Da qualche anno, ormai, nel nostro Paese si sta verificando un fenomeno che fa riflettere: il calo delle nascite. Non è una novità, ma gli ultimi dati Istat [1] sono preoccupanti, se pensiamo che nel 2023 il numero medio di figli per donna è sceso a 1,18, segnando il minimo storico. È un dato che va oltre la semplice statistica e ci invita a guardare più a fondo le dinamiche sociali che stiamo vivendo.
Al centro di questa “rivoluzione demografica” ci sono spesso loro: i Millennials. Quelli nati tra l’inizio degli anni ’80 e la metà dei ’90, che oggi si trovano nel pieno dell’età in cui le generazioni precedenti avviavano una famiglia. Eppure, per molti di loro, l’idea di avere figli sembra essere messa in pausa, se non accantonata del tutto. Ma perché? È una scelta consapevole, frutto di nuove priorità, o piuttosto una conseguenza delle sfide che la nostra società presenta?
Ne abbiamo parlato con chi, per professione, è a stretto contatto con le donne di questa generazione. Abbiamo incontrato la Dottoressa Giuseppina Parise, ginecologa, esperta di procreazione medicalmente assistita, che nel suo studio osserva ogni giorno le loro vite, i loro dubbi e le loro aspirazioni. La Dottoressa Parise ha condotto una breve indagine informale proprio tra alcuni giovani Millennial, ponendo domande dirette sulle motivazioni che le portano a rimandare o meno il progetto di genitorialità.
Quello che emerge da queste conversazioni è uno spaccato prezioso, che va oltre i numeri e ci offre una prospettiva più intima sulle ragioni di un fenomeno che sta ridisegnando il futuro del nostro Paese. Le voci di queste giovani donne ci aiuteranno a comprendere meglio le incertezze, ma anche le speranze, di una generazione di fronte a una delle scelte più importanti della vita.
Coorti generazionali e mutamento dei bisogni
Ogni generazione si definisce anche attraverso ciò che vive nel suo tempo. I Millennials si sono affacciati al mondo adulto in un momento di grande incertezza economica e sociale. La recessione globale del 2008 ha segnato profondamente il loro ingresso nel mondo del lavoro: molti hanno sperimentato disoccupazione, contratti precari e difficoltà economiche familiari.
Questo quadro ha generato una forte ansia rispetto alla stabilità futura, con un impatto diretto sulle scelte di vita, compresa la decisione di diventare genitori. Crescendo, questi bisogni si sono trasformati: si è fatto spazio il desiderio di vivere pienamente la propria vita personale e professionale, senza dover scegliere tra sé stessi e la famiglia.
La crisi della natalità e il peso dei costi sociali
Oltre all’incertezza economica, i Millennials devono confrontarsi con la realtà di un sistema che non li sostiene adeguatamente nelle esigenze familiari quotidiane. Gli asili costano, le babysitter ancora di più, e l’organizzazione familiare pesa sulle spalle di chi non può contare neppure sui nonni, spesso ancora attivi nel mondo del lavoro. A questo si aggiunge la difficoltà a conciliare lavoro e famiglia, soprattutto in assenza di politiche di welfare adeguate, che rende problematico il mantenimento di un equilibrio tra vita privata e professionale.
Inoltre, la “privatizzazione” di servizi fondamentali come la sanità e l’istruzione viene percepita come un peso che rende difficile garantire ai propri figli un futuro sereno e opportunità adeguate senza investimenti economici ingenti, un’ulteriore minaccia alla possibilità di “fare bene il genitore”.
I nuovi valori: individualità, realizzazione personale e sensibilità ambientale
I giovani oggi desiderano vivere una vita piena e autentica, valorizzando il raggiungimento dei propri obiettivi personali, accademici e professionali, senza rinunciare a esperienze che considerano fondamentali — come viaggi, formazione all’estero, momenti di socialità — per assumersi l’impegno genitoriale.
