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… e se il compito degli spermatozoi non fosse “semplicemente” quello di trasportare il DNA paterno? È anche grazie a intuizioni e a domande come questa che, nell’ambito della ricerca clinica, si dà avvio a sperimentazioni che possono portare a scoperte straordinarie.

È il caso della Dottoressa Rossella Cannarella, MD, PhD, attualmente negli Stati Uniti presso il Glickman Urological & Kidney Institute, Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio, per dare corso al suo impegno di ricercatrice proprio nell’ambito della fertilità maschile.

Le abbiamo chiesto di parlarci di questa sua esperienza di ricerca iniziata nel 2021 quando, dal Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania, dove ha conseguito l’International PhD in Biomedicina Translazionale, si è trasferita negli Stati Uniti.

Il fattore maschile

Le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riportano che 1 coppia su 6 in età riproduttiva è affetta da infertilità in tutto il mondo (1). In circa la metà dei casi l’infertilità di coppia è attribuibile al partner maschile, responsabile da solo nel 20-30% dei casi, e in associazione alla partner femminile nel restante 20% dei casi (2). Una percentuale elevata dei casi di infertilità maschile rimane non diagnosticata anche dopo un approfondito processo diagnostico (2).

La prevalenza elevata dei casi di infertilità maschile apparentemente sine causa giustifica il ruolo rilevante che la ricerca scientifica riveste in questo ambito. Una comprensione approfondita degli aspetti biologici dello spermatozoo implicati della fisiologia della riproduzione umana, infatti, è di fondamentale importanza per chiarire le forme di infertilità apparentemente non spiegata, anche alla luce della stretta relazione esistente tra infertilità maschile/parametri spermatici anomali e malattie oncologiche, cardiovascolari, autoimmuni e altre malattie croniche (3).

Infertilità maschile: dalle cause ai trattamenti

L’urgente necessità di ricercare le cause e i trattamenti efficaci dell’infertilità maschile è ulteriormente evidenziata da un’analisi di meta-regressione che ha mostrato un calo del 51,6% nella concentrazione di spermatozoi e del 62,3% nella conta totale degli spermatozoi tra il 1973 e il 2018 (4). I cambiamenti ambientali avvenuti negli ultimi decenni sono stati chiamati in causa per spiegare questo significativo deterioramento dei parametri spermatici.

In particolare, un ruolo significativo è attribuito agli interferenti endocrini, ai metalli pesanti e alle sostanze chimiche, ma anche a stili di vita non salutari e all’aumento del peso corporeo, che possono incidere negativamente sullo sviluppo e sulla funzionalità testicolare già a partire dall’età prenatale (5-7).

L’importanza di una accurata valutazione diagnostica del partner maschile

Questi aspetti giustificano l’importanza di una accurata valutazione diagnostica del partner maschile della coppia infertile.

La diagnostica dell’infertilità maschile, infatti, può rappresentare un momento per intercettare e correggere comorbilità sottostanti, ma anche per migliorare la qualità dello spermatozoo, e quindi il tasso di successo dei cicli di procreazione medicalmente assistita (8).

Lo spermatozoo e la PMA

Sono sempre più numerose, infatti, le evidenze che attribuiscono allo spermatozoo un ruolo determinante nel promuovere un corretto sviluppo embrionale. Il grado di frammentazione del DNA paterno, che lo spermatozoo trasporta e veicola all’interno dell’oocita, è stato dimostrato influenzare il successo della tecnica, associandosi ad un elevato tasso di aborto quando elevato (9).

Recenti studi sull’animale hanno dimostrato che lo spermatozoo non veicola solo il DNA paterno all’interno dell’oocita, ma anche numerose altre molecole, che sembrano avere un ruolo determinante nella crescita e nello sviluppo dell’embrione (10,11).

Dal 2019, insieme al Prof. Aldo Calogero, Professore Ordinario dei Endocrinologia presso l’Università di Catania, coltiviamo l’idea che lo spermatozoo veicoli delle molecole non presenti nell’oocita, che possano agire come una sorta di “scintilla”, innescando, subito dopo la fertilizzazione, una serie a cascata di eventi responsabili della promozione della crescita dell’embrione.

Verso la scoperta delle cause di infertilità idiopatica

Questa ricerca ci ha portato a stringere diverse collaborazioni internazionali, quali quelle con la University of Massachussetts Medical School (Worcester, MA, USA) e con la Cleveland Clinic (Cleveland, OH, USA), esitando solo pochi giorni fa nella pubblicazione sulla rivista Molecular Human Reproduction (una delle riviste ufficiali della European Society of Human Reproduction and Embryology, ESHRE) di un articolo scientifico che dimostra la nostra ipotesi (12).

Nello specifico, i livelli della molecola “IGF2” veicolata dallo spermatozoo all’oocita durante la fecondazione sembrerebbero stimolare la crescita dell’embrione durante le primissime fasi dello sviluppo embrionale pre-impianto, migliorandone anche la qualità. In topi di laboratorio, questa stessa molecola, iniettata nei “parthenotes” (particolari embrioni privati del genoma paterno), ha indotto l’espressione di geni aventi un ruolo nella crescita embrionale, confermando i dati ottenuti nell’uomo.

