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Durante la stimolazione ovarica per tecniche di PMA di I e II livello è ormai raro che si verifichi una situazione di iperstimolazione. Quali sono le nuove strategie per le pazienti poor responder?

Ne parliamo con il Dr. Carlo Torrisi, ginecologo, responsabile clinico e Direttore Sanitario del Centro di Medicina della Riproduzione e Infertilità di Catania.

Raramente le pazienti che si rivolgono ai centri di PMA sono giovani e solo occasionalmente c’è rischio di iperstimolazione nelle pazienti in cui c’è una tendenza a un’inversione delle FSH-LH.

Purtroppo, il fatto che spesso le donne si presentano in età avanzata, dopo i 37 anni, comporta di dover gestire situazioni con AMH basso, bassa conta dei follicoli antrali, ripetuti fallimenti. Sempre di più si sta cercando di trovare dei protocolli alternativi per poter ovviare a queste scarse risposte.

Doppia stimolazione in due cicli successivi

Anche per mia esperienza clinica una doppia stimolazione in due cicli successivi può portare a un aumento ovocitario soprattutto nel secondo ciclo. Sappiamo che agli ovociti servono 2 – 3 mesi per essere sensibili all’azione dell’FSH nel ciclo successivo e possono avere più chance di arrivare a maturazione. Infatti, quando nel primo ciclo e stimolazione recuperiamo solo 1 – 2 ovociti, nel ciclo successivo abbiamo dei recuperi sicuramente più importanti.

Doppia stimolazione e congelamento

Una seconda alternativa è la doppia stimolazione, per cui le pazienti vengono stimolate con alte dosi di gonadotropine. Dopo aver indotto l’ovulazione con l’analogo del GNRH sfruttando l’effetto flare-up, 2-3 giorni dopo viene iniziata la stimolazione. Seguono due pickup ovocitari nell’arco di uno stesso ciclo: l’obiettivo è di congelare tutto, perché il l’endometrio non è più sincronizzato.

FSH sincronizzato

Può essere utile anche l’utilizzo di clomifene associato alle gonadotropine. È un protocollo che utilizzo molto spesso che ho denominato FSH sincronizzato, perché ha l’obiettivo di sincronizzare la crescita follicolare. Spesso, infatti, le pazienti poor responder in cui viene iniziata la stimolazione dal 2° – 3° giorno del ciclo hanno un’ovulazione prematura in 7° – 8° giornata e un’ecografia in 2° giornata mostrerà almeno un follicolo a 10-11 mm. Quindi, nel momento in cui si inizia la stimolazione ovarica ci sarà un follicolo pronto già dopo 3 – 4 giorni e gli altri che arrancheranno. Quindi si utilizza o una pillola anticoncezionale nel ciclo precedente o dell’estradiolo valerato a partire dal giorno 2 – 3 fino al primo giorno del ciclo successivo, con l’obiettivo di limitare e abbassare i livelli di FSH nella fase premestruale cercando di sincronizzare il più possibile la crescita follicolare. Questo ci porta a un’armonizzazione della crescita follicolare e a una risposta più adeguata.

I protocolli sperimentali

Vi sono anche protocolli sperimentali che non hanno percentuali di successo dimostrabili. Ad esempio, l’utilizzo del DEA, il deidroepiandrosterone solfato che, essendo un androgeno, pare riattivi una percentuale di ovociti nascosti. Oppure, può essere utile utilizzare del testosterone in gel 5 microgrammi per due mesi prima dell’inizio della stimolazione. Si mira ad aumentare gli androgeni che poi possono essere convertiti in estrogeni per aumentare la sensibilità dei follicoli antrali alle molecole di FSH.

Infine, l’utilizzo di una stimolazione che possa partire con l’utilizzo di LH nella prima settimana di stimolazione e poi il passaggio all’aggiunta di FSH ricombinante o menotropina nella seconda fase, anche l’utilizzo di interleuchine e possono per durante la stimolazione pare possano avere un’azione favorevole.

Si tratta di protocolli non ancora consolidati perciò non danno alcuna certezza. In ogni caso, la presenza di così tante variabili difficilmente ci fa dire qual è la strada giusta per ottimizzare una stimolazione.

 

Sono stati sviluppati diversi protocolli di stimolazione ovarica. I principali sono i seguenti:

  • protocollo lungo con GnRH agonisti ( long protocol )
  • protocollo corto con GnRH agonisti ( flare up protocol)
  • protocollo con GnRH antagonisti.

Nei protocolli di stimolazione ovarica lunghi la somministrazione di GnRH inizia nella fase medio-luteale del ciclo precedente; si ottiene la desensibilizzazione ipofisaria dopo circa 14 gg dopo di che si inizia la stimolazione con gonadotropine.

Nei protocolli di stimolazione ovarica corti la somministrazione di GnRH inizia il primo giorno del ciclo per sfruttare l’effetto flare up cioè la liberazione massiva di gonadotropine endogene prima che si instauri il blocco ipofisario.

Negli ultimi anni è diventato sempre più diffuso il protocollo che sfrutta l’effetto degli antagonisti del GnRH. Gli antagonisti inducono una rapida riduzione dei livelli di LH e FSH e bloccano completamente l’ipofisi in poche ore. Sono quindi in grado di prevenire e di interrompere il picco dell’LH senza richiedere un intervallo di desensibilizzazione per cui è possibile adoperarli in fase follicolare.

L’introduzione nei protocolli di PMA del GnRH antagonista ha portato ad una riduzione del periodi di trattamento e del numero di fiale di gonadotropine usate. Fatto importante, emerge in letteratura una ridotta incidenza di Sindrome da Iperstimolazione Ovarica ( OHSS ) nel gruppo con il GnRH antagonista, cosa che rende questi protocolli di stimolazione ovarica da prediligere in pazienti a rischio di eccessiva risposta ovarica precedentemente identificata secondo la valutazione dei markers ovarici. Gli antagonisti del GnRH presentano anche l’ulteriore vantaggio di sfruttare l’iniziale produzione di FSH endogeno con un minore utilizzo di gonadotropine esogene.

Questo meccanismo, insieme alla mancanza dell’effetto prolungato inibitorio sull’ipofisi, rendono il GnRH antagonista utile anche nel trattamento della pazienti poor responders. In queste pazienti viene anche usato il protocollo corto che sfrutta l’effetto flare up con rilascio di gonadotropine endogene. Si è visto poi che alcune pazienti POR, visto che anche con gonadotropine ad alte dosi ottengono massimo uno due follicoli, possono essere candidate a sottoporsi ad un trattamento secondo il loro ciclo naturale. Si parla di ciclo spontaneo “modificato” se si associa l’utilizzo di 75 U di gonadotropina con il GnRH antagonista dal giorno della selezione del follicolo dominante per evitare il fenomeno della luteinizzazione precoce.

Dott. Maurizio Cignitti