Tali desideri sono anche accompagnati da una forte sensibilità verso temi globali come l’ambiente e la pace. Molti si interrogano anche sul senso di generare un figlio in un mondo in cui il futuro è percepito come incerto e fragile, segnato da guerre, crisi climatiche e disuguaglianze crescenti.
Questo senso di responsabilità verso il pianeta e verso le future generazioni spinge talvolta a valutare delle alternative, come l’adozione o il supporto a bambini già venuti al mondo, sottolineando una nuova forma di impegno sociale e affettivo. La maternità acquisisce così anche una valenza etica e politica.
La maternità oggi: consapevolezza e nuove sfide
I Millennials sono cresciuti con l’idea che la stabilità sia una conquista quasi impossibile. Senza casa, senza certezze economiche, come si può progettare una famiglia? Chi lavora con contratti a scadenza difficilmente può costruire un futuro — e questo genera frustrazione, ansia, senso di inadeguatezza. Infatti, se in passato la maternità era quasi un destino obbligato per le donne, oggi rappresenta una scelta più consapevole e meditata.
Le Millennials sono spesso divise tra chi sceglie di congelare gli ovociti come strategia per preservare la fertilità per un momento in cui diventare madre in futuro e chi, invece, decide di non avere figli. Questo tema è complesso: è davvero una scelta libera? Il congelamento degli ovociti, proposto anche come “benefit” da molte aziende estere, sembra a volte riflettere le pressioni di un sistema che spinge a rimandare la maternità, creando nuove forme di stress e incertezze emotive. Alcune donne raccontano di sentirsi divise tra il desiderio naturale di diventare madri e le condizioni sociali che rendono questa scelta difficile o poco sicura.
Un patrimonio culturale in evoluzione
Le differenze tra generazioni sono evidenti anche nel modo in cui si concepisce la famiglia. Le generazioni passate vivevano la genitorialità come un passaggio naturale e quasi obbligato, mentre oggi è un progetto personale che richiede equilibrio tra bisogni individuali e condizioni socioeconomiche. Inoltre, spesso il supporto familiare è meno presente: i genitori-nonni lavorano più a lungo e non sono disponibili come aiuto quotidiano, rendendo più difficile per i giovani bilanciare lavoro e cura dei figli.
Questa trasformazione ha portato a una ridefinizione dei ruoli e delle aspettative, anche sul piano maschile, con un coinvolgimento crescente dei padri nelle responsabilità familiari, sebbene spesso non sostenuto da politiche adeguate.
La genitorialità come scelta, non come destino
Oggi più che mai, la genitorialità è una scelta ponderata, che viene soppesata tra mille dubbi, paure e condizioni. Non è disamore verso i figli, ma lucida consapevolezza della realtà. Forse, questa stessa consapevolezza è anche una forma di amore per sé stessi e per i futuri figli, che si desiderano solo se li si può crescere con dignità.
Il calo demografico non è solo una questione di scelte individuali, ma il risultato di un insieme complesso di fattori storici, sociali, economici e culturali. La generazione dei Millennials vive una realtà in cui la genitorialità viene spesso rimandata o evitata non per mancanza di desiderio, ma per difficoltà concrete e un senso di responsabilità verso il futuro. Comprendere e affrontare queste sfide richiede un impegno collettivo — dalle istituzioni alla società — per costruire un contesto più favorevole che permetta ai giovani di conciliare aspirazioni personali e progetti di famiglia con serenità e consapevolezza. Politiche di welfare innovative, investimenti nei servizi alla famiglia, una maggiore attenzione alla conciliazione vita-lavoro e campagne di sensibilizzazione possono contribuire a invertire questo trend e a valorizzare il desiderio di genitorialità come un diritto e una scelta libera e sostenibile.
Fonti:
- ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica. Indicatori demografici – anno 2024. Ultimo accesso: giugno 2025.