Il problema dell’infertilità maschile e poi del ricorso alla PMA è spesso causato
dai mancati controlli medici dell’uomo
L’infertilità maschile, e dunque il mancato concepimento, è ancora per molti uomini una questione che riguarda solo la donna. Pare che, dati alla mano, il retaggio culturale sia duro a morire.
la Società Italiana di Andrologia (SIA)(www.andrologiaitaliana.it) nell’ultimo congresso ha riferito che tra le coppie che ricorrono alla fecondazione assistita almeno una su 4 salta le visite dall’andrologo.
Infertilità maschile raddoppiata perché l’uomo non si preoccupa del problema
Se i programmi di prevenzione per la donna si moltiplicano, l’uomo si potrebbe definire il “grande assente”. Il parere degli andrologi è che se invece gli uomini iniziassero a fare, come le donne, una buona prevenzione e diagnosi, l’infertilità si potrebbe intercettare con ben dieci anni di anticipo rispetto a oggi. Gli esperti sottolineano, inoltre, che in una coppia infertile nella metà dei casi è l’uomo il responsabile del mancato concepimento.
E, se non bastasse a far capire l’urgenza dei controlli andrologici, un altro dato rilevante è che, in questi ultimi trent’anni, l’infertilità maschile è raddoppiata. Si stimano, in pratica, 2 milioni di italiani con una capacità riproduttiva inferiore al normale, ovvero con una riduzione degli spermatozooi al di sotto dei 15 milioni e della motilità inferiore al 40%. Colpa degli stili di vita sbagliati.
Per prima cosa occorre fare lo spermiogramma per aumentare del 50% successo PMA
È di fondamentale importanza, quindi, richiedere un consulto andrologico e, come prima cosa, sottoporsi allo spermiogramma (analisi del liquido seminale). In questo modo già il 50% delle coppie può essere indirizzato a svolgere indagini successive, evitando, magari, inutili trattamenti di procreazione medicalmente assistita o, al contrario, ricorrendo a quelli ottimali e più specifici migliorando del 50% le probabilità di esito positivo.