Presso il Glickman Urological & Kidney Institute stiamo continuando a studiare questo aspetto con lo scopo di validare i nostri risultati su una casistica più ampia. Se questo dato dovesse confermarsi, un livello ridotto di IGF2 spermatico potrebbe spiegare molti casi di infertilità da causa apparentemente non nota.

 

Fonti:

  1. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/infertility
  2. Agarwal A, Baskaran S, Parekh N, Cho CL, Henkel R, Vij S, Arafa M, Panner Selvam MK, Shah R. Male infertility. Lancet. 2021 Jan 23;397(10271):319-333. doi: 10.1016/S0140-6736(20)32667-2. Epub 2020 Dec 10. PMID: 33308486.
  3. Choy JT, Eisenberg ML. Male infertility as a window to health. Fertil Steril. 2018 Oct;110(5):810-814. doi: 10.1016/j.fertnstert.2018.08.015. PMID: 30316415.
  4. Levine H, Jørgensen N, Martino-Andrade A, Mendiola J, Weksler-Derri D, Jolles M, Pinotti R, Swan SH. Temporal trends in sperm count: a systematic review and meta-regression analysis of samples collected globally in the 20th and 21st centuries. Hum Reprod Update. 2023 Mar 1;29(2):157-176. doi: 10.1093/humupd/dmac035. PMID: 36377604.
  5. Cannarella R, Gül M, Rambhatla A, Agarwal A. Temporal decline of sperm concentration: role of endocrine disruptors. Endocrine. 2023 Jan;79(1):1-16. doi: 10.1007/s12020-022-03136-2. Epub 2022 Oct 4. PMID: 36194343.
  6. Cannarella R, Crafa A, Curto R, Condorelli RA, La Vignera S, Calogero AE. Obesity and male fertility disorders. Mol Aspects Med. 2024 Jun;97:101273. doi: 10.1016/j.mam.2024.101273. Epub 2024 Apr 8. PMID: 38593513.
  7. Cannarella R, Curto R, Condorelli RA, Lundy SD, La Vignera S, Calogero AE. Molecular insights into Sertoli cell function: how do metabolic disorders in childhood and adolescence affect spermatogonial fate? Nat Commun. 2024 Jul 3;15(1):5582. doi: 10.1038/s41467-024-49765-1. PMID: 38961093; PMCID: PMC11222552.
  8. Cannarella R, Marino M, Condorelli RA, La Vignera S, Calogero AE. Is It Time for Andrology and Endocrinology Professionals in Assisted Reproduction Centers? World J Mens Health. 2023 Oct;41(4):796-808. doi: 10.5534/wjmh.220253. Epub 2023 Mar 27. PMID: 37118957; PMCID: PMC10523123.
  9. Kaiyal RS, Karna KK, Kuroda S, Sgayer I, Shlush E, Vij SC, Lundy SD, Cannarella R. Sperm chromatin dispersion assay reliability and assisted reproductive technology outcomes: Systematic review and meta-analysis. Andrology. 2024 Aug 12. doi: 10.1111/andr.13725. Epub ahead of print. PMID: 39132969.
  10. Santiago J, Silva JV, Howl J, Santos MAS, Fardilha M. All you need to know about sperm RNAs. Hum Reprod Update. 2021 Dec 21;28(1):67-91. doi: 10.1093/humupd/dmab034. PMID: 34624094.
  11. Cannarella R, Crafa A, Curto R, Mongioì LM, Garofalo V, Cannarella V, Condorelli RA, La Vignera S, Calogero AE. Human sperm RNA in male infertility. Nat Rev Urol. 2024 Sep 10. doi: 10.1038/s41585-024-00920-9. Epub ahead of print. PMID: 39256514.
  12. Cannarella R, Rando OJ, Condorelli RA, Chamayou S, Romano S, Guglielmino A, Yin Q, Hans TG, Mancuso F, Arato I, Bellucci C, Luca G, Lundy SD, La Vignera S, Calogero AE. Sperm-carried IGF2: Towards the discovery of a spark contributing to embryo growth and development. Mol Hum Reprod. 2024 Sep 23:gaae034. doi: 10.1093/molehr/gaae034. Epub ahead of print. PMID: 39312692.

Lo spermiogramma sembra apparentemente un esame banale, invece va fatto con molta attenzione e professionalità, da laboratori specializzati.

Ne parliamo con il Dr. Carlo Torrisi, ginecologo, responsabile clinico e Direttore Sanitario del Centro di Medicina della Riproduzione e Infertilità di Catania.

Gli spermiogrammi sono tutti uguali?

Molte volte la coppia porta degli esami di dubbia interpretazione perché vengono eseguiti in laboratori che non sono abituati a eseguire esami di questo tipo. Spesso, quindi, i valori di riferimento che sono completamente errati, ad esempio alcuni spermiogrammi indicano che la morfologia è normale quando si supera il 90%, questo deve farci escludere l’attendibilità dell’esame.

