti.

Leggi a chi rivolgersi per preservare la fertilità.

Articolo realizzato con il contributo scientifico della Dott.ssa Paola Persico – Medico chirurgo specialista in Ostetricia e Ginecologia.