I parametri da considerare

I parametri da considerare sono essenzialmente:

  • il volume, che deve essere compreso tra 2 e 4 mm. Una riduzione del volume al di sotto di 1 mm di 1 ml in genere indica una possibile ostruzione o sub-ostruzione o assenza dei deferenti; un eccesso di volume invece può indicare un sospetto di prostatite
  • il PH, che in genere si mantiene tra 7,4 e 7,8. Una variazione dell’acidità o dell’alcalinità può indicare la presenza di un’infezione o l’assenza delle vescicole seminali
  • la viscosità che, quando è aumentata è spesso segno di anomalie prostatiche, di flogosi eccetera
  • il numero di spermatozoi, che viene considerato normale se è superiore a 20 milioni per ml. In caso contrario si parla di oligospermia quando il numero è inferiore
  • la motilità, della quale solitamente si considerano i valori alla prima e alla seconda ora. È importante anche considerare la motilità progressiva la motilità in loco che, spesso, dipendono dalle alterazioni strutturali dello spermatozoo stesso. L’astenospermia è un’anomalia della motilità degli spermatozoi
  • la morfologia, che la WHO World Health Organization definisce ottimale quando è superiore al 14%. Kruger, invece, secondo stricta criteria, indica esattamente quanti devono essere gli spermatozoi perfetti. Una morfologia Kruger del 4% ci indica già un esame che va abbastanza bene per cui possiamo considerarlo normale. La teratospermia è un’anomalia della morfologia
  • la quantità di cellule rotonde, che in genere sono oltre 2 milioni che indicano un sospetto di infezione. In questi casi si esegue una spermiocoltura

Il test di capacitazione

I parametri indicati sopra sono fondamentali, ma lo spermiogramma non è completo senza il test di capacitazione.

Questo test, che si esegue solo in laboratori specialistici, porta a una selezione degli spermatozoi migliori secondo gradienti di densità, secondo varie tecniche di selezione. Il risultato fiale indicherà gli spermatozoi mobili progressivi:

  • quando questo numero è al di sotto di 2-3 milioni l’indicazione spesso è soltanto PMA di II livello, quindi FIVET o ICSI;
  • quando il valore è compreso fra 3 e 6-7 milioni si può intervenire con una inseminazione;
  • quando il valore supera i 7-8 milioni si parla di normospermia e si può quindi indirizzare la coppia semplicemente verso dei rapporti programmati.

 

Ricerca: scoperta una nuova arma anti-sterilità? Alcuni ricercatori dell’Università della California a San Diego potrebbero aver scoperto una nuova arma anti-sterilità. E’ quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas). Utilizzando i dati relativi a più di 30 biopsie di testicoli umani, i ricercatori americani guidati da Miles Wilkinson sono riusciti a determinare le condizioni giuste per riuscire a coltivare i precursori degli spermatozoi.

Lo studio

Una tecnica sperimentale ha consentito di ottenere in provetta le cellule staminali degli spermatozoi, chiamate spermatogoni. Per riuscire a distinguere queste cellule dalle altre presenti nei testicoli, i ricercatori californiani hanno deciso di individuarle utilizzando una sorta di identikit molecolare. Ciò è possibile grazie alla tecnica che ricostruisce la sequenza della molecola di Rna di una singola cellula. Una volta isolati i precursori degli spermatozoi, i ricercatori li hanno fatti sviluppare in provetta per un periodo compreso fra due e quattro settimane, con l’aiuto di una tecnica che controlla il processo di specializzazione delle cellule e la loro sopravvivenza. I ricercatori hanno usato il fattore Akt che regola la moltiplicazione cellulare. In questo modo, sono riusciti a stimolare la coltura in provetta di questi spermatozoi immaturi, per 2-4 settimane.

La tecnica potrebbe permettere di risolvere i problemi che finora hanno reso difficile il traguardo di ottenere le cellule staminali degli spermatozoi. Si tratta di un primo risultato che potrebbe aprire la strada ad una nuova terapia contro l’infertilità maschile.

Cosa sono gli spermatogoni?

Gli spermatogoni, o cellule staminali spermatogoniche (Ssc), sono i precursori degli spermatozoi. “Sono il santo Graal della fertilità umana – ha commentato Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’Università di Pavia.

“Tutti i tentativi fatti finora hanno cercato infatti di poter disporre delle staminali spermatogoniali, scontrandosi però con un problema tecnico, e cioè come isolare queste pochissime e rare cellule (spermatogoni) che nel testicolo assicurano una continua moltiplicazione, se il soggetto è fertile”. Gli spermatagoni – continua Redi – “sono cellule rarissime, perchè quando si moltiplicano vanno a cascata, e dunque difficilissime da isolare”.

Quindi, possiamo concludere che è stata scoperta una nuova arma anti-sterilità? “Il loro lavoro e’ interessante perché usa in modo originale una tecnica molto recente, per la prima volta per coltivare gli spermatogoni – conclude Redi – La strada che dalla provetta arriva a farli differenziare in spermatozoi funzionanti alla clinica e’ pero’ ancora molto lunga. Ma, se funziona, e’ una bella apertura”.

Fonte: Agenzia ANSA

Da un nuovo studio emerge che gli ovociti scelgono gli spermatozoi da cui farsi fecondare. Questo dato potrebbe rivelarsi utile in medicina della riproduzione, per individuare le cause d’infertilità finora non spiegate in alcune coppie.

La selezione del partner è alla base del meccanismo di riproduzione degli animali. Lo scopo è assicurare alla prole il più grande vantaggio genetico possibile. Anche gli esseri umani investono tempo ed energie alla ricerca del partner con cui condividere la propria vita e avere figli. I requisiti per la scelta del compagno “giusto” possono essere molto diversi e anche il valore che attribuiamo loro.

Sembra, però, che ci sia una selezione ancora più accurata, che sfugge a ogni strategia di corteggiamento.

Lo studio

Da un nuovo studio pubblicato su “Proceedings of the Royal Society B” emerge che gli ovociti umani selezionano attentamente, mediante segnali chimici, gli spermatozoi da cui lasciarsi fecondare.

I gameti si riconoscono reciprocamente come i più idonei alla fecondazione, grazie a una sorta di attrazione chimica. Gli ovociti, quindi, attirano solamente alcuni spermatozoi e non altri, e non necessariamente quelli del proprio partner.

I ricercatori hanno analizzato il liquido follicolare che circonda gli ovociti durante la fase di maturazione. Questo liquido contiene sostanze chimiche dette chemioattrattori, che hanno la funzione di attirare gli spermatozoi presenti nelle vicinanze. L’obiettivo dello studio era capire se gli ovociti si servissero di queste sostanze per scegliere lo spermatozoo da attrarre, favorendo un determinato sperma rispetto ad altri.

I risultati

La selezione, come emerge dai dati, sembra essere molto specifica. “Il liquido follicolare di una donna era più abile nell’attrarre lo sperma di un certo uomo, mentre il liquido follicolare di un’altra donna lo sperma di un altro uomo”, ha spiegato John Fitzpatrick, professore dell’Università di Stoccolma e coautore dello studio. “Ciò dimostra che negli esseri umani le interazioni tra ovociti e spermatozoi dipendono dall’identità specifica delle donne e degli uomini coinvolti”. Inoltre, dalla sperimentazione è emerso che non sempre gli ovociti di una donna attraggono gli spermatozoi del suo partner più di quelli di altri uomini.

“L’idea che gli ovuli scelgano gli spermatozoi è davvero nuova nella scienza della fertilità umana”, ha commentato Daniel Brison, direttore scientifico del Dipartimento di medicina della riproduzione del Saint Marys’ Hospital di Manchester e autore principale dello studio. “La ricerca sul modo in cui ovuli e spermatozoi interagiscono potrà far avanzare ulteriormente i trattamenti per la fecondazione assistita e potrebbe permettere d’individuare le cause d’infertilità finora non spiegate in alcune coppie”.

Fonti:

Fitzpatrick John L. et al., 2020. Chemical signals from eggs facilitate cryptic female choice in humans, Proc. R. Soc. B., 287:202008505. Disponibile al link: https://doi.org/10.1098/rspb.2020.0805

Le Scienze

La Repubblica

Si chiama Nell2, è una proteina ed è in grado di “accendere” gli spermatozoi. Quando Nell2 li accende, avvia il processo che li fa maturare e li rende pronti a fecondare l’ovocita. Gli scienziati dell’ateneo giapponese di Osaka hanno individuato la proteina in uno studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Science. Questa scoperta può avere implicazioni importanti nello sviluppo di terapie per l’infertilità e la contraccezione maschile.

Lo studio

La proteina Nell2 viene prodotta dai testicoli per poi viaggiare attraverso il liquido seminale. Nell2 entra in azione quando gli spermatozoi raggiungono l’epididimo, un sottile condotto che congiunge il testicolo al dotto deferente. Proprio in questa zona, infatti, gli spermatozoi iniziano la fase di maturazione che li rende capaci di fecondare.

I ricercatori giapponesi. hanno dimostrato che quando la proteina Nell2 non è presente o è presente ma non attiva, l’epididimo non riesce a produrre un enzima chiave per la fertilità maschile. Di conseguenza, gli spermatozoi non sono in grado di entrare nelle tube dell’utero femminile o di fertilizzare l’ovocita.

Lo studio è stato condotto in vivo, utilizzando una tecnica innovativa di editing del genoma.   abbiamo lavorato su topi maschi privi della proteina Nell2, dimostrando che erano sterili perche’ i loro spermatozoi non si muovevano”

I risultati risultano essere molto importanti nell’ambito della medicina della riproduzione e della fertilità maschile in particolare. La ricerca scientifica dovrà fare nuovi e ulteriori approfondimenti in questa direzione, trattandosi di una materia estremamente complessa. Tuttavia, i ricercatori sono molto soddisfatti dei risultati: “Abbiamo scoperto una complicata cascata di eventi che causa l’infertilità maschile – ha commentato il Prof. Daiji Kiyozumi, coordinatore dello studio – e che può avere implicazioni importanti nello sviluppo di terapie per l’infertilità e la contraccezione maschile”.

 

 

Fonti:

ANSA

Kiyozumi D et al., NELL2-mediated lumicrine signaling through OVCH2 is required for male fertility. Science, 2020, Vol. 368, Issue 6495, pp. 1132-1135. DOI: 10.1126/science.aay5134. Disponibile al link: https://science.sciencemag.org/content/368/6495/1132.abstract

 

C’è una relazione tra Cannabis e fertilità maschile? Il consumo ricreativo di Cannabis tra i giovani uomini in età fertile è in continuo aumento. Questo dato ha indotto alcuni ricercatori americani a studiare il potenziale impatto della Cannabis sulla fertilità maschile. Dopo un’analisi retrospettiva della letteratura scientifica disponibile su PubMed®/MEDLINE®, hanno selezionato 48 studi e comparato alcuni parametri: livello di ormoni, parametri seminali, dimensione delle gonadi e funzione sessuale tra consumatori di Cannabis e non consumatori.
I ricercatori hanno pubblicato una review su The Journal of Urology.

Marijuana e Cannabis

La Marijuana è una droga derivata dalla Cannabis sativaCannabis indica. Il componente psicoattivo principale, il THC (tetraidrocannabinolo), porta ad alterazione dei sensi, dell’umore e della capacità di movimento. Alcuni studi hanno mostrato la presenza di recettori dei cannabinoidi nello sperma. Ciò indica che la Cannabis potenzialmente può interferire con la funzione spermatica.

L’uso della Cannabis è consentito in molti Paesi del mondo per uso terapeutico. Viene utilizzata in molte patologie, ad esempio la demenza, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, la depressione, il tabagismo e il dolore neuropatico. Nonostante ciò, la ricerca scientifica sta ancora studiando i potenziali effetti negativi della marijuana sull’organismo.

Cannabis e fertilità maschile: cosa emerge dalla review

L’uso di cannabis risulta associato a cambiamenti negli ormoni riproduttivi, ad alterazioni dei parametri seminali e a una diminuzione della libido e delle performance sessuali. Le alterazioni maggiori si hanno sulla motilità, sulla sopravvivenza e sulla capacità di fecondare. Non emergono effetti, invece, sui livelli di testosterone e sui livelli degli ormoni follicolo-stimolanti.

La letteratura disponibile, dunque, mostra che la cannabis può avere un impatto negativo sulla fertilità maschile. I ricercatori suggeriscono ai medici di tenere in considerazione questi dati quando la prescrivono per uso terapeutico a uomini in età fertile e in ogni caso in cui si trovano a valutare un caso di infertilità maschile.

Fonte:

Payne KS, Mazur DJ, Hotaling JM, Pastuszak AW. Cannabis and Male Fertility: A Systematic Review. J Urol. 2019;202(4):674‐681. doi:10.1097/JU.0000000000000248.

Renzo Poli

Responsabile centro PMA III° livello “Diagnostica Pavanello”, Padova

 

Lo spermiogramma è l’esame fondamentale per lo studio del partner maschile nell’iter diagnostico della coppia infertile ma è caratterizzato da scarsa riproducibilità. Di conseguenza, spesso, presenta incerta attendibilità, anche perché molte delle caratteristiche funzionali che contribuiscono a definire la fertilità non sono ancora oggi ben conosciute.

Per ridurre questo gap e rendere lo spermiogramma maggiormente attendibile il laboratorio di andrologia può avvalersi dell’ausilio dello SCA, un software per l’analisi computerizzata del seme che che rientra nei metodi di indagine validati dall’Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization, WHO). Questo software permette di introdurre nell’analisi del seme altri parametri non diversamente valutabili con oggettività.

L’esame seminale così eseguito diventa strumento efficace di valutazione del trattamento terapeutico

 

L’infertilità, un problema comune e complesso

Alcuni numeri: si calcola che ogni anno 60.000-80.000 nuove coppie si trovino a dover affrontare problematiche di infertilità, le cui cause sono da ricondurre per un buon 40% a un deficit della componente maschile, mentre per un altro 20% circa alla sovrapposizione di fattori maschili e femminili.

L’esame del liquido seminale, o spermiogramma, è il caposaldo dell’attività del laboratorio di andrologia, dal momento che rappresenta il punto di partenza dello studio della capacità fecondante di un uomo. Da una sua corretta esecuzione si possono avere indicazioni per indagini più approfondite e specifiche e, addirittura, per interventi terapeutici.

Lo spermiogramma, tra gli esami di laboratorio, si distingue per il significato particolare che si associa ai “valori normali” dei vari parametri che misurano la qualità dello sperma. Infatti, “normalità” non implica necessariamente “fertilità”, dal momento che molte delle caratteristiche funzionali che contribuiscono a definire la fertilità non sono ancora oggi ben conosciute. Ecco perché si possono avere gravidanze con liquidi seminali definiti patologici, e non averne con eiaculati definiti normali.

A questo, poi, si deve aggiungere il contributo della componente femminile alla fertilità di coppia: una partner con un elevato potenziale di fertilità, infatti, può compensare deficit seminali considerevoli.

La complessità dello spermiogramma è cresciuta a tal punto da indurre l’Organizzazione mondiale della salute (World Health Organization) a promuovere alcune linee guida per la standardizzazione delle indagini per lo studio di base del liquido seminale e per la descrizione e interpretazione dei risultati ottenuti. Tali linee guida periodicamente vengono tenute al passo dei progressi nel settore, attraverso aggiornamenti successivi (1987, 1992, 2010).

 

L’esecuzione dello spermiogramma: le informazioni per il paziente

I parametri di standardizzazione:

  • il campione di liquido seminale deve essere raccolto dopo un’astinenza da eiaculazione compresa tra 2 e 5 giorni
  • Lavare bene le mani e i genitali prima di effettuare la raccolta nel contenitore sterile per le urine
  • Il campione viene raccolto in una stanza dedicata, vicino al laboratorio di andrologia, per limitare l’esposizione del liquido seminale agli insulti ambientali e rendere tempestiva l’analisi
  • Il campione va raccolto in maniera completa, facendo attenzione anche alla prima parte che è ricca di spermatozoi. Se il campione non è raccolto completamente andrà annotato nell’apposita scheda di autocertificazione.

 

L’analisi del campione
Esame macroscopico – aspetti chimico/fisici del liquido seminale
  • Liquefazione
  • Aspetto
  • Volume
  • Viscosità (o consistenza)
  • Ph

 

Esame microscopico – quantità e qualità degli spermatozoi
  • Concentrazione
  • Motilità
  • Morfologia

 

Elementi cellulari diversi dagli spermatozoi – quantità e qualità delle altre cellule del liquido seminale
  • Leucociti
  • Emazie
  • Cellule epiteliali
  • Cellule della spermatogenesi

 

Sistema SCA – Sperm Class Analyzer

Il Laboratorio andrologico del Centro di PMA può dunque avvalersi del sistema SCA (Sperm Class Analyzer), un software per l’analisi computerizzata degli spermatozoi che rientra nell’ambito tecnologico dei sistemi CASA (Computer Aided Sperm Analysis) associato a un sistema di rilevazione microscopica di ultima generazione. Questa combinazione agevola così la standardizzazione di un esame il cui esito è notoriamente operatore-dipendente.

 

Studio del movimento degli spermatozoi

Il sistema SCA effettua un rilevamento elettronico sequenziale di immagini digitalizzate attraverso il quale vengono calcolate la concentrazione nemaspermica e le percentuali di mobilità facendo particolare attenzione ai parametri cinetici di ogni singolo spermatozoo. Infatti vengono rilevate con la massima precisione (vedi immagini sotto riportate):

  • la velocità curvilinea (VCL)
  • la velocità media della traiettoria (VAP)
  • l’ampiezza dello spostamento laterale della testa (ALH)
  • la velocità lineare (VSL)
  • la frequenza dei battiti della coda (BCF).

 

Successivamente, dalle tre misure di velocità (VCL, VAP e VSL) vengono calcolati i rapporti di progressione della cellula, ovvero la linearità (LIN), rettilinearità (STR) e l’oscillazione (WOB).

Lo studio accurato di questi parametri cinetici permette l’individuazione di una sottopopolazione di spermatozoi adatti, in modo ideale, a penetrare il muco cervicale.

 

Studio della forma degli spermatozoi

Lo studio morfologico degli spermatozoi permette di calcolare la percentuale di forme tipiche e atipiche, nonché i dettagli delle alterazioni presenti. È opinione comune che la valutazione della morfologia spermatica sia vincolata all’interpretazione soggettiva dell’operatore, ed è ancora difficile ottenere un accordo generalizzato sul ruolo predittivo dei risultati ottenuti con uno spermiocitogramma standard.

Lo studio computerizzato aiuta a ottenere un risultato estremamente preciso, oggettivo, riproducibile e difficilmente influenzato dall’operatore.

 

L’analisi si basa sulla misurazione microscopica delle componenti fondamentali dello spermatozoo:

  • la testa (area, perimetro, lunghezza, larghezza, acrosoma, ellitticità, rotondità, elongazione, regolarità)
  • il collo o segmento intermedio (area, distanza, angolo, larghezza)
  • la coda (lunghezza, presenza di angolazioni e avvolgimenti)
  • la presenza del residuo citoplasmatico

 

Gli indici morfologici

La determinazione qualitativa e quantitativa delle alterazioni rilevate a questi livelli permette di calcolare accuratamente i cosiddetti indici morfologici, e in particolare:

  • Indice di teratozoospermia (TZI), che rappresenta il rapporto tra il totale delle anomalie rilevate e il numero di spermatozoi atipici.
  • Indice di deformità (SDI), che rappresenta il rapporto delle anomalie sul totale di spermatozoi analizzati.

Il valore dell’indice di teratozoospermia deve variare tra 1,00 (ogni spermatozoo atipico ha una sola anomalia) e 3,00 (ogni spermatozoo atipico ha anomalie della testa, del tratto intermedio e della coda). L’importanza diagnostica e prognostica di questo esame è dettata dall’evidenza che le alterazioni morfologiche degli spermatozoi sono direttamente connesse a condizioni patologiche sottostanti che possono interessare le vie seminali e la maturazione stessa degli spermatozoi. Inoltre, così come riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, un elevato TZI è associato a un basso tasso di fecondazione in coppie infertili non trattate, così come un SDI aumentato è considerato incompatibile con la fecondazione in vitro. Al termine dell’esame del liquido seminale, si può parlare di:

  • Oligozoospermia se il numero di spermatozoi è inferiore a 15 milioni/ml
  • Astenozoospermia se la motilità progressiva è inferiore al 32%
  • Teratozoospermia quando la percentuale di spermatozoi con morfologia tipica è inferiore al 4%
  • azoospermia quando non sono presenti spermatozoi nell’eiaculato e nel centrifugato

 

Test di capacitazione

La definizione più precisa di questa indagine è il “test di preparazione in vitro del liquido seminale”. Si tratta di un esame che riproduce in vitro le modificazioni (capacitazione) a cui va incontro lo spermatozoo mentre attraversa le vie genitali femminili che gli donano una particolare motilità e lo rendono idoneo a fecondare l’ovocita. Perciò tale test consente di selezionare tra tutta la popolazione di spermatozoi quelli con la motilità e morfologia migliori e di attivarne la capacitazione.

Esistono diverse procedure per ottenere tale selezione e in particolare:

  • Swim-up (migrazione ascendente)
  • Separazione su gradiente di densità

Il risultato del test di capacitazione è fondamentale per verificare direttamente quale sia la reale frazione di spermatozoi di un campione in grado di attivarsi e di partecipare al processo della fertilizzazione vero e proprio, in vivo e in vitro. Si tratta di un indicatore fondamentale del potenziale fertilizzante maschile ed è adiuvante nella scelta del tipo di tecnica di inseminazione da utilizzare in un ciclo PMA (Fivet convenzionale o ICSI).

Maurizio Bini
SSD Diagnosi e Terapia della sterilità e Crioconservazione
ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Cà Granda, Milano

 

La fertilità maschile pare proporzionata al coinvolgimento emotivo. La qualità seminale dipende infatti dall’intensità orgasmica che a sua volta è collegata al livello di eccitazione e alle modalità di preparazione del campione. Molte strutture si stanno attrezzando per garantire una miglior qualità dei gameti maschili.

Nel sesso maschile l’intensità orgasmica determina la qualità del materiale seminale prodotto. La sessualità programmata non in funzione dei desideri personali ma in relazione alle necessità riproduttive e soprattutto la produzione in ambienti e in condizioni non ottimali a favorire l’eccitazione compromettono spesso la disponibilità di spermatozoi sia in senso qualitativo che in senso quantitativo.

 

La parola alla ricerca

Vi sono studi che hanno valutato la qualità seminale in funzione del tempo di permanenza del soggetto nella stanza di prelievo: il tempo prolungato, probabilmente associato alla difficoltà di attivazione dell’apparato genitale, si associa a materiale di peggior qualità. Anche i miglioramenti evidenziati in controlli successivi sono stati associati, oltre che alle eventuali terapie prescritte anche all’abitudine progressiva del soggetto alle inusuali condizioni di prelievo.

 

Le conseguenze sulla donazione

Il problema del rapporto tra fertilità maschile e l’intensità dell’eccitazione si acuisce in caso di donazione gametica per la preziosità del materiale biologico e per la scarsità dei soggetti donatori nei paesi che non prevedono la remunerazione. Nei paesi che prevedono un rimborso anche gli interessi economici premono per la risoluzione di questa criticità.

 

Nuovi ausili per facilitare la fertilità maschile nella donazione di gameti maschili

Numerosi centri di riproduzione, soprattutto oltreoceano ma anche in Spagna, si stanno attrezzando per migliorare le condizioni della donazione in modo da migliorare la fertilità maschile.

Non si tratta solo di sostituire il classico materiale eccitatorio cartaceo con video, ma anche di consentire, nell’anonimato della scelta, una vasta gamma di possibilità visive e di attrezzare gli spazi in modo confortevole (colori scuri, luci soffuse e una sensazione di igiene assoluta), e i nuovi ausili tecnici fanno la loro parte.

L’utilizzo di vagine artificiali monouso è ormai routine in alcuni centri; in altri si utilizzano sofisticati strumenti da masturbazione maschile (è disponibile una gamma quasi infinita di possibilità dimensionali, sensitive e tecniche utili a replicare qualsiasi preferenza personale). La ditta garantisce anche, nella più assoluta privacy lo smaltimento gratuito del materiale monouso utilizzato dopo il recupero del materiale biologico richiesto.

Alche i visori 3D o per la realtà virtuale sono stati testati per valorizzare gli aspetti eccitatori prima della donazione.

L’ultima frontiera é costituita dalla teledildonica cioè della possibilità di mimare una attività sessuale diadica (cioè tra due persone) utilizzando le nuove tecnologie. In commercio sono disponibili infatti attrezzature che mimano, nel contenitore di prelievo, i movimenti effettuati da un altro soggetto anche a migliaia chilometri di distanza. Si sta testando una tuta che consenta una trasmissione a distanza non solo del movimento ma anche delle sensazioni di calore, odore e tatto di una persona non realmente presente; in questo caso il prelievo del materiale seminale può avvenire in simulazione quasi perfetta di una attività sessuale standard.

Nei paesi dove non è prevista una remunerazione per il donatore questa forma di gratificazione indiretta potrebbe essere interpretata come una forma criptica di pagamento e le resistenze all’applicazione delle nuove tecnologie è più accentuata. I paesi nei quali la commercializzazione e gli aspetti economici sono preponderanti (Stati Uniti in testa) questa nuova via sembra ormai imboccata.

 

Bibliografia
  1. Bossema ER, Janssens PM, Treucker RG et al. An inventory of reasons for sperm donation in formal versus informal settings. Human Fertility 2014;17(1):21-27
  2. Whyte S. Clinical vs. exclusively online sperm donors: what’s the difference? J Reprod and infant Psycol 2019;37(1):3-12

La composizione di grassi dello sperma è un fattore chiave per selezionare gli spermatozoi ottimali da utilizzare nelle tecniche di fecondazione assistita. La qualità dello sperma continua a confermarsi come elemento chiave per un buon esito procreativo delle tecniche di fecondazione assistita. Oltre all’importanza di una normale quantità, funzionalità e struttura degli spermatozoi contenuti nel liquido seminale, ora uno studio indica che anche la composizione in grassi – chimicamente chiamati “lipidi” – è un fattore che condiziona la “capacità fecondativa” dello sperma.

Come noto, le tecniche di fecondazione assistita si basano anche sull’utilizzo di campioni di sperma, ma vi è carenza di metodologie scientifiche da applicare per selezionare gli spermi con caratteristiche più ottimali.

L’opportunità di potere selezionare gli spermatozoi più appropriati per un impiego nelle tecniche di fecondazione assistita è legata in primis alla possibilità di riuscire a definire le caratteristiche molecolari degli spermatozoi che possano essere utilizzate come marcatori di riconoscimento di qualità ottimale di uno sperma.

In tal senso i lipidi possono essere buoni marcatori molecolari del potenziale di fecondità dello sperma, dal momento che queste sostanze contribuiscono alla struttura e alla funzionalità degli spermatozoi stessi. La validità di questa ipotesi è stata oggetto d’indagine di uno studio che ha confrontato i profili lipidici di 22 campioni di sperma che sono stati usati in tecniche di fecondazione assistita (microiniezione di spermatozoi all’interno degli ovociti) e che hanno dato origine ad una gravidanza di successo con 16 campioni di sperma che con la tecnica non avevano invece portato a nessun concepimento.

Utilizzando una sofisticata tecnica analitica (la cromatografia liquida abbinata alla spettrometria di massa) i ricercatori dello studio sono riusciti ad identificare nei campioni spermatici 151 tipi differenti di lipidi; 10 di questi lipidi erano presenti in quantità significativamente superiore (da 1,1 a 1,3 volte) nei campioni di sperma che non avevano dato origine ad una gravidanza e consistevano principalmente in ceramidi, sfingomieline e 3 glicerofosfolipidi (una lisofosfatidilcolina e 2 specie di plasmalogeni); in questo tipo di campioni risultava presente in elevate quantità anche il lipide 2-monoacilglicerofosfocolina.

I risultati di questa ricerca sono molto importanti. Avendo dimostrato che la composizione in grassi dello sperma condiziona la funzionalità degli spermatozoi, questo studio apre le porte a nuove possibilità di mettere a punto sia strumenti diagnostici per valutare la fertilità maschile sia formulazioni ad hoc da aggiungere in laboratorio agli spermi per migliorarne la qualità. Ma soprattutto si aprono interessanti prospettive per sviluppare nuovi metodi di valutazione dello sperma per selezionare gli spermatozoi migliori da utilizzare con successo nelle tecniche di fecondazione assistita.

 

Fonte

Rivera-Egea R et al. Sperm lipidic profiles differ significantly between ejaculets resulting in pregnancy or not following intracytoplasmic sperm injection. J Assist Reprod Genet 2018. doi: 10.1007/s10815-018-1